sabato 2 marzo 2013

Parma, si accende l’inceneritore. Pizzarotti non ce l’ha fatta

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Parma, si accende l’inceneritore. Pizzarotti non ce l’ha fatta

Tra 30 giorni l'impianto di Ugozzolo entrerà in funzione. A nulla è valso il ricorso in Cassazione per il sequestro del cantiere. Si arena la decisiva promessa che permise ai 5 Stelle di vincere le amministrative. In campagna elettorale Grillo disse: "Per accenderlo passeranno sul cadavere del sindaco". Il Pd: "Sono peggio di Berlusconi"

Parma, si accende l’inceneritore. Pizzarotti non ce l’ha fatta
L’inceneritore di Parma è partito, ancora trenta giorni e poi verrà acceso definitivamente. L’impianto di Ugozzolo che il sindaco Federico Pizzarotti aveva promesso di bloccare è entrato nella fase preliminare che porterà il forno in funzione ad aprile.
Il conto alla rovescia alle porte della città ducale era già cominciato da tempo, ma la speranza di vedere fermare i lavori da un giorno all’altro non era mai davvero tramontata. L’inchiesta aperta dalla Procura sul progetto e il ricorso in Cassazione per il sequestro del cantiere sembravano sufficienti a supportare la promessa di Pizzarotti. Ma a levare qualsiasi dubbio è stata la multiutility Iren che gestisce il Polo ambientale integrato di Parma (Pai), comunicando l’inizio della fase preliminare che prevede “attività tecniche complementari alla messa a punto del sistema impiantistico del Pai che verranno effettuate a caldo attraverso la combustione di solo gas metano”.
L’inceneritore comincerà a bruciare  dunque, anche se per i primi test sui rifiuti si dovrà ancora attendere un mese. Come fa sapere la società, in questa fase preliminare l’obiettivo è quello di portare a regime le apparecchiature e gli apparati, oltre che testare le strumentazioni, le automazioni, i macchinari e gli impianti ausiliari del termovalorizzatore.
A nove mesi dalla sua vittoria contro il candidato del Pd Vincenzo Bernazzoli, sconfitto da Pizzarotti anche e soprattutto in nome dello stop al forno, il sindaco Cinque stelle perde il suo cavallo di battaglia. Un’ultima carta vincente al primo cittadino l’hanno offerta di recente i due avvocati no termo Arrigo Allegri e Pietro De Angelis con una diffida che dà a Pizzarotti 60 giorni di tempo per mettere i sigilli al cantiere. L’appiglio è un permesso di costruzione scaduto per ben due volte che renderebbe l’opera abusiva. Il sindaco però non ha colto l’assist e l’inceneritore oggi è alla fase di collaudo, anche se, fanno notare i due avvocati, “Pizzarotti in campagna elettorale aveva detto che avrebbe smontato l’impianto pezzo per pezzo e Grillo aveva addirittura detto che per accenderlo avrebbero dovuto passare sul cadavere del sindaco”.
Il Comune targato Cinque stelle aveva anche pubblicato una manifestazione di interesse per un nuovo impianto di trattamento meccanico-biologico dei rifiuti. L’annuncio a ottobre, poi sul tema è calato il silenzio, così come sui tentativi di bloccare il forno di Ugozzolo.
“Ho sempre detto che avrei fatto di tutto per fermare l’inceneritore, le battaglie si combattono anche se non si è sicuri di vincerle. Questa non è ancora finita” è stato il commento del primo cittadino. E sulle sue mancate promesse sono piovuti gli attacchi del gruppo consiliare del Pd: “Il sindaco Pizzarotti, una volta al governo della città, dà prova di apprendere molto rapidamente i peggiori abiti di quella casta politica che il suo movimento tanto depreca – incalza l’opposizione – Dopo avere impostato tutta la campagna elettorale sulla chiusura dell’inceneritore, ora dichiara alla stampa di non avere mai promesso nulla di simile”.
Il Pd ricorda gli annunci del primo cittadino (“manderemo i rifiuti in Olanda, smonteremo il forno, lo venderemo ai cinesi”) e il confronto all’Auditorium Paganini “dove un migliaio di personeapplaudiva a queste mirabolanti promesse e fischiava chi chiedeva con quale atto amministrativo pensavano di chiudere il forno. Pizzarotti ci dice oggi che ci siamo sbagliati –conclude la nota – abbiamo letto e inteso male noi. Che dire. Quasi meglio di Berlusconi”.
Le polemiche non cambiano i fatti, ma sull’inceneritore ormai quasi acceso, oltre all’inchiesta penale calano anche altre ombre. Iren ha tranquillizzato i cittadini sulle emissioni dell’attività di combustione, comunicando che la qualità dell’aria sarà controllata attraverso quattro centraline di monitoraggio poste nei quattro comuni limitrofi all’impianto (Parma, Colorno, San Polo e Sorbolo).
L’associazione Gestione corretta rifiuti però ha reso noto che proprio nei giorni scorsi un componente della Commissione tecnico amministrativa del Paip si è dimesso. Si tratta di Michele Trancossi, ingegnere che rappresenta il Comune di Colorno, che ha denunciato una “situazione pesante in cui oggi l’impianto è stato portato dalla smania di farlo partire, senza prestare attenzione all’impianto prescrittivo”, ossia al progetto approvato nel 2008. Il dito è puntato contro l’assessorato provinciale all’Ambiente e l’attenzione è sui rischi e su alcune prescrizioni che sarebbero state violate. “Purtroppo – scrive Trancossi – l’inadeguatezza dell’assessorato provinciale all’Ambiente si rivela clamorosa ora. L’azienda chiede di accendere il forno e inoltre, troppe prescrizioni sono a oggi disattese, esponendo il tutto a rischi, questa volta davvero drammatici”.
“L’elemento centrale – scrive Trancossi – non è stato l’adempimento e il controllo delle prescrizioni costante, ma la fretta di Iren di far partire l’impianto. Il risultato è che l’impianto è stato finito, Iren chiede di accenderlo, ma molte prescrizioni risultano ad oggi inattese”. Proprio su queste presunteirregolarità potrebbe cominciare una nuova battaglia. Questa volta non per bloccare il forno, ma per spegnerlo.

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