sabato 21 marzo 2015
scandalo Lupi Incalza Non solo Tav Le vere colpe del ministero Sprecare miliardi è anche peggio che rubare
di Marco Ponti*
F
orse non hanno rubato niente. Ma hanno fatto
danni economici molto più gravi al Paese,
ai contribuenti e agli utenti delle infrastrutture.
Consideriamo la “madre di tutti gli sprechi”, l’alta
velocità ferroviaria (AV). Le stime variano, ma i
sovracosti rispetto ai preventivi sono stati dell’or -
dine del 100%. C’è da credere che un manager
privato che sfori il preventivo di un investimento
del 30% sia rapidamente accompagnato alla porta
dal padrone furioso, ma non succede lo stesso nel
settore pubblico, sembra.
PARTE DI TALI SOVRACOSTI
sono frutto di una nobile iniziativa
ambientalista: richiedere alle
linee AV pendenze e curvature
che consentano il transito anche
dei treni merci, ha comportato
un sovracosto almeno del
30%, così il progetto accanto alla
sigla AV ci ha potuto mettere
anche AC (per Alta Capacità), a
futura memoria. Peccato che
treni merci in grado di viaggiare
ad alta velocità non esistono. E
se ci fossero sfascerebbero i binari.
Poi la Regione Toscana,
con uno sforzo di fantasia veramente
incredibile, ha chiesto ed ottenuto che le
gallerie tra Firenze e Bologna consentissero anche
il transito di treni merci super-voluminosi (sagoma
C++), dilatando ulteriormente, e di molto, i
costi per quella tratta.
Se qualcuno però avesse dubbi sull’ordine di grandezza
di tali extracosti, esiste la famosa analisi
comparativa del Sole 24 Ore tra la linea Milano-Torino,
e una analoga linea AV di pianura in
Francia (non in Bangladesh): i costi sono risultati
quadrupli. Basta vedere gli infiniti sovrappassi
stradali, che collegano risaie con altre risaie. Ogni
tanto vi transita qualche veicolo.
Ma purtroppo la linea ferroviaria
è rimasta quasi deserta: vi
passa poco più del 10% del traffico
che potrebbe sostenere (40
treni al giorno su 330 circa di capacità).
E questo con tariffe che
coprono probabilmente appena
i costi di esercizio della linea, ma
nemmeno un euro degli 8 miliardi
circa che l’investimento è
costato ai contribuenti. Se le tariffe,
come per le autostrade, dovessero
coprire una quota di
qualche consistenza dell’inve -
stimento, e quindi essere molto
più alte delle attuali, non vi passerebbe
nessun treno, a riprova
di quanto poco i viaggiatori siano in realtà disposti
a pagare per quel servizio.
Ma nessuno ha risposto per questo folle spreco dei
nostri soldi. Anche le autostrade deserte sono uno
spreco, ma nei peggiore dei casi gli utenti ne pagano
il 60%, che è diverso dallo 0% per la linea di
AV presa ad esempio. Però adesso anche nelle autostrade,
meno micidiali per i contribuenti, provano
a spremere gli utenti rendendo a pedaggio
strade che prima non lo erano, come la Tirrenica,
e che hanno un traffico modesto.
NEL CASO DI TUTTE LE INFRASTRUTTURE, oc -
corre fare sempre congetture, rischiando di prendere
cantonate: le ferrovie non hanno obblighi di
fare analisi trasparenti ex- a n te , né economiche e
neppure finanziarie (toccherebbero al ministero
dei Trasporti, che però non le fa). Ma non fa neppure
analisi ex-post, per analizzare come i soldi
dei contribuenti sono stati spesi. E i piani finanziari
delle concessioni autostradali sono addirittura
secretati per legge. Queste sono responsabilità
gravissime del ministero dei Trasporti. Da
sempre: la situazione non è cambiata da quando vi
lavora l’ingegner Ercole Incalza, che, si ripete, forse
non ha rubato nemmeno un euro.
Guardiamo ancora i numeri: solo per la linea AV
Milano-Torino sono stati sprecati 6 miliardi (probabilmente
di più: dato il traffico, bastava velocizzare
la linea esistente). La letteratura sulle tangenti
parla di un massimo del 10% (a chi scrive,
ex-consulente delle ferrovie, era stato detto in via
confidenziale un più modesto 6%, ma era la sola
quota per i politici). Sarebbero 800 milioni di tangenti.
Molto meglio allora le tangenti che le progettazioni
sovradimensionate al di là di ogni logica.
Se poi va male, i corrotti a volte li prendono.
Chi decide, pianifica, finanzia e approva grandi
opere inutili non dovrà rispondere mai, farà anzi
probabilmente carriera, e si farà legittimamente
molti amici, tra i costruttori e nella sfera politica,
che serve ai tecnici per passi successivi di carriera.
Ma il consenso e le amicizie si estendono anche
alla sfera sindacale, che ha sempre appoggiato
grandi spese, si spera solo per motivi occupazionali.
BUTTAR VIA soldi dei contribuenti per comprarsi
il consenso è storia antica: in America ha persino
dei nomi tecnici: “pork-barrel policy”,“revolving
doors”, “log-rolling”. Ma buttarli via quando son
scarsi, e servono a bisogni sociali essenziali, è un
po’ più difficile da accettare. L’ex ministro Maurizio
Lupi, sicuramente in buona fede, ha dichiarato:
“Per le grandi opere non serve che ci sia traffico,
si fanno e poi il traffico arriverà”. Era un convegno
del Pd sulle ferrovie. Applausi scroscianti.
* professore di Economia dei Trasporti al Politecnico
di Milano il fatto quotidiano 21 marzo 2015
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