Il Parlamento elegge Pre s i d e n te il giudice che lo ha dichiarato illegittimo. Poi approverà l’Italicum, simile al Porcellum bocciato dall’autore del M a t t a re l l u m
MATRICOLE AL VOTO “Io non ero ancora nato e il ras Dc era già vecchio”
GLI SPONSOR De Mita, Fioroni, Guerini: così torna la Lobby Bianca
I CONVERTITI Super lecca-lecca: era solo Sergiuzzo, ora è uno statista
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I rapporti tra un impresario legato ai clan e Antonino. In una telefonata si alludeva ai timori di Sergio per “i possibili scandali”
IL FRATELLO E IL CASSIERE DELLA MAGLIANA “Presi quei soldi da Nicoletti, ma vi spiego come andò...”
CARO DIRETTORE, leggo l’articolo pubblicato in prima pagina (edizione del Fatto Quotidiano di venerdì 30 gennaio) e scrivo per rettificarne i contenuti e chiedo la completa pubblicazione ai sensi della legge sulla stampa. A prescindere dalla circostanza che mai sono stato “radiato” dall’Albo degli Avvocati dato che si è trattata di una “cancellazione”, tra l’altro in pendenza di una mia esplicita richiesta al riguardo in quanto passato a “tempo pieno” all’insegnamento universitario, vorrete prendere nota di quanto segue: mai sono stato in affari con il Nicoletti. Ciò premesso. I movimenti di assegni segnalati nell’articolo (e altri) avevano origine da operazioni di prestiti a tasso “particolarmente elevato” ricevuti dal Nicoletti, noto operatore del settore (peraltro presentatomi, a suo tempo, da persona al di sopra di ogni immaginabile sospetto: un cancelliere del Tribunale di Roma), in ragione di difficoltà finanziarie nelle quali ero venuto a trovarmi per alcune operazioni immobiliari avviate in società con terze persone, per le quali avevo prestato garanzie personali, a cui ho dovuto far fronte in prima persona, con i proventi della mia attività professionale. Tutti i miei titoli rilasciati al Nicoletti per le operazioni di “prestito” sono stati da me pagati e, comunque, dette operazioni sono tutte successive alle vicende del fallimento Stirpe. Quanto all’immobile cui si fa riferimento, la ricostruzione dei fatti è totalmente errata. Q UA N D O è stato dichiarato il fallimento Stirpe, l’immobile in questione era già nel patrimonio del Nicoletti in quanto lo stesso aveva ottenuto il trasferimento di proprietà prima della dichiarazione di fallimento in compensazione di crediti vantati con il debitore poi fallito. Dopo avere esaminato la documentazione, nella mia qualità di curatore fallimentare, ho ritenuto opportuno proporre il giudizio per IL FRATELLO E IL CASSIERE DELLA MAGLIANA “Presi quei soldi da Nicoletti, ma vi spiego come andò...” l’azione revocatoria, l’esito del quale è stato favorevole al fallimento per cui il bene ritornava nella massa attiva. La difesa del Nicoletti (assistito da professionista di chiara fama) ha proposto appello avverso la decisione di primo grado. Nelle more è stata avanzata una proposta transattiva che prevedeva la rinuncia da parte del fallimento alla sentenza favorevole contro versamento della somma di 150.000.000 di lire, ferma restando la cancellazione dei debiti pregressi dello Stirpe a suo tempo compensati con il trasferimento del bene. La proposta transattiva è stata sottoposta al comitato dei creditori che ha espresso parere favorevole ed è stata approvata dal giudice delegato cui spettava la decisione (e non al curatore). QUINDI il prezzo pagato dal Nicoletti per l’immobile non è stato di 150 milioni, come riportato nell’articolo, ma a questa somma va aggiunto quanto compensato con la precedente operazione di acquisizione del bene prima del fallimento come si potrà accertare dalla documentazione relativa al fallito. Nelle more delle appena citate procedure per la formalizzazione della transazione, il giudizio di appello è andato avanti e rimesso al Collegio per la sentenza. Completate le formalità di approvazione dell’accordo transattivo, il Nicoletti ha versato l’importo concordato. Subito dopo è stata depositata la sentenza d’appello che, in accoglimento del ricorso del Nicoletti, ha rigettato la domanda in revocatoria proposta dalla curatela e accolta in primo grado! In conclusione, se non fosse intervenuta e definita la transazione con l’incasso di quanto concordato, il bene immobile, in seguito alla decisione dell’appello, sarebbe rimasto nella piena proprietà del Nicoletti senza l’esborso ulteriore di 150 milioni ottenuto con la transazione. Posso affermare che sono stato l’unico curatore fallimentare (o uno dei pochi) a proporre una azione revocatoria nei confronti del Nicoletti (nonostante i consigli contrari) e di aver definito con vantaggio per la curatela una vicenda nata da prestiti usurari risolti con acquisizione di un bene (prima del fallimento). Antonino Mattarella La ricostruzione dei fatti è del Tribunale di Roma nell’ordinanza di sequestro dei beni di Enrico Nicoletti. (M.L.)
