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BERLINGUER E LA VERGOGNA DE L L’INCE STO DI RENZUSCONI
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LA
BANCA DI PAPÀ BOSCHI
E
L’AFFARE DELLE “POPOLARI”
LA
CONSOB INDAGA SULLE SPECULAZIONI LONDINESI FATTE A MARGINE
DEL
DECRETO DI GOVERNO SUGLI ASSETTI SOCIETARI DEGLI ISTITUTI DI CREDITO
OPPORTUNITÀ
La
titolare delle Riforme
era
in Cdm: la banca
dell’Etruria,
che ha
per
vicepresidente suo
padre
è salita del 66%
con
questa operazione
di
Davide Vecchi
Una
manina da
Londra
ha gettato
una
rete a
Piazza
Affari e
pescato
a strascico le Popolari
con
un tempismo perfetto:
giorni
prima dell’a p p r o v azione
della
riforma voluta da
Matteo
Renzi che abolisce il
cosiddetto
voto capitario e le
trasforma
in società per azioni.
Un
tempismo che ha già
svegliato
la Consob, ora impegnata
a
ricostruire gli
scambi.
Un’operazione di verifica
non
certo semplice,
perché
dalla piazza inglese si
stendono
anche le reti dai paradisi
fiscali,
e che rischia di
causare
guai decisamente seri
all’esecutivo
Renzi nel caso
tra
i vari investitori internazionali
attivi
sul mercato individuasse
il
fondo Algebris
di
Davide Serra, amico, foraggiatore
nonché
guru finanziario
del
premier.
IL
FONDO speculativo dell’ex
manager
Morgan Stanley ha
infatti
base a Londra. La banca
che
ha maggiormente beneficiato
dello
strascico anglosassone
è
la Popolare
dell’Etruria
e del Lazio, di cui
vicepresidente
è Pier Luigi
Boschi.
Sì, il papà di Maria
Elena,
ministro delle Riforme
nonché
direttore generale
della
fondazione Open che
negli
ultimi anni ha ricevuto
150
mila euro proprio da Serra.
I
cerchi, spesso, si chiudono
Il
ministro ha partecipato alla
seduta
del 20 gennaio in cui è
stato
approvato il testo del decreto
legge
sulle popolari,
mostrando
il fianco a polemiche
su
un evidente conflitto di
interessi.
Caso vuole che pochi
giorni
prima Movimento
5
Stelle, Sel e una parte del Pd
abbiano
ritirato fuori e riproposto
una
legge presentata nel
novembre
2013 che all’epoca
piaceva
tanto anche a Matteo
Renzi.
Una proposta di legge
avanzata
da Pippo Civati per
introdurre
il conflitto di interessi
e
il conseguente divieto
di
partecipare al voto “qua -
lora
il coniuge, la persona stabilmente
convivente,
un parente
o
un affine entro il secondo
grado
sia preposto alla
cura
ai sensi del comma 4 (in
qualità
di rappresentante,
amministratore,
curatore, gestore,
procuratore,
consulente
o
in altra posizione analoga,
ndr)
di un interesse economico
privato
tale da poter
condizionare
l’esercizio delle
funzioni
pubbliche inerenti
alla
carica ricoperta”. La proposta,
come
nel novembre
2013,
è stata messa in un cassetto.
Intanto
da Londra compravano.
Salvando
la popolare
dell’Etruria,
dove oltre al padre
lavora
anche il fratello di
Maria
Elena, Emanuele. Gli
acquisti
sono iniziati il 15
gennaio.
Il decreto, battezzato
“investment
compact”, è
stato
annunciato a mercati
chiusi
il 20 gennaio ma le indiscrezioni
erano
iniziate a
circolare
sin dal 16 e il 19
l’agenzia
di stampa Reuters
ha
anticipato il piano nei dettagli.
IN
QUATTRO GIORNI la Banca
Popolare
dell’Etruria ha registrato
un
balzo del 66 per
cento,
nonostante i ripetuti
stop
alla negoziazione per eccesso
di
rialzo, mettendo fine
così
ad anni di profonde difficoltà
che
l’hanno portata
sull’orlo
del commissariamento.
Nel
gennaio 2010,
un’azione
valeva 10,69 euro,
mentre
il 12 gennaio scorso
ha
registrato il minimo storico:
0,358
euro.
Non
che i vertici non abbiano
tentato
di rivitalizzare l’istitu -
to,
anzi: le hanno provate tutte.
Un
aumento di capitale da
100
milioni appena un anno
fa,
poi il tentativo (fallito) di
fusione
con la popolare di Vicenza,
la
ricerca (andata a
vuoto)
di nuovi soci di peso
per
trasformarsi in Spa. Tutto
inutile.
Tanto che il Cda a novembre
ha
approvato i conti
consolidati
dei primi 9 mesi
chiusi
con una perdita netta
di
126,1 milioni. E appena un
mese
dopo la pop ha presentato
un
durissimo piano di ristrutturazione,
annunciando
410
esuberi e tagli al personale
per
32 milioni di euro,
oltre
alla creazione di una bad
bank
nel tentativo di liberarsi
dei
crediti deteriorati. Non
solo,
dal 2012 la banca è stata
al
centro di due ispezioni della
Banca
d’Italia che si sono
concluse
nel novembre 2014
con
una multa complessiva di
2,54
milioni di euro. La maxi
sanzione
è a carico di 18 tra
componenti
ex componenti
del
collegio sindacale e del
cda,
tra cui Pier Luigi Boschi.
A
lui gli ispettori di via Nazionale
hanno
comminato
una
sanzione di 144 mila euro
per
“violazioni di disposizioni
sulla
governance, carenze
nell’organizzazione,
nei controlli
interni
e nella gestione
nel
controllo del credito e
omesse
e inesatte segnalazioni
alla
vigilanza”. Da inizio
2013,
inoltre, la sua posizione,
come
quella degli altri amministratori
dell’istituto,
è al vaglio
delle
procure di Arezzo e
Firenze.
LONDRA
DUNQUE, ma anche
Palazzo
Chigi. Sarebbe
importante
sapere come si è
sviluppato
l’iter del decreto.
Ieri
il Corriere
della Sera ha ricostruito
che
inizialmente il
provvedimento
era contenuto
nel
ddl Concorrenza, parcheggiato
al
ministero per lo
Sviluppo
economico e in attesa
di
seguire il normale iter
parlamentare.
Renzi ne ha
prelevato
a sorpresa l’articolo
sul
voto capitario e l’ha inserito
nel
decreto Investment
compact.
Chi era al corrente
di
quanto stava facendo il
premier?
Mario Gerevini ieri
dal
Corriere ha
chiesto “per
quante
mani è passato il testo?”.
Ma
soprattutto: in quali
è
finito?
2
DOMENICA 25 GENNAIO 2015
il Fatto Quotidiano
MERCHANT
BANK
Il
decreto sull’Ilva
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