venerdì 30 gennaio 2015

Pellini, l’Appello aumenta condanne sul filo della prescrizione: «Disastro»

Accusati di aver sparso rifiuti tossici come compost nella campagne condannati in secondo grado anche per disastro ambientale aggravato http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/cronaca/15_gennaio_29/pellini-l-appello-aumenta-condanne-filo-prescrizione-disastro-97967c88-a7da-11e4-a919-1a402233c54b.shtml?fb_ref=Default

NAPOLI - La condanna in Appello dei fratelli Pellini a 7 anni di reclusione per disastro ambientale arriva sul filo della prescrizione, una vittoria per i comitati di Acerra che temevano proprio l’allungamento dei tempi del processo.
Il dispositivo
La IV sezione penale di Corte d’Appello di Napoli ha condannato a 7 anni di reclusione Giovanni, Cuono e Salvatore Pellini, già riconosciuti colpevoli di traffico illecito di rifiuti in primo grado, per il reato di disastro ambientale aggravato, accusa quest’ultima che invece nel primo giudizio era caduta. Dichiara di non doversi procedere invece per l’associazione semplice per «avvenuta prescrizione»; dichiara di non doversi procedere nei confronti di Giuseppe Buttone sempre per avvenuta prescrizione; e assolve Vincenzo Lubrano Lobianco, Fulvio Isè e i carabinieri Vincenzo Addonisio e Giuseppe Curcio perchè «il fatto non sussiste». Lanciava un appello perchè si facesse presto contro la prescrizione, ed oggi esulta per la sentenza, Alessandro Cannavacciuolo, il nipote di uno dei pastori acerrani avvelenati dalla diossina: «Processo all’ecomafia, arriva una sentenza storica in memoria dei martiri per cancro di ieri oggi e domani». E l’avvocato di parte civile Domenico Paolella aggiunge: «Una sentenza importantissima, perchè per la prima volta è riconosciuto il disastro ambientale aggravato. Si stabilisce un nesso tra il traffico illecito di rifiuti ed i danni all’ambiente. Con questa sentenza si allontana ilrischio della prescrizione, che sarebbe stata una beffa».
Il primo grado
Due anni fa le condanne in primo grado. Gli imprenditori di Acerra erano accusati di avere smaltito illegalmente tonnellate di rifiuti tossici provenienti dal Nord nelle campagne dell’agro nolano e casertano e di essersi accordati con esponenti della pubblica amministrazione o con esponenti delle forze dell’ordine nonché con i clan di Marcianise per aggirare controlli e di aver avvelenato le terre dell’hinterland a Nord di Napoli, Acerra, Giugliano e Qualiano. Mercurio, cadmio, alluminio, rame, zinco, idrocarburi, oli minerali, solventi, diossine e amianto i veleni rilevati dall’Arpac e dai periti di fiducia del pm Maria Cristina Ribera. Dopo sette anni e 102 udienze il tribunale di Napoli aveva condannato in primo grado a sei anni di reclusione Giovanni e Cuono Pellini e il terzo fratello carabiniere, Salvatore, ex maresciallo, a quattro anni, assieme ad altri ufficiali dell’Arma. Assolti invece 21 imputati tra cui tecnici del Comune di Acerra e per i Pellini cadeva l’aggravante del metodo mafioso con l’associazione camorristica.
I tossici sparsi come compost in campagne mai più bonificate
Il meccanismo del traffico illecito, secondo quanto emerso dalle indagini, era quello consueto: la falsificazione dei documenti di trasporto dei rifiuti; la declassificazione degli stessi, trasformati virtualmente in prodotti non nocivi; lo spargimento nei terreni, sotto forma di pseudo compost. Solo tra il 2003 ed il 2006 sarebbero state smaltite con tale sistema più di un milione di tonnellate di rifiuti industriali, provenienti prevalentemente dalla Toscana e dal Veneto. Mercurio, cadmio, alluminio, rame, zinco, idrocarburi, oli minerali, solventi, diossine avrebbero dunque contaminato fertili aree agricole e pregiudicato il futuro di generazioni. Neppure una delle tante attese bonifiche è stata infatti, ad oggi, realizzata.
L’ampliamento dell’impianto Atr e la Regione
Stop all’ampliamento di Atr. La Regione Campania nei mesi scorsi ha temporaneamente «sospeso» il progetto dell’azienda di smaltimento rifiuti Atr che sempre ai Pellini fa capo, pronta a “trattare” circa 400 mila tonnellate annue di rifiuti tossici e industriali (la maggior parte dei quali provenienti da fuori regione) nel già martoriato territorio di Acerra, in località Pantano, dove già sorgono l’inceneritore A2A, la ex Montefibre e la centrale da combustione a biomasse Friel. In sede di Conferenza dei Servizi è stato «congelato» il procedimento autorizzativo per la mancanza di una Valutazione di Impatto Ambientale adeguata: quella presentata da Atr risale al 24 gennaio 2005, quando la società si proponeva di smaltire soltanto rifiuti ordinari. Ora l’azienda acerrana dovrà presentare una nuova Via, sulla base della quale la Regione deciderà se rilasciare o meno l’Autorizzazione Integrata Ambientale. Il progetto è quindi solo rinviato, non bloccato. I comitati ambientalisti si dicono «non soddisfatti»: «La richiesta di Atr va definitivamente archiviata, non sospesa – dice Alessandro Cannavacciuolo –. Non si capisce quali siano le modalità con cui verranno stoccati i rifiuti e nella documentazione presentata dalla società acerrana manca, inoltre, il Piano di Caratterizzazione obbligatorio sia per le aree Sin che per quelle Sir. Non solo: in data 7 gennaio 2014 abbiamo presentato denuncia alle autorità competenti per la presenza di rifiuti tossici interrati proprio nell’area dove dovrebbe aver luogo l’ampliamento». A preoccupare i comitati è anche il fatto che nella proprietà di Atr sia presente il gruppo Pellini, gli imprenditori oggi condannati anche in secondo grado per traffico illecito di scorie tossiche sul territorio acerrano. «Questa vicenda è assurda – conclude Cannavacciuolo – ci auguriamo che in Regione qualcuno abbia un sussulto di dignità e buon senso». Nell’occasione in una lettera il vescovo Di Donna ha sottolineato la «non opportunità dell’impianto» di trattamento di rifiuti speciali, condividendo le preoccupazioni della popolazione di «un territorio già martoriato dal punto di vista ambientale». Di Donna è stato al fianco delle “mamme-coraggio” e dell’amministrazione comunale acerrana recentemente in occasione della protesta contro l’annunciato smaltimento - anche questo sospeso - delle ecoballe dell’emergenza rifiuti del 2006 depositate a Coda di Volpe (Eboli) nell’impianto di incenerimento della A2A ad Acerra.
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di Fabrizio Geremicca e Luca Marconi


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