L’ALTRO MATTARELLAE GLI AFFARI CON I SICILIANI SULLE DOLOMITI QUANDO ANTONINO FINÌ NELLE CARTE DELLA DIA PER ALCUNI INVESTIMENTI IN IMMOBILI DI PREGIO A CORTINA, INDAGATO PER RICICLAGGIO E ARCHIVIATO
di Marco Lillo L a moglie dell’amba - sciatore aveva pagato l’anticipo per le sue casette a Cortina e voleva indietro i soldi dall’avvocato Antonino Mattarella. Invece dei soldi però arrivava una telefonata da Trapani che le consigliava di stare tranquilla se no avrebbe perso i soldi e che “il fratello non voleva scandali”. Dove “il fratello” era Sergio Mattarella, candidato dal Rottamatore Renzi al Quirinale. Secondo la Dia, quel siciliano era probabilmente Giuseppe Ruggirello, in affari con Antonino Mattarella e allora consigliere e socio della Banca industriale trapanese, morto nel 1995. “Nel 1993 Ruggirello Giuseppe –scrive la Dia –è stato deferito, insieme a tutti i membri del cda dell’Istituto alla Procura di Trapani per aver agevolato concessioni creditizie senza le adeguate garanzie nei confronti di persone indicate come appartenenti alla mafia, tra le quali Pace Francesco, ‘braccio destro’ del mafioso Minore Antonino e Agate Mariano”. La vicenda è descritta nell’infor - mativa della Dia di Padova del 20 maggio 1997 diretta al giudice istruttore Otello Lupacchini. È bene precisare che non ha avuto alcun seguito giudiziario ma merita di essere raccontata per conoscere meglio la famiglia del possibile futuro presidente. Dopo la storia degli assegni di Antonino Mattarella a beneficio della società di Enrico Nicoletti per 750 milioni di vecchie lire di cui abbiamo dato conto ieri oggi tocca agli affari in Veneto con i siciliani. L’indagine parte dalla denuncia del sindacalista Vincenzo Antonio Carfì che consegnava nel 1995 un “prospetto sui possedimenti di Mattarella Antonino. Dal documento in argomento si rileva che era socio al 50 % della Immobiliare Boncompagni 16 Srl, proprietaria in Roma di un attico del valore di lire 1,5 miliardi e di una villa in Ansedonia del valore di lire 800 milioni, nonché socio al 60 per cento nominale (100 reale) della Sigi Srl che controllava la Iniziative Turistiche Coryinesi e al 40 per cento la Multihotels Italia Spa. La Iniziative Turistiche Cortinesi Srl veniva indicata quale proprietaria di un immobile in Cortina del valore di 4/5 miliardi. La Multihotels Italia era indicata quale proprietaria di un albergo (il Cristallino), in vendita con la formula della multiproprietà che avrebbe comportato, al termine delle vendite, un fatturato finale di lire 34 miliardi”. La Dia riscontra che la Sigi Srl “è rappresentata da Mattarella Antonino che, il 24 settembre 1990, deteneva azioni pari al 52% dell’intero capitale sociale”. La Sigi “nel 1986 – scrive la Dia – con - trollava sia la Multihotels Italia, operante anche a Marilleva, sia la Iniziative Turistiche Cortinesi (proprietaria di un fabbricato in via Roma a Cortina, ndr), sia la Promotel che aveva rilevato i debiti della Cortina Sport Spa proprietaria dell’immobile Mirage”. La Dia poi racconta le vicende del processo per abuso edilizio per l’hotel Mirage, che non coinvolge Mattarella e scrive “in tale occasione il procuratore di Belluno, Gianni Griguolo, produceva un fax datato 15 ottobre 1996 del pm della Dda di Roma Andrea De Gasperis, il quale comunicava che quell’Ufficio stava procedendo nei confronti di Antonino Mattarella, Giuseppe Ruggirello, Riccardo Lo Faro, Enrico Nicoletti e Mario Chiappini” per riciclaggio e reimpiego di capitali con aggravante di mafia ex articolo 7. “Dall’incarto processuale”, prosegue la Dia, “emerge che il 26 gennaio 1990 viene stipulato in Roma un preliminare tra la Promotel Srl, rappresentata da Antonino Mattarella e la signora Maria Grazia Battistini, moglie dell’allora Ambasciatore d’Italia a Lisbona, nel quale la prima promette di cedere due unità immobiliari con altrettanti posti macchina, ubicati nell’immobile Mirage, al prezzo di 618 milioni di lire. Tra le parti scaturì un contrasto per l’inadempienza della Promotel Srl che non riusciva a rogitare. Il pm di Belluno, ravvisando nel comportamento del Mattarella Antonino l’ipotesi del reato di truffa aggravata, trasmise gli atti all’a.g. di Roma. La Battistini – prosegue la Dia – si prodigò al fine di ottenere la restituzione dell’intera somma già versata, e riferì al pm di aver ricevuto una telefonata da parte di certo “Ruggirello” qualificatosi come direttore della società di consulenza finanziaria Gepi Spa di Trapani, il quale, affermando che si trattava di una telefonata circolare a tutti i creditori del Mattarella Antonino la invitava a ‘pazientare sulla sistemazione delle vicende patrimoniali del Mattarella, avvertendo con tipico stile mafioso che era meglio non fare scandali perché altrimenti avremmo rischiato di perdere tutto ed anche perché il fratello non voleva scandali ...’”. La Dia non esplicita chi è il fratello ma in un altro passo ricorda “l’onorevole SergioMattarella”.“Peraltro tale circostanza – prosegue la Dia – è stata ribadita dalla Battistini il 12 aprile 1995 nel dibattimento quando aggiungeva inoltre che nella telefonata erano state esternate velate minacce alla carriera del marito”. In Sicilia il detto “ambasciator non porta pena” non vale.
La disfatta dei Cinque Stelle
ASSISTONO A UNA PARTITA SENZA TOCCARE PALLA. OGGI ANCORA LA BANDIERA IMPOSIM ATO
BOCCIATA LA STRATEGIA DI MAIO
Qualcuno nel direttorio voleva spostare
le truppe sul costituzionale scelto dai dem,
ma la linea dura ha vinto ancora
il fatto quotidiano 31 gennaio 2014
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