sabato 18 ottobre 2008

l'UE smentisce il governo italiano sull'ambiente

2008-10-17 20:09CLIMA: ATTRITO BRUXELLES-ROMA SU COSTI PER L'ITALIAdi Isabella PucciBRUXELLES - Duro botta e risposta tra Bruxelles e Roma sulle misure individuate dall'Unione europea per ridurre l'inquinamento del pianeta: l'Italia frena il pacchetto di provvedimenti sulla base di stime sbagliate ed, anzi, sarà uno dei Paesi che più beneficerà del programma, attacca la Commissione. Immediata la replica del Governo: nessun errore, le cifre sono proprio quelle che ci avete fornito voi. E' stato il commissario europeo all'ambiente, Stavros Dimas, a contestare i numeri usati dall'Italia per valutare l'impatto del pacchetto Ue per la lotta al cambiamento climatico sull'economia del Paese. Sono "allibito" dagli argomenti sollevati in alcuni ambienti, soprattutto in relazione alla crisi finanziaria, perché il provvedimento, ha affermato, "é parte della soluzione". "Prima di sbalordirsi, il commissario - ha ribattuto il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo - dovrebbe rileggere il documento diffuso dalla Commissione Ue. Le valutazioni che abbiamo fatto sono tratte da quegli scenari preliminari che indicavano un costo anno di 18,2 miliardi e un'incidenza sul Pil dell'1,14%". La polemica è arrivata il giorno dopo un Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo dove il piano destinato a combattere le emissioni di C02 è stato tra i temi caldi affrontati dai 27 che hanno rinviato la patata bollente al prossimo vertice di dicembre. Il premier Silvio Berlusconi aveva minacciato il veto, se non si fossero valutati adeguatamente i costi per l'industria, definiti a più riprese, e non solo dal governo italiano, "insostenibili". "Sono ottimista - ha sottolineato Dimas rispondendo alle domande dei giornalisti, in una conferenza stampa convocata per illustrare un piano Ue contro la deforestazione - e penso che un accordo potrà essere trovato entro la fine dell'anno". Subito dopo, però, è partito l'affondo sulle cifre relative ai costi (18-25 miliardi) utilizzate in Italia per contestare il piano: "Le cifre sono assolutamente fuori proporzione", ha osservato il commissario Ue. E a chi gli chiedeva spiegazioni sulle differenze tra i costi indicati dall'Italia e quelli dell'eurogoverno, ha risposto: "Non so da dove vengano quei numeri, ma non sono quelli che noi chiediamo". "Quando abbiamo fatto la valutazione d'impatto abbiamo esaminato diversi scenari", ha scandito Dimas con il tono pacato che lo contraddistingue. "Ce n'era uno in cui per l'Italia il costo sarebbe stato pari all' 1,14% del Pil nel 2020, ma questo scenario non è previsto dal nostro pacchetto". I costi addizionali per l'Italia, ha proseguito il commissario, andranno dallo 0,51% allo 0,66% del Pil. "E se anche fosse lo 0,66%, cioé la stima più alta, questo non vuol dire una perdita di Pil netto", ha puntualizzato. "Da un punto di vista macroeconomico, l'Italia - ha rilevato ancora il commissario - è forse uno dei Paesi che farà il miglior affare. Ed è per questo che mi domando il motivo di queste discussioni" e perché "il pacchetto in Italia sia visto con così tanto pessimismo". C'é poi da considerare gli obiettivi di Kyoto, ha osservato ancora, e "al momento l'Italia non li sta raggiungendo". Eppure - è la tesi di Dimas rivolto ai cronisti italiani - "il vostro Paese avrebbe enormi capacità di sviluppo nel settore delle energie rinnovabili. Perché non innovate?". Dimas si è comunque augurato che quello sui numeri "sia stato solo un fraintendimento", perché con l'Italia "stiamo cooperando". Il primo chiarimento potrà arrivare già lunedì prossimo al Consiglio dei ministri Ue dell'ambiente a Lussemburgo dove Dimas incontrerà Stefania Prestigiacomo. www.lanuovaecologia.it Legambiente: «Il governo menteEcco le cifre sul