lunedì 19 gennaio 2009

centrali, tra ragione, programmazione, indagini e aule del tribunale

centrali, tra ragione, programmazione, indagini e aule del tribunale
Le cronache locali relative ai progetti di centrali incompatibili con il territorio (lo dicono la Regione Lazio e l’amministrazione provinciale di Latina a proposito dei relativi piani energetici regionali) continuano a parlare di processi, cause, ricorsi, rinvii.
Oltre a quelli in corso si legge anche di quelli futuri e probabili se l’ente locale si oppone sarà ricorso (o denuncia non so bene).
Che senso ha questa “gestione” (si fa per dire) del territorio a colpi di progetto e di sentenze?
Esistono ancora la politica e la programmazione?
Hanno ancora la facoltà Regioni, Province e Comuni di studiare, concordare, approvare piani regolatori siano essi urbanistici, commerciali, industriali, produttivi, energetici oppure ne sono stati espropriati?
L’interesse collettivo della comunità prevale ancora sugli interessi privati di aziende, speculatori, imprenditori, commercianti?
I finanziamenti devono raggiungere il maggior numero possibile di aziende, quindi sostenere creare migliaia di posti di lavoro oppure deve prevalere il progetto con una o due decine di posti di lavoro magari a termine tra 12 o 15 anni?
Ha senso progettare, approvare, costruire cattedrali nel deserto?
Dire se ti opponi al progetto lo impugno nelle sedi competenti è un metodo corretto di un’azienda di rapportarsi (che viene addirittura da fuori provincia o regione) con il territorio dove si vuole andare ad installare?
Non dovrebbe essere interesse di un’azienda essere approvata e sostenuta dall’ambito dove produce?
Anziché creare conflitto a priori (se mi dite di sì bene, altrimenti ci sono i tribunali) con amministrazioni e cittadini, non sarebbe più produttivo per tutti dialogare e concordare insieme?
L’uso della forza (fisica, del potere, economica, amministrativa, giudiziaria che sia) non ha, nella storia, prodotto vittorie di Pirro illusorie?
Purtroppo, se questa fosse la realtà, vuol dire che la politica (intesa come democratica che garantisce il bene comune al di sopra di quello particolare e pari dignità e condizione) non esiste più.
Che i rappresentanti dei cittadini non hanno alcun potere di svolgere il loro mandato , cioè difendere gli interessi dei loro amministrati.
A chi e a cosa devono credere i cittadini?
A chi si devono rivolgere, ai giornalisti, ai comici?
Pontinia 18 gennaio 2009 Ecologia e territorio Giorgio Libralato

Nessun commento: