venerdì 22 marzo 2013

Circeo, abusivismo: 27 indagati. Guarda il video


http://latina.laprovinciaquotidiano.it/cronaca/cronaca-locale/27894-circeo-chioschi-abusivi-27-indagati.html

  • Scritto da Rita Cammarone
Schermata 2013-03-21 a 14.44.20Estate in vista, nebbia fitta al Circeo. La cappa di un latente abusivismo si è addensata sugli stabilimenti balneari, dal porto a Golfo Sereno con pochissime eccezioni.
In questi giorni sono infatti in corso di notifica la bellezza di 27 avvisi di conclusioni delle indagini per i reati di abuso d’ufficio, violazione del Codice della navigazione (articolo 54  1161 - occupazione abusiva) e violazione del vincolo paesaggistico. Destinatari: quasi tutti gli operatori balneari di San Felice, un dirigente comunale, la dottoressa Anna Maria Ciccarelli Laforgia, e l’ex presidente del Consiglio comunale Antonino Fabrizi.
 L’inchiesta coordinata dal sostituto Giuseppe Miliano, che si è avvalso anche di una superconsulenza affidata ad Alberto Micheloni, prese forma diverso tempo fa.
Dopo i primi accertamenti della forestale di Terracina, gli agenti del Nipaf di Latina (Nucleo investigativo provinciale della Forestale) e i carabinieri del Norm di Terracina, con in testa il sovrintendente Stefano Giulivo e il tenente Mario Giacona (ora capitano di stanza in Toscana) tornarono sulle spiagge di San Felice Circeo armati di macchine fotografiche per finire di immortalare chioschi, scivoli e tettoie da confrontare con la documentazione nel frattempo acquisita presso il palazzo municipale. Una mole di lavoro mastodontica. L’esame dei singoli lidi, siamo nell’estate 2011, consentì agli investigatori di scoprire una realtà paradossale determinata per lo più da una modifica ritenuta illegittima del Pua, Piano di autorizzazione degli arenili, approvata con delibera di consiglio comunale dieci anni fa. Modifica che avrebbe consentito illegalmente di mantenere le strutture in pianta stabile sulla spiaggia di San Felice dodici mesi all’anno. Tra i rilievi degli investigatori gli spazi occupati con strutture extra large rispetto alle concessioni demaniali rilasciate e attività perfettamente operative nonostante titoli scaduti. Insomma, una situazione disastrosa sul demanio marittimo ai piedi del bel promontorio. Restano esclusi dall’inchiesta di Miliano alcuni degli stabilimenti storici del tratto del lungomare Circe che non sono regolati dal Pua: le strutture realizzate abusivamente negli anni Cinquanta sono diventate proprietà del Demanio che tuttora ne autorizza l’uso. Su chilometri e chilometri di spiaggia, gli investigatori hanno «scoperto» una sola situazione regolare, nel senso che d’inverno (il riferimento è sempre del 2011, quando sono avvenuti i principali accertamenti) i titolari provvedono a smontare chiosco, pedane e quando altro arredi la spiaggia in concessione. Si tratta del lido denominato il «Villaggio della Mercede».


Nell’inchiesta della Procura resta in primo piano il coinvolgimento di Fabrizi e della Ciccarelli Laforgia. Secondo la ricostruzione degli inquirenti sarebbe stato Fabrizi, in qualità di presidente del Consiglio comunale, a proporre la deliberazione dell’assise civica numero 18 del 6 giugno 2003 con la quale si sarebbe proceduto a sopprimere (in assenza della preventiva autorizzazione regionale e comunque senza avere espletato la conferenza di servizi necessaria per modificare le previgenti disposizioni contenute nell’accordo di programma approvato dalla Regione Lazio con Dpgr 644/2000) il comma 5 dell’articolo 10 e l’articolo 12 delle Norme attuative del Pua che statuivano la rimozione degli stabilimenti balneari alla fine del periodo stagionale, ovvero dal 30 settembre al primo aprile. L’ipotizzata responsabilità nei confronti della Ciccarelli Laforgia, capo del servizio del demanio Marittimo del Comune di San Felice Circeo all’epoca dei fatti contestati, va ricercata nel fatto di aver firmato il parere di regolarità tecnica della delibera di modifica, ritenuta illegittima, del Pua. E fin qui l’accusa relativa alle violazioni del Codice della navigazione, ma breve è il passo verso l’ipotesi di abuso d’ufficio. In base alla ricostruzione degli inquirenti, Fabrizi e Laforgia avrebbero consentito con la famigerata delibera un ingiusto vantaggio agli operatori balneari coindagati (25 in tutto uno dei quali responsabile di due stabilimenti diversi). Un ingiusto vantaggio conseguente dal costo pari a zero di smontaggio degli arredi entro il 30 settembre di ogni anno e dai relativi introiti economici provenienti dall’esercizio ininterrotto delle attività commerciali durante tutto l’anno. Infine, la violazione paesaggistica attribuita ai titolari dei lidi che avrebbero apportato delle innovazioni non autorizzate in difformità alle autorizzazioni rilasciate che necessitavano di nuovi nulla osta.
Insomma, quelle del Circeo sarebbero per gli inquirenti spiagge invase da illegalità dove l’ondata di illegittimità proveniente da palazzo avrebbe finito per insabbiare per ben dieci anni anche situazioni poco edificanti per quei politici impegnati nell’azione amministrativa, non ultimo l’ex primo cittadino Vincenzo Cerasoli che, oltre ad aver fatto il sindaco fino a maggio 2012, insieme alla sua famiglia gestisce da anni il lido «La Bussola», uno degli stabilimenti cerchiati in rosso nell’inchiesta.
Dunque indagini chiuse: per il Pm Miliano non c’è altro da fare se non quello di prepararsi all’udienza preliminare per le probabili richieste di rinvio a giudizio. Notificati ai 27 indagati, compresi Fabrizi e Laforgia, gli avvisi di conclusione delle indagini gli stessi potranno acquisire copia del fascicolo ed eventualmente presentare, entro 20 giorni, memorie difensive.
R.C.

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