ANCHE
IL CONSIGLIO DI STATO DICE SÌ: LA “PERLA DEL TIRRENO”
RISCHIA
LO SFREGIO CON 196 CASE IN ZONA A ELEVATO RISCHIO
LA
STRANEZZA
L’architetto
che
classificò
l’area
come R4 (dissesto
idrogeologico)
è lo stesso
che
redige il progetto
per
il costruttore
di
Giampiero
Calapà
Maratea
(Potenza)
La
“perla del Tirreno”,
Maratea,
trenta
chilometri
di costa
lucana
tra Campania
e
Calabria, rischia di essere
sfregiata
e compromessa da un
complesso
di ville a schiera su
terreno
dissestato, ma con il
benestare
del Consiglio di Stato.
Si
tratta di un vecchio progetto
di
speculazione edilizia –
rispolverato
con lo zampino
dalla
Regione del supergovernatore
Marcello
Pittella, fratello
del
potente eurodeputato
Gianni,
Pd e Partito socialista
europeo
– che prevede la costruzione
di
altre centonovantasei
casette
(duecento già esistono
più
a monte): una Villettopoli
di
almeno 30 mila
metri
cubi di cemento vista
mare
sotto al celebre Cristo
Redentore,
al centro del Golfo
di
Policastro, oltre tutto su
un’area
di pregio paesaggistico
e
classificata R4: cioè ad elevato
rischio
di dissesto idrogeologico.
Nella
documentazione
ufficiale
in vigore, da qui
il
via libera anche da parte del
Consiglio
di Stato, la zona R4
sarebbe
in realtà a quaranta
metri
dal terreno dove dovrebbe
sorgere
la nuova Villettopoli,
comunque
una distanza
da
possibili frane che non lascerebbe
troppo
tranquilli.
Peccato
che uno studio più aggiornato
considera
R4 anche
l’area
di nuova costruzione,
ma
quello studio è nei cassetti
della
Regione Basilicata a
prendere
polvere dal 2010,
mai
approvato, tenuto nascosto
e
ritenuto ufficialmente e
“opportunamente”
errato dalla
stessa
Regione. Altra stranezza,
l’architetto
che redige il
rapporto
“nascosto” si chiama
Carla
Ierardi, la stessa professionista
che
firma, successivamente,
anche
la relazione paesaggistica
e
verifica impatto
ambientale
per il committente
della
Villettopoli: la Simar Srl.
Un
tentativo di asfaltare
cominciato
nel 1981
È
una lunga storia, che comincia
addirittura
nel 1981, quando
il
Comune di Maratea approva
la
lottizzazione per la costruzione
del
megacomplesso
turistico
Pianetamaratea, attualmente
esistente
sull’altro
costone
della montagna, invisibile
dal
mare, ma il cui completamento
– che
riguardava
anche
la parte affacciata sul
Tirreno
– non è avvenuto entro
i
dieci anni previsti per legge.
Però,
ecco che nel 2007, 26
anni
dopo, il Comune riconsidera
il
progetto adottando una
delibera
per la “sanatoria del
complesso
turistico”, approvando
la
realizzazione di nuove
costruzioni
sul versante a rischio
idrogeologico
alle società
Sviluppo
Maratea e Simar
srl,
entrambe amministrate da
Rosa
Amoroso. Simar e Pianetamaratea
sono
praticamente
la
stessa cosa. Altri atti amministrativi
del
Comune si sono
susseguiti,
non senza l’aiuto
della
Regione Basilicata, fino
all’agosto
2010, cinque anni fa,
con
l’approvazione della Convenzione
di
“adempimenti ancora
da
assolvere nel complesso
alberghiero
Pianetamaratea
per
nuove edificazioni”, avviando
così
l’iter per la costruzione
di
“residenze turistiche”
per
un totale di 30 mila metri
cubi
di cemento.
Il
colpo di mano della mancata
Verifica
ambientale
Il
vero colpo di scena, o colpo
di
mano, avviene il 19 luglio
2011,
quando la Regione Basilicata
decide
che la colata di cemento
sul
Golfo di Policastro è
definibile
“di piccola entità” e
quindi
non deve essere soggetta
né
a Vas (Verifica ambientale
strategica)
né a Via (Valutazione
di
impatto ambientale),
nonostante
si tratti di un
territorio
considerato ad alto
rischio
di dissesto idrogeologico.
E
nonostante la normativa
europea
imponga la Verifica
ambientale
strategica a piani di
lottizzazione
che superano lo
soglia
volumetrica di 25 mila
metri
cubi. Quindi, il 18 aprile
2012,
il Comune ha potuto approvare
la
variante al piano di
fabbricazione,
quella contentente
il
progetto controfirmato
dall’architetto
Ierardi, giustificandola
come
“intervento di
interesse
pubblico”, per procedere
con
la costruzione dello
scempio
Villettopoli: altre 196
unità
abitative alte nove metri,
visibili
dal mare sotto al Cristo
Redentore,
località denominata
Santa
Caterina, affacciata sul
Tirreno
e ritenuta d’interesse
paesaggistico
comunitario,
una
cartolina sfregiata, insomma.
Più
esattamente si tratta
del
Monte San Biagio, un tempo
chiamato
Monte Minerva,
sulla
cui cima ci sono le rovine
dell’antica
Maratea e di fronte
al
quale c’è l’isolotto di Santo
Ianni,
circondato da un giacimento
di
anfore romane unico
nel
Mediterraneo per dimensioni
e
valore.
Ma
sulla variante approvata
dal
Comune casca l’asino, perché
Italia
Nostra se ne accorge
e
si rivolge al Tar di Potenza
prima
(che respinge il ricorso)
e
al Consiglio di Stato poi, ottenendo
la
sospensione, seppur
parziale,
della variante
stessa,
ma solo in un primo
momento
(dicembre 2014).
Purtroppo,
a fine febbraio
2015,
anche il Consiglio di Stato
concede
il via libera, ignorando
il
documento del 2010
nascosto
nei cassetti della Regione.
Terrazze
con vista mozzafiato
e
valutazione dell’Unesco
Allora,
Italia Nostra tenta il
tutto
per tutto, impugnando al
Ministero
dell’Ambiente la determina
di
non assoggettabilità
alla
Verifica ambientale
strategica.
Se dal ministro Gian
Luca
Galletti non arriveranno
risposte
entro trenta giorni si
aprirà
la possibilità di un altro
ricorso
al Tar, ma lo sfregio
delle
casette sotto al Cristo Redentore
potrebbe
essere più vicino
alla
realizzazione. Con
buona
pace del Programma
europeo
natura 2000 che classifica
quel
tratto di costa come
eccellenza
continentale, con
buona
pace di possibili disastri
idrogeologici.
E con buona pace
anche
dell’attestato di patrimonio
dell’umanità
attualmente
in
stato di valutazione
da
parte dell’Unesco.
In
compenso ci saranno 196
nuove
villette, con vista mozzafiato,
acquistabili
dai privati
con
multi-proprietà a rotazione:
in
sostanza per 15/20 mila
euro
si potrà essere padroni di
un
bel terrazzo per una settimana
all’anno.
@viabrancaleone
Il
fatto quotidiano 23 aprile 2015
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