giovedì 23 aprile 2015

PARADOSSI STORICI Ilva, il risarcimento dei danni dei Riva potremmo pagarlo noi


di Francesca Casula
Taranto
Potrebbero essere i cittadini
italiani a pagare il
risarcimento per i danni
causati dall’Ilva di Taranto
della famiglia Riva. È la notizia
che è emersa ieri nel
corso dell’ultima udienza
celebrata, quando i legali
della società siderurgica, gli
avvocati Angelo Loreto e Filippo
Sgubbi, hanno chiesto
lo spostamento della discussione
sulla richiesta di rinvio
a giudizio in attesa che il
Ministero dello Sviluppo
economico risponda alla richiesta
del commissario
Pietro Gnudi. Non una richiesta
da niente, ma l’a utorizzazione
a patteggiare
una pena per l’Ilva: una
multa da 3 milioni di euro,
l’interdizione per 8 mesi e la
confisca di 2 miliardi
di euro come
profitto del
reato. Condizioni
che i legali dell’I lva
di Taranto, dopo
l’eventuale ok
del ministero,
vorrebbero porre
sul tavolo della
magistratura ionica
per ottenere
un patteggiamento
della pena per
la società finita
nel procedimento
dopo l’i m p u t azione
dei vertici
che l’hanno guidata
negli ultimi
anni e che per i magistrati
hanno causato il disastro
ambientale e sanitario del
capoluogo ionico. L’a z i e nda,
infatti, è finita nell’i nchiesta
ai sensi della legge
231 del 2001 che estende alle
persone giuridiche la responsabilità
per i reati commessi
dalle persone fisiche
che hanno operato per la società.
MA L’ILVA , società in amministrazione
straordinaria,
dove prenderebbe i soldi? I 3
milioni della multa finirebbero
nella massa passiva del
fallimento Ilva e rappresenterebbero
un credito privilegiato.
Più del Tfr degli
operai della fabbrica. Ma ciò
che appare ancora più assurdo
è che lo Stato che oggi
controlla Ilva dovrebbe pagare
una multa a se stesso.
Non solo. I due miliardi di
euro per risarcimento, da
quanto trapelato, sarebbero
obbligazioni garantite dallo
Stato e dai soldi sequestrati a
Milano alla famiglia Riva
che in realtà non verrebbero
confiscati, ma vincolati
all’attuazione del piano ambientale
varato dal governo.
In sostanza, la multa e il risanamento
per i danni causati
potrebbero essere pagate
dai cittadini. Un altro colpo
di scena, quindi, dopo
l’esclusione dell’Ilva dai responsabili
civili disposta lo
scorso 4 febbraio a causa
dello stato di amministrazione
straordinaria varato
dal governo Renzi.
La risposta del ministero dovrebbe
arrivare nei prossimi
giorni e, in caso di esito positivo,
il collegio difensivo
dovrà ottenere prima l’ok
della procura e infine la ratifica
del giudice Gilli che ha
il compito di valutare se l’ac -
cordo raggiunto da accusa e
difesa è congruo rispetto
all’accusa mossa all’azienda.
Se tutto questo andasse in
porto, però, resterebbe il
macigno sulla testa degli imputati:
il patteggiamento
dell’Ilva, di fatto, rappresenterebbe
l’ammissione della
responsabilità sulle accuse
mosse dai giudici tarantini
che inevitabilmente si ripercuoterebbe
sulla posizione
dei Riva, proprietari della
società, e dei vertici sui quali
pende la richiesta di rinvio a

giudizio degli inquirenti. Il fatto quotidiano 23 aprile 2015

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