pacchetto clima»Il governo italiano "mente su obiettivi e costi per ottenere massima flessibilità". Legambiente ha reso noto un breve dossier sulle cifre che riguardano l'Italia in merito al pacchetto energia e clima. Ecco la situazione secondo l’associazioneOBIETTIVI. La Commissione Ue - dice Legambiente - ha già offerto all'Italia uno sconto sui nuovi target per il clima, con la scelta di fissare al 2005, invece che al 1990, l'anno di riferimento per i nuovi tagli dei gas serra entro il 2020. Entro quell'anno, secondo il pacchetto Ue, l'Italia dovrà ridurre le proprie emissioni a effetto serra del 13% rispetto ai livelli 2005. "Il paradosso - sottolinea il responsabile energia di Legambiente Edoardo Zanchini - è che per l'Italia, questo obiettivo al 2020 è inferiore a quello fissato dal protocollo di Kyoto al 2012. Perché tali sono i ritardi (nel 2005 l'Italia aveva aumentato le proprie emissioni di CO2 equivalente del 12,1% rispetto al 1990), che ci è stato già assegnato un consistente sconto e, mentre Germania, Gran Bretagna e Francia si assumono, dal 2012 al 2020, impegni reali di riduzione e nell'ordine di centinaia di milioni di tonnellate di CO2 equivalente, all'Italia è consentito di aumentarle".COSTI. "Governo italiano e Confindustria hanno lanciato un grido di allarme per l'economia italiana, sostenendo che la spesa per il nostro Paese, dovesse essere di circa 25-30 miliardi di euro l'anno. Peccato - aggiunge Legambiente - che secondo la Commissione europea l'adeguamento alla direttiva 20-20-20 costerà all'Italia 8 miliardi di euro l'anno".RISPARMI DA ADOZIONE MISURE. A fronte dei 92 miliardi di spesa previsti per l'intera Ue, la Commissione - secondo Legambiente - stima anche un risparmio di circa 50 miliardi di euro per la riduzione delle importazioni di gas e petrolio e un risparmio di 10 miliardi sulle attuali spese per i danni da inquinamento atmosferico, senza contare i benefici in termini di efficienza e ammodernamento industriale. Per l'Italia, l'Ue stima un risparmio di 7,6 miliardi l'anno nel taglio delle importazioni di idrocarburi e di 0,9 miliardi di euro nei costi per contrastare l'inquinamento. I costi effettivi pertanto scendono fino a trasformarsi in un guadagno netto di 600 milioni di euro l'anno, senza contare i benefici di lungo termine.________________________________________17 ottobre 2008www.legambiente.eu Comunicati stampa16/10/2008 17:40 Vittoria dell'Europa:avanti con pacchetto energiaFermato il tentativo italiano di far naufragare l’accordo ue sul climaI leader europei hanno deciso di andare avanti con il Pacchetto Energia e la sfida di cercare di fermare i cambiamenti climatici, nonostante i tentativi di alcuni Stati membri della UE di far naufragare le azioni previste per proteggere le industrie inquinanti. E’ il commento di WWF, Greenpeace e Legambiente.Nel summit UE, l’Italia ha minacciato di porre il veto su misure cruciali per frenare le emissioni di CO2 e ridurre la dipendenza dell’Europa dai combustibili fossili. Ma alla fine dei due giorni di intense discussioni in merito, i leader europei hanno confermato il proprio impegno a definire il pacchetto clima-energia prima delle negoziazioni internazionali sul clima previste per dicembre. Purtroppo, all’ultimo minuto, sono state comunque apportate alcune modifiche che hanno indebolito il documento finale. I leader europei hanno respinto i tentativi dei paesi che volevano favorire gli interessi a breve termine di alcune industrie inquinanti rispetto agli interessi a lungo termine dell’ambiente, dell’economia e delle persone.”Gli sforzi dell’Italia per far deragliare l’azione UE sul clima finora sono stati disinnescati. WWF, Greenpeace e Legambiente si augurano che il presidente francese Sarkozy resista ai tentativi di ostruzionismo messi in atto da quei paesi, come