il fatto quotidiano 23 novembre 2013
LA
FANTASIA
AIUTA
Ho
pensato che usando
il
servizio
di
fotografia dall’a l to
e
il geomagnetometro
si
poteva risparmiare
tempo:
abbiamo avuto
risultati
sorprendenti
UN
GIORNO
D’E
STATE
Camminavo
nei campi
e
la divisa
si
scioglieva addosso
per
le esalazioni
Una
donna mi ha
abbracciato,
per sua
figlia
morta di cancro
di
Chiara
Paolin
L’idea
di Sergio Costa,
capo
della Forestale
a
Napoli, è
stata
un lampo: per
capire
dove sta il veleno, basta
guardare
dall'alto.
Dall’alto
dove?
C’è
questo nostro servizio, il
Sim:
Sistema informativo della
montagna.
Le fotografie che i
colleghi
scattano periodicamente
sul
territorio sono state
utili
per monitorare fenomeni
come
le piogge acide.
E
c’entra la Terra dei fuochi?
Ho
pensato che confrontando
gli
scatti di epoche diverse potevamo
vedere
le zone con terra
smossa,
o quelle con colorazioni
sospette.
Ebbene?
Abbiamo
visto una macchia
nera
in un campo. Siamo andati
lì e
abbiamo usato il secondo
strumento
che ho riciclato, il
geomagnetometro.
Si usa per
studiare
gli strati del sottosuolo,
io lo
posiziono sulle aree sospette:
se la
risposta è anomala,
si
procede con gli esami. Di solito,
qualcosa
non va.
Quella
macchia nera cos’e ra?
Sette
ettari di cavoli e broccoli
cresciuti
sopra uno strato di
scorie
da pressofusione, colle,
solventi,
amianto.
Mi
racconta dei finocchi?
Era
d’estate, un caldo da svenire.
Camminavo
tra i filari, mi sono
visto
la divisa sciogliere addosso,
mangiata
viva dai fumi. Stavo
andando
via, in uno stato pietoso,
quand’è
arrivata una donna
che mi
ha abbracciato: “Gra -
zie.
Per mia figlia”, diceva. Per la
figlia
morta di cancro a 6 anni.
Che
ha risposto lei?
Niente.
Che voglio continuare
a fare
il mio dovere.
Riceve
solo abbracci quando va
in
giro col geomagnetometro?
No. È
chiaro che molti agricoltori
e
allevatori si preoccupano
quando
ci vedono arrivare. Alcuni
perché
sanno che nelle loro
aziende
la criminalità ha sepolto
schifezze,
ma sono pochissimi.
Tutti
gli altri pensano
che i
nostri controlli sono la rovina
dei
loro sforzi, del lavoro
onesto
di una vita intera.
Viene
prima la salute pubblica,
o
no?
Bisogna
agire con gli strumenti
adatti.
Dove troviamo discariche
e
rifiuti pericolosi, va sequestrato
tutto.
Quando invece
sono
malati i pozzi, l’area potenzialmente
interessata
dagli
interventi
diventa molto estesa,
seguendo
i flussi delle falde acquifere
e la
conformazione dei
luoghi.
A quel punto si deve garantire
agli
operatori del settore
un
aiuto, acque irrigue sane,
contributi
speciali, attendendo
l’esito
delle analisi. Finora sappiamo
che il
5% della Campania
soffre
di inquinamento grave,
il
resto è tutto da scoprire
cercando
la collaborazione di
chi
vive la terra e può aiutarci
segnalando
anomalie, movimenti
strani,
minacce.
Co
s ’è più importante, ora?
Indagare
le aree sporche ricoperte
di
terra buona. Cioè quelle
dove
lo strato inferiore è pieno
di
schifezze mentre in superficie
qualcuno
si è preoccupato
di
spalmare terriccio puro.
È
roba che costa, ci dev’essere
qualcosa
da nascondere.
È
tutto materiale vecchio?
Sicuramente
il grosso dei rifiuti
tossici
è stato depositato nei decenni
scorsi.
Però anche adesso
i
laboratori di abbigliamento e
pelletteria
locali hanno tanto da
smaltire,
senza spendere troppo.
Se il
43% del finto firmato si
fa
qui, le scorie non mancano.
Il
clamore di piazza dà fastidio
ai
criminali?
Certo.
Chi prima veniva a sversare
qua,
dove è scattato l’allar -
me,
troverà altre sedi. Tutte le
regioni
italiane sono papabili, il
veleno
non arriva solo dai prodotti
alimentari
che sfuggono i
controlli.
Don
Patriciello, prete anticamorra,
teme
che lei possa andarsene
da
Napoli: ha ragione?
Sono
stato promosso Generale
per
l’attività svolta, e allora non
posso
restare responsabile provinciale
del
Corpo.
Il
comando regionale campano
è
vacante, Patriciello vorrebbe
vederla
lì, non spedito in un’al -
tra
Regione.
Sono
decisioni che non spettano
a me.
Resto a disposizione
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