lunedì 2 settembre 2013

le bufale delle centrali a biogas e del bio metano

Ma il biometano è un bluff in realtà al giornalista era stato spiegato che il biometano è un bluff, una specie di miraggio per continuare a spingere sul biogas illudendo un una tecnologia più sostenibile. In Germania l'associazione del biogas prevede che aolo l'1,3% degli impianti a biogas produrrà biometano per la fine del 2013. In Italia esiste solo un impianto sperimentale e qualche vago progetto. Le tecnologie non sono consolidate e nei diversi paesi si stanno adottando soluzioni diverse tra loro. Il fatto è che non esiste una tecnologia economicamente ed energeticamente sostenibile che ripulisce il biogas da tutte le contaminazioni. Nessun decreto sul biometano in rete annunciato dalla lobby è stato emanato perché il governo non sa che pesci pigliare. Dare il la a un biometano non sufficientemente purificato può causare gravi problemi di corrosione dei motori. Insomma l'alba non si vede ancora e siamo nella notte di un biogas che viene bruciato sul posto di produzione con grandi problemi di emissioni (una centrale da 1MW produce NOx come 30 mila autoveicoli Euro 5). fonte: http://www.ilgiorno.it/cremona/cronaca/2013/08/31/941886-biogas-comitati-cavernago.shtml L'alba dei biocarburanti ma per i comitati è sempre no Cremona, 31 agosto 2013 – L'Agenzia europea per l'ambiente in un recente studio ha sostenuto che tra sette anni l'Italia sarà uno dei paesi più ricchi di bioenergia.Secondo solo alla Germania, entro la fatidica data del 2020(entro la quale i paesi dell'Eurozona si sono impegnati a ridurre del 20% le emissioni di gas serra e i consumi di energia e a portare al 20% la quantità di energia da fonti rinnovabili) lo Stivale si troverà in una posizione privilegiata. Una spinta decisiva arriva dal biogas, che nel nostro paese dà lavoro a dodicimila persone e produce un fatturato di 2,5 miliardi. E ha un'altra peculiarità: è l'unica energia verde che coalizza intorno a sé le antipatie di numerosi comitati civici. MULTIMEDIA CORRELATI I DATI - I numeri delle centrali a biogas in Lombardia LA BATTAGLIA DI CAVERNAGO - La pervicacia della loro lotta è seconda solo a quella che animò i loro predecessori nell'opposizione al nucleare. In questo caso però, non ci sono scorie pericolose da smaltire, né centrali che possano esplodere con conseguenze disastrose per l'uomo e per l'ambiente. Perché tanto accanimento? Adriano Carolo ha una lista di motivi. È partito dal suo paese, Cavernago, nella Bassa Bergamasca, dove “abbiamo quattro centrali in sette chilometri quadrati”, con il comitato F9, e poi ha allargato la protesta a livello regionale con il movimento “No biomasse Lombardia”. “Innanzitutto – spiega – l'autorizzazione non tiene conto della popolazione coinvolta”. “Tutti questi impianti inoltre vanno a interferire con la normale vita della natura, perché si sottraggono aree enormi alla produzione agricola di cibo umano e animale”. Infine: “La Lombardia è una delle regioni più inquinate d'Europa e ogni centrale emette fumi. L'emissione singola è sottoposta a un processo autorizzativo, ma noi vorremmo un cumulativo di tutte queste imprese”. IL PERICOLO BOTULINO - Il professor Michele Corti insegna Zootecnia montana all'Università degli studi di Milano. È l'autore di “Sgonfia il biogas”, un blog che da anni raccoglie informazioni sullo sviluppo delle bioenergie e dà spazio alle voci dei comitati contrari. Corti ha divulgato alcuni studi tedeschi sulla possibilità che il “digestato”, ovvero il materiale lavorato nei biodigestori (gli impianti di fermentazione del biogas), sia contaminato da batteri come il botulino. “L'arricchimento di spore e clostridi che resistono nel biodigestore crea maggiori possibilità di contaminazione del terreno”, osserva il docente. “Ci danno degli allarmisti, perché osserviamo che gli scarti dei macelli (tra i sottoprodotti adoperati dall'industria del biogas, ndr) possono fare da incubatori di cariche microbiche patogene. Ad ogni modo in Svezia è proibito usare il biodigestato nei pascoli e in Emilia Romagna il consorzio del Parmigiano ha chiesto e ottenuto di vietarne lo spargimento”. Ancora: i comitati puntano il dito contro le emissioni delle centrali. Corti osserva che “i limiti totali sono Pm50, una categoria eccessivamente generica, perché fanno male le particelle di Pm10 o Pm2,5, ma non sappiamo quanti ce ne sono”. All'esterno del camino, secondo quanto riferisce il professore, si formano “idrogeno solforato, CO2 e poi i composti organici totali, ovvero formaldeide, idrocarburi policlinici aromatici, molecole cancerogene tra cui una piccola parte di diossina”. Un'aria che ristagna sulla pianura padana, perché “la Lombardia è la regione europea con meno vento”. Di conseguenza, le emissioni che produciamo le respiriamo noi stessi. LA PROMESSA DEL BIOMETANO - Nonostante le critiche però, l'industria del biogas non sembra intenzionata a retrocedere di un centimetro. Al contrario, seppur ridimensionate nella taglia dal legislatore, si prevede che le centrali continueranno a proliferare, perché c'è un nuovo Eldorado da conquistare: il biometano, energia verde ottenuta dal biogas e impiegata come carburante per autoveicoli. La Germania, spiega Corti, che stava facendo passi indietro sulle biomasse, oggi si sta riconvertendo all'eco-carburante. In Italia tra il 2011 e il 2012 le immatricolazioni di veicoli a gas naturale sono aumentate del 40% e il Ministero per lo sviluppo economico ha predisposto per il triennio 2013-2015 120 milioni di incentivi per chi compera auto a basse emissioni, tra cui quelle a biometano. (3-FINE) http://sgonfiailbiogas.blogspot.it/2013/09/biogas-avanza-ma-biometano-un-bluff.html

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