l’Italia, che non hanno fatto alcuno sforzo per allinearsi al Protocollo di Kyoto e implementare le proprie politiche climatiche. Un appello in tale senso gli ambientalisti rivolgono anche ai ministri dell’Ambiente che lunedì si incontreranno in Lussemburgo.L'Italia in questi giorni ha offerto un triste spettacolo, usando toni populistici per difendere l'indifendibile, vale a dire la propria incapacità di avviare una seria politica sul clima e sull'energia. Il Governo italiano ha contestato i dati europei sui costi e i benefici del pacchetto UE sulla base di studi irreperibili e non controllabili e, da quel poco che si è potuto avere, mettendo in conto solo i costi e non considerando i benefici economici derivanti dalla minore dipendenza dall'estero e dall'innovazione. La realtà è che il sistema energetico italiano è caratterizzato da privilegi storici stratificati e dall'inefficacia degli incentivi, che in larga parte vanno ai combustibili fossili. E' ovvio che avere dei target vuol dire riformare tale sistema, ed è questo che non piace alle industrie del settore, è su questo che la politica non sa intervenire. L'attuale pacchetto energia-clima è un'opportunità per riformare un sistema energetico che fa acqua da tutte le parti. Il nostro Paese rischia di perdere un'occasione di modernizzazione. La politica del rinvio, dell'attesa, del cercare di ridurre gli impegni è perdente da tutti i punti di vista. Espone l'Italia al rischio di rimanere il fanalino di coda non solo dal punto di vista ambientale, ma anche da quello industriale. Non si tratta di essere conservatori o progressisti in politica, ma dinamici o pigri in economia. Oggi, con la crisi economica galoppante, la pigrizia mette fuori gioco.Roma, 16 ottobre 2008Gli Uffici Stampa WWF Italia – tel.06-84497.377,373, 213, 463, 216 Legambiente(06.86268353-79-76-99)www.greenpeace.it IL COMMISSARIO EUROPEO BACCHETTA L'ITALIA. E GREENPEACE APPROVA17 Ottobre 2008• Stampa • Invia Foto scattata con il cellulare dagli attivisti di GreenpeaceIngrandisciRoma, Italia — Finalmente una posizione chiara. Greenpeace commenta con favore l’intervento del Commissario europeo all'Ambiente, Stavros Dimas, che si dichiara “sbalordito di fronte agli argomenti avanzati dall'Italia” sul pacchetto clima-energia della UE. “Il governo italiano”, afferma Giuseppe Onufrio, direttore delle Campagne di Greenpeace, “è andato a chiedere sconti in Europa senza presentare lo straccio di un piano per tagliare le emissioni, in esubero di almeno 50 milioni di tonnellate/anno per il periodo 2008-2012”. Ed è proprio questo il motivo dell’azione di ieri degli attivisti di Greenpeace alla centrale di Civitavecchia: da una parte, criticare il Governo italiano per il tentativo, fallito, di sabotare la trattativa europea sulle misure per combattere i cambiamenti climatici; dall’altra di ricordare come i 10 milioni di tonnellate di CO2 della centrale si aggiungono al deficit ambientale dell’Italia sugli obiettivi di Kyoto. Ancora più assurda – in un momento di crisi che dovrebbe obbligare a pensare a come rendere più moderno il sistema paese – è la completa ignoranza delle enormi opportunità che si aprirebbero spingendo l’innovazione ambientale. “Grazie all’efficienza energetica e alle fonti rinnovabili”, continua Onufrio, “si possono creare almeno 120mila nuovi posti di lavoro. Si tratta di stime del Politecnico di Milano e dell’Anev, e non di Greenpeace. Posti che, grazie all’insistenza del Governo e dell’Enel per il carbone, stanno volando in Germania. Non ci si può aspettare niente di diverso”, conclude Onufrio, “da parte di un Governo che ha ridotto il ministero dell’Ambiente a qualcosa più di un ufficio di rappresentanza di Confindustria. E meno male che l’Europa se ne è accorta”. — Andrea Pinchera

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