Carmine Schiavone si era pentito. Non voleva avvelenare i suoi figli. E tutti coloro (amministratori, imprenditori, soggetti istituzionali) che hanno permesso questo degrado, l'avvelenamento, la morte, si pentiranno mai? Carmine Schiavone su Il Tempo http://www.iltempo.it/latina/2011/09/04/1283015-pontino_rifiuti_della_camorra.shtml
NOTIZIE - LATINA
RIVELAZIONEIL PENTITO STORICO SVELA I TRAFFICI SPORCHI CHE HANNO ARRICCHITO I BOSS DEI CASALESI AVVELENANDO IL VENTRE DI LATINA. IN ELICOTTERO IL SOPRALLUOGO CON INQUIRENTI E TECNICI ENEA
«Nel Pontino i rifiuti della camorra»
Carmine Schiavone: fanghi tossici e altra immondizia dal Nord e dall'Europa
«I rifiuti tossici portati dalla camorra dei Casalesi hanno inquinato anche il ventre di Latina, avvelenando pure il Basso Lazio. Io non ero d'accordo coi miei del clan, rovinavano la vita dei nostri figli. E mi sono pentito». È un fiume di rabbia e parole il vecchio capo dei Casalesi Carmine Schiavone, 68 anni, storico collaboratore di giustizia che a partire dal marzo del '93 ha svelato ai magistrati campani i segreti della criminalità organizzata di Casal di Principe, nel Casertano, consegnando le chiavi per chiudere in gabbia molti affiliati finiti nel processo Spartacus. La camorra quali veleni ha nascosto sotto la terra pontina? «Rifiuti tossici e fanghi inquinanti provenienti dalle società del Nord, ma anche da Svizzera, Francia e Germania. Nei primi del '90 seppi che i miei uomini e mio cugino Sandokan si erano buttati in questo affare sciagurato, sia in Campania, a Casal di Principe, che in altre zone, per esempio il Basso Lazio. Come teste di ponte dei loro traffici usavano le famiglie Nuvoletta, i Mallardo, mentre gli intermediari delle ditte erano teste di legno e soprattutto un esponente della massoneria targata P2». Queste cose le ha mai dette agli inquirenti? «Certo, sin dal '93: ai magistrati, alla Commisione parlamentare ecomafia, alla Scuola superiore di polizia. Ho fornito il nome della società colluse e anche il numero di targa dei camion. Andammo sul posto con un elicottero partito da Pratica di Mare. C'erano anche tecnici dell'Enea per verificare la radioattività». E poi? «Mostrai i luoghi e alla fine dovemmo scappare: gli strumenti antinquinamento erano impazziti. In seguito gli esperti dissero che pr bonificare le aree servivano 26 miliardi delle vecchie lire. E visto che non erano a disposizione allora era meglio che lo scandalo non uscisse fuori». Perché ha voluto denunciarlo adesso pubblicamente? «Perché vogliono farmi martire. L'altro giorno si è parlato della discarica abusiva dei Casalesi scoperta nel terreno della Curia. E voglio ribadire le cose come sono andate. Non ero d'accordo, non volevo che si facessero i soldi con quella schifezza. Si dovevano riempire le cave con gli inerti ma non con quella roba. E invece. Oggi qualcuno mi accusa, anche sulla stampa campana. Ma non c'entro. Mi sono pentito per questo. Non sono un camorrista, sono un uomo d'onore della mafia campana».
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