sabato 2 novembre 2013
I verbali di Schiavone Da ieri tolto il segreto dagli atti dell’audizione del ‘97. I riscontri
Il pentito: abbiamo cominciato a interrare prima nell’agro pontino e poi giù
Latina Oggi 1 novembre 2013
DI GRAZIELLA DI MAMBRO
«Inutile», «Interessato
», «Opportunista»,
«Comandante di
m...», così era stato liquidato
il pentito Carmine Schiavone
dopo che ad agosto scorso ha
ribadito alla televisione ciò
che aveva già detto tante volte,
ossia che il clan dei casalesi
poteva interrare rifiuti
tossici ovunque compresa la
provincia di Latina e infatti è
ciò che ha fatto. Anzi l’attivi -
tà criminale tesa a nascondere
fusti tossici provenienti da industrie
del nord e non solo è
cominciata prima a Latina e
poi si è «spostata» nel casertano.
Queste affermazioni sono
dell’ormai lontano 1997,
rese da Schiavone quando era
già pentito alla Commissione
presieduta da Scalia. Da ieri
sono disponibili sul sito della
Camera. Ed ecco alcuni passaggi
dell’audizione: «... per
quanto riguarda i rifiuti noi
avevamo fino alla zona di
Latina, Borgo San Michele e
le zone vicine erano già di
influenza bardelliniana, perché
avevano società che vendevano
nella zona di Latina
insieme a Diana. Dopo la
guerra del 1988 contro i Bardellino,
arrivammo noi. Io e
mio cugino avevamo comprato
un’azienda che mi sono
fatto sequestrare perché era
‘sporca’, proprio nella zona
di Latina...». A domanda del
presidente della Commissione,
Carmine Schiavone risponde
che loro, i casalesi,
sono arrivati qui nel 1988 e
che prima c’era già Bardellino
e i suoi ma non solo nel
nord pontino, «anche a scendere
giù.. Gaeta, Scauri».
Nelle dichiarazioni viene ribadito
che i rifiuti «arrivavano
dal nord» e che il controllo
di questo specifico traffico di
rifiuti da interrare si estendeva
dall’agro aversano fino a
Latina. Schiavone spiega anche
come fu possibile che i
casalesi sbarcassero a Latina
solo nel 1992. Perché prima
la stessa zona era «occupata»
dai rivali. Un paragrafo notevole,
come si può immaginare,
è riservato all’av vo c a t o
Cipriano Chianese, il «coordinatore
» di tutte le attività
dei casalesi riferibili al traffico
illecito dei rifiuti, colui che
trattava con le aziende e smistava
i carichi, il colletto bianco
più importante di tutti e di
sempre. Lo stesso che ha riciclato
il denaro dei rifiuti tossici
in investimenti immobiliari
a Sperlonga e Formia,
dove, appunto, si trovano l’al -
bergo e la villa attualmente
confiscati e passati ai due
Comuni. Chi era Chianese
agli occhi di coloro che sono
stati i suoi collaboratori? Lo
dice, appunto, Carmine
Schiavone nella Commissione
Scalia: «Chianese era il
boss dei boss in quel settore...
conosce tutte le dislocazioni
... quest’uomo è un avvocato
ed è iscritto all’Ordine degli
avvocati di Napoli e di santa
Maria Capua Vetere, aveva la
discarica a Parete e poi era
socio con un’altra persona di
Aversa » .
Per oltre quindici anni è stato
impossibile leggere questi
verbali e confrontarli con il
contenuto delle dichiarazioni
fatte in aula dallo stesso pentito.
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