lunedì 8 maggio 2017

Pomezia ECO X e gli impianti per rifiuti in zona agricola: nessuno sa come queste attività gestiscano le dismissioni dei loro scarti di lavorazione e rifiuti

La facilità con cui artatamente si aggirano le normative sostenendo speculazioni che modificano irreparabilmente l'uso del suolo ha favorito l'insediamento di impianti che trattano materiali pericolosi in prossimità di centri abitati e o territori originariamente incontaminati quali i terreni agricoli. Un evento drammatico quale quello occorso impone una riflessione più cosciente e responsabile sulle trasformazioni imposte da sistemi economici rilevanti.
L'insediamento in aree agricole di impianti come quello di Pomezia non compromette la salute di un sistema ambientale solo in occasione di eventi accidentali, ma quotidianamente, con l'inquinamento atmosferico, delle falde sotterranee irrigue, della terra su cui coltiviamo le derrate alimentari magari ritenute  più apprezzabili poichè non industrialmente prodotte.
Un evento di tanto rilievo, riporta la mente ai grandi eventi calamitosi che ancora impegnano in riflessioni giornalistiche chi scrive sulle grandi testate nazionali ed internazionali.
Oggi tutti corriamo ai ripari promuovendo l'attenzione alla pulizia delle derrate alimentari, sospendiamo la frequenza scolastica ed invitiamo la popolazione ad assumere atteggiamenti precauzionali per evitare ulteriori danni, ma nessuno si chiede se questi danni fossero evitabili.
Nessuno sa come queste attività gestiscano le dismissioni dei loro scarti di lavorazione e rifiuti, nessuno sa perché aziende come queste siano comunque ubicate a ridosso di centri abitati e magari vicini a coltivazioni locali. Quanti di noi avrebbero mai immaginato che  attività che trattano rifiuti speciali non fossero presenti idonei sistemi di prevenzione incendi o incidenti rilevanti?  E facile supporre che aziende che lavorano materiali speciali e tossici siano garantite da assicurazioni in grado di risarcire i danni a tutti coloro che, vicini e lontani abbiano subito danni.

Tuttavia e nostro dovere chiedere a chi dovrebbe tutelare il territorio, quanti vi abitano e le generazioni future cui stiamo consegnando terreni ormai concimati con sostanze chimiche di chissà quale provenienza e natura: perché accadono queste cose nel terzo millennio, perché aziende economicamente solide e tecnologicamente dotate dovrebbero non essere dotate di ogni speciale strumento di prevenzione di danni potenziali? E d'obbligo ora pensare ai cittadini di Pomezia, ai loro bambini, agli anziani ed ai coltivatori che, forse, potranno solo vedersi riconoscersi indennità economiche dalla azienda privata o dal comune, ma che non otterranno più alcuna garanzia futura per la qualità dei cibi da ingerire ne dell'aria da respirare.

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