A sparigliare le carte è il decreto cautelare monocratico “inaudita altera parte” emanato il 24 aprile. Reca la firma del giudice Luigi Tosti, che ha accolto la richiesta di sospensiva presentata da 26 aziende vivaistiche, costituitesi in giudizio con l’avvocato Gianluigi Manelli. Lo ha fatto poiché “esistono obiettive ragioni di danno irreversibile rilevanti” in questa fase. Quello dei garden è l’altro fronte, meno noto ma ugualmente drammatico, di questa storia: il piano commissariale, infatti, prevede che entro il prossimo 30 aprile dovranno essere distrutte, attraverso trinciatura o combustione controllata, 296mila piante sotto sigilli perché considerate ospiti del batterio. Si tratta soprattutto di ulivi, oleandri, querce, pruni, poligala. È una misura prevista, in teoria, per sostenere gli operatori del settore: sin dal novembre 2013, i divieti alla commercializzazione hanno azzerato le vendite, già prima degli embarghi di Francia, Algeria e Marocco. Con quel reddito quasi pari a zero, è stato comunque necessario sostenere le spese per la manutenzione dei vegetali, per quanto non più commerciabili, e l’adeguamento delle serre per le autorizzazioni del servizio fitosanitario.
In pratica, però, oltre al danno c’è la beffa: la distruzione è nuovo macigno sul portafoglio degli imprenditori, in quanto a loro carico, ed è disposta nonostante non una sola pianta sia stata ritrovata contagiata all’interno dei 140 vivai del Leccese in questi anni di serrati controlli. “Le numerose analisi effettuate, pari 5.294, non hanno mai evidenziato infezioni di Xylella fastidiosa”, sottolinea lo stesso piano Silletti. Ecco il perché del nuovo blocco, dopo il primo stop and go del Tar Lecce in seguito al ricorso presentato da uno dei proprietari di oliveti destinati all’abbattimento ad Oria (Br). I giudici romani hanno concesso la sospensiva d’urgenza, in attesa della discussione sulla misura cautelare fissata per il 6 maggio, data in cui di fronte all’intero collegio del Tar Lazio approderanno anche gli altri due ricorsi presentati da 26 aziende biologiche e da associazioni di volontariato.
È una parentesi che concede qualche giorno di tregua proprio nel momento di massima tensione sul territorio. Mercoledì 22 aprile, in Prefettura, a Lecce, si è riunito il comitato delle forze di polizia perché l’abbattimento degli ulivi è diventata a pieno titolo una questione di ordine pubblico ed è certo che in vista dei prossimi tagli i forestali agiranno scortati.
Lunedì e martedì prossimi, invece, si giocherà la vera partita politica in Europa, sul tavolo del Comitato permanente per la salute delle piante. La bozza relativa alla nuova decisione di Bruxelles, resa nota due giorni fa, ha scioccato tutti: asfissia totale per le produzioni vivaistiche per cui è previsto ancora il fermo, ma anche estirpazione di tutte le piante, comprese quelle sane, nel raggio di cento metri da quelle infette. Un effetto domino che promette il deserto sul territorio, per via di un principio di precauzione che rischia di essere applicato al contrario.
È un punto su cui insiste anche Peacelink, che nelle scorse ore ha inviato una lettera al commissario europeo alla Salute, Vytenis Andriukaitis: sulla scorta di quanto affermano l’Autorità Europea di Sicurezza Alimentare e alcuni scienziati, l’Ong sottolinea che “il ceppo di Xylella fastidiosa presente in Puglia non è quello cui fa riferimento la direttiva europea pertinente, che si fonda sulle norme Eppo (European Mediterranean Plant Protection Organization), basate su test realizzati solo su vigne e agrumi”. Tradotto: non c’è alcuna evidenza scientifica, ad oggi, che faccia ritenere che quel tipo di batterio isolato nel Salento sia la causa della moria degli ulivi, eppure si applica tout court la normativa da quarantena, con le conseguenze che fanno tremare l’intera regione.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/04/25/xylella-tar-lazio-ferma-piano-abbattimenti-ma-lue-insiste-con-le-misure-choc/1623058/