Signor presidente, mi consenta
Scritto da Stefano Montanari
lunedì 20 ottobre 2008
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Sia chiaro: io ho il massimo rispetto delle istituzioni e di tutte le figure istituzionali. E qui non ammetto discussioni. Ma una cosa sono le istituzioni in astratto e le sue altrettanto astratte incarnazioni e tutt’altra sono le persone di carne e di ossa che di queste istituzioni sono, in un modo o nell’altro, i rappresentanti.Il fatto che esista una sorta di sacralità insita in un’istituzione comporta automaticamente il fatto conseguente, vale a dire che chi si riveste di questa carica si grava di obblighi sacrali. In caso contrario, ci troveremmo di fronte ad un atto in un certo senso sacrilego che non deporrebbe certo a favore di chi si macchia del peccato.Sabato, nel corso del viaggio che mi ha portato a Pomezia dove andavo a tenere una conferenza, mi sono radiofonicamente imbattuto nel signor Giorgio Napolitano che esternava le sue idee sull’argomento dei rifiuti. Nulla di male se un signore di ottantadue anni dice sciocchezze: i bar pullulano di “saggi” e di commissari tecnici della nazionale di calcio e al giorno d’oggi nessuno si scandalizza per questo. Il problema sopravviene, però, quando il signore di ottantadue anni non esterna in privato ma lo fa mettendosi in testa il cappello di undicesimo presidente della repubblica italiana, un cappello che deve essere trattato con cautela e con religioso rispetto.Quando il senatore Giorgio Napolitano - peraltro senatore a dispetto della Costituzione, visto che nessuno si era mai sognato di
eleggerlo a quella o ad altre cariche valide al momento della nomina - assurse alla carica di presidente della repubblica ebbe a dire, insediandosi: “…dedicherò senza risparmio le mie energie all'interesse generale per poter contare sulla fiducia dei rappresentanti del popolo e dei cittadini italiani senza distinzione di parte.”Parole degne del caposcala di qualunque condominio ma anche, perché no?, di un presidente della repubblica, per piatte e trite che siano. Parole, tuttavia, di cui temo che il signor Napolitano, senatore per grazia ricevuta e poi presidente di tutti noi, non abbia compreso appieno il significato.Non entro nella questione della firma in calce al testo del cosiddetto lodo Alfano, perché su questa vergogna non credo valga la pena soffermarsi, limitandomi a ricordare come quella bestemmia alla Costituzione sconfessi da sola la frase riportata sopra. È l’altra bestialità, quella che ho sentito sabato, ciò su cui desidero soffermarmi brevemente. Il nostro signor presidente ha detto a tutti noi che dobbiamo piantarla di non volere i “termovalorizzatori” perché lì sta la soluzione di tanti guai.Signor presidente, mi consenta: ma che ne sa lei di “termovalorizzatori”? Al di là del fatto che lei ignora, con ogni evidenza, il fatto che quella parola esiste solo nella mente di chi a suo tempo la coniò per gabbare i bresciani e che non ha alcun diritto di esistere perché palesemente fuorviante (da “termo”, cioè dal calore, lei non valorizza proprio un bel nulla, come le insegnerebbe anche il secondo principio della termodinamica se ne avesse notizia), lei ha idea di che cosa ne è degl’inquinanti che questi impianti per forza di chimica e di fisica producono? Ha le conoscenze tecniche per capire davvero che cosa dicono gli addetti ai lavori e tutti i presunti tali? Le è mai capitato di mettere il naso nella prostata di un bambino piena di quella roba? Ha mai sentito parlare del “Principio di Precauzione” che è legge e che è morale?Caro signor presidente di tutti noi, come ebbe a dire lo statista Maurizio Gasparri, io non sono certo un politico nell’accezione italica del termine, ma mi cullo nell’illusione secondo la quale chi risponde alla chiamata etica di fare il bene comune debba poi farlo davvero. Lei, con quei pochi secondi di esternazione mediatica, ha fatto tutt’altro. Lei si è prestato ad essere testimonial d’interessi che non voglio aggettivare per pudore e, con quell’atto, ha fatto mille e mille volte peggio di quanto non sia già stato nell’episodio tristissimo del lodo Alfano che, comunque, resterà per sempre nella storia della sua presidenza. Lei ha aggiunto del suo, vestendosi di un’autorità che non ha, a quello che già l’oncologo di regime aveva combinato in TV dando una spallata alla verità e, nel di lui caso, trattandosi di un medico, anche al Giuramento d’Ippocrate.Ora, caro signor presidente di tutti noi, io, da non politico come lo intende questo paese, faccio un atto di fede nei suoi confronti: le chiedo un colpo di reni. Lasci che scienziati, medici ed economisti non al soldo di qualcuno la informino. Dedichi un poco del suo tempo e della sua attenzione ad ascoltare chi le sciorinerebbe sotto gli occhi alcuni dati inconfutabili. Lasciando da un canto la salute di chi lei rappresenta (articolo 32 della compianta Costituzione) che, evidentemente, non le fa né caldo né freddo, lei non può ignorare l’affare tanto enorme quanto losco che si cela sotto la costruzione degl’inceneritori (non si vergogni a chiamarli con il loro nome) e, forse ancor di più, sotto quella follia immensa che sono le centrali nucleari. Lei non può non essere informato di come non ci sia un centesimo per far funzionare la scuola e la ricerca, la sanità e i trasporti (prenda un treno di pendolari e vedrà), la giustizia e l’ordine pubblico e dica a chi non è un uomo politico perché ci siano, e non siano in discussione, invece, i miliardi per costruire quei monumenti funebri faraonici che tutti i politici, nell’italica accezione, naturalmente, chiamano “Grandi Opere”, tutte, nessuna esclusa, micidiali per l’ambiente di cui lei pure fa parte.Lo ha visto che cosa stiamo chiedendo a gran voce a Bruxelles? Di continuare imperterriti a vomitare schifezze nel mondo che lasceremo ai nostri figli perché smettere di farlo sarebbe “deleterio per l’economia”. Così impiegheremo i soldi che non abbiamo per costruire altre mostruosità capaci di fare peggio di quanto stiamo facendo ora in nome dell’ingenuo interesse dei soliti noti. Complimenti!Allora, caro signor presidente di tutti noi, accetti e accolga una preghiera: per rispetto alla carica di cui è investito e, ancor di più, per rispetto del popolo che rappresenta, e, di più ancora, per rispetto verso tutti coloro che rischiano la malattia (non vado oltre) per la cupidigia o anche solo l’ignoranza di chi guida un paese senza avere la patente, non parli di cose che non conosce.
mercoledì 22 ottobre 2008
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