La
facilità con cui artatamente si aggirano le normative sostenendo speculazioni
che modificano irreparabilmente l'uso del suolo ha favorito l'insediamento di
impianti che trattano materiali pericolosi in prossimità di centri abitati e o
territori originariamente incontaminati quali i terreni agricoli. Un evento
drammatico quale quello occorso impone una riflessione più cosciente e
responsabile sulle trasformazioni imposte da sistemi economici rilevanti.
L'insediamento
in aree agricole di impianti come quello di Pomezia non compromette la salute
di un sistema ambientale solo in occasione di eventi accidentali, ma
quotidianamente, con l'inquinamento atmosferico, delle falde sotterranee irrigue,
della terra su cui coltiviamo le derrate alimentari magari ritenute più apprezzabili poichè non industrialmente
prodotte.
Un
evento di tanto rilievo, riporta la mente ai grandi eventi calamitosi che
ancora impegnano in riflessioni giornalistiche chi scrive sulle grandi testate
nazionali ed internazionali.
Oggi
tutti corriamo ai ripari promuovendo l'attenzione alla pulizia delle derrate
alimentari, sospendiamo la frequenza scolastica ed invitiamo la popolazione ad
assumere atteggiamenti precauzionali per evitare ulteriori danni, ma nessuno si
chiede se questi danni fossero evitabili.
Nessuno
sa come queste attività gestiscano le dismissioni dei loro scarti di
lavorazione e rifiuti, nessuno sa perché aziende come queste siano comunque
ubicate a ridosso di centri abitati e magari vicini a coltivazioni locali.
Quanti di noi avrebbero mai immaginato che
attività che trattano rifiuti speciali non fossero presenti idonei
sistemi di prevenzione incendi o incidenti rilevanti? E facile supporre che aziende che lavorano
materiali speciali e tossici siano garantite da assicurazioni in grado di
risarcire i danni a tutti coloro che, vicini e lontani abbiano subito danni.
Tuttavia
e nostro dovere chiedere a chi dovrebbe tutelare il territorio, quanti vi
abitano e le generazioni future cui stiamo consegnando terreni ormai concimati
con sostanze chimiche di chissà quale provenienza e natura: perché accadono
queste cose nel terzo millennio, perché aziende economicamente solide e
tecnologicamente dotate dovrebbero non essere dotate di ogni speciale strumento
di prevenzione di danni potenziali? E d'obbligo ora pensare ai cittadini di Pomezia,
ai loro bambini, agli anziani ed ai coltivatori che, forse, potranno solo
vedersi riconoscersi indennità economiche dalla azienda privata o dal comune,
ma che non otterranno più alcuna garanzia futura per la qualità dei cibi da
ingerire ne dell'aria da respirare.
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