70 0
EURO
AL GIORNO
IL COMPENSO
CHE SPETTA
a un “esperto
senior” della spa che
lavora al ministero
16 mln
IL COSTO
DEL LAVORO
DEL DICASTERO
“PA RA L L E L O ”
nel 2013: 8,7 milioni
ai dipendenti, altri
8 ai consulenti
di Marco Palombi
S
pending review? Sì, ma
non per tutti. Funziona
così: si taglia il settore
pubblico, si mette la
P.A. nelle condizioni di non poter
assolvere i suoi compiti, poi
si sottolineano i malfunzionamenti
e arrivano i privati a “sal -
vare” tutto. Per loro, magicamente,
la spending review è un
po’ meno stringente. Succede
con le grandi società di consulenza
come Kpmg e Ernst &
Young in enti pubblici e ministeri
e succede pure con le società
in house tipo Sogesid, il ministero
dell’Ambiente privato.
Il dicastero svuotato, tutto
il potere alla “spa centrista”
La Corte dei Conti l’ha ratificato,
quindi la convenzione quadro
triennale tra ministero
dell’Ambiente e Sogesid è operativa
e già sono partiti i primi
bandi. Cos’è Sogesid? Una spa
di proprietà del Tesoro: fu creata
nel 1994 per la gestione dei
bacini idrici al Sud, ma con la
Finanziaria 2007 di Prodi divenne
società in house del ministero
dell’Ambiente. Mentre il
ruolo della società cresceva, però,
il ministero veniva svuotato:
la pianta organica era stata determinata
in 945 unità nel 2008,
poi ridotta a 600 nel 2013, ad oggi
nemmeno coperta; stessa sorte
toccava al budget, decurtato
di due terzi e più, proprio mentre
aumentavano le competenze.
Lo dice il governo, che sostiene
pure che al dicastero non
ci sono professionalità adeguate
ai compiti che gli spettano.
Risultato: la soluzione individuata
è stata quella non di censire
le competenze dei dipendenti
e bandire un concorso per
supplire alle carenze, ma quella
di aumentare a dismisura la
presenza di Sogesid nel ministero.
Pure le bonifiche dei Sin (Siti
di interesse nazionale) sono roba
sua: da Taranto a Brescia-Caffaro,
dalla Campania
alla laguna di Venezia fino ai laghi
di Mantova. Interventi che
generano un flusso di appalti
che si aggira sui 200 milioni
l’anno. I risultati sono sotto gli
occhi di tutti: i Sin inquinati sono
ancora inquinati e in molti
non è conclusa nemmeno la fase
di progettazione. Nel palazzo
dell’Eur in cui ha sede il ministero
dell’Ambiente, per dire, ci
sono circa 520 lavoratori pubblici
e 1.300 badge per l’entrata
degli eventuali 800 dipendenti
indipendenti.
La situazione, con la nuova convenzione quadro, peggiora: Sogesid
adesso è il vero ministero
dell’Ambiente. Potrà predisporre
piani strategici, definire
quelli finanziari, occuparsi di
progettazione e poi essere contemporaneamente
stazione appaltante,
direttore dei lavori e
soggetto attuatore. Il Bengodi
del conflitto d’interessi. A far
muovere questa macchina saranno
i fondi europei (quelli del
cosiddetto “Pon Gas Ambiente”),
opportunamente citati tra i
compiti di Sogesid. Particolare
curioso: a firmare la convenzione
è stato il segretario generale
del ministero, Antonio Agostini,
che è sotto inchiesta a Roma
per l’uso dei fondi Ue al ministero
dell’Istruzione. Per Sogesid
ha firmato l’uomo che da
agosto è presidente e ad della
società (con lauto stipendio):
l’ingegner Mario Staderini, che
fu nominato in Rai dall’Udc,
partito da cui proviene il ministro
Gian Luca Galletti.
Compensi d’oro: fino a
150mila euro per 214 giorni
La cosa più strabiliante della
convenzione, però, è “l’allegato
1”, dove sono messi nero su
bianco i compensi che spettano
ai dipendenti Sogesid che lavorino
al ministero. I corrispettivi,
vi si legge, sono stati calcolati sui
“contratti nazionali di categoria”:
a leggere le cifre presumibilmente
ci si riferisce a quello
degli astronauti. Il riferimento è
il compenso giornaliero per 214
giorni l’anno al massimo, cioè
nove mesi pieni o poco più: un
impiegato senza qualifiche
prende 171,92 euro al giorno
(37mila euro di massimale); un
consulente junior 239,83 al
giorno (51mila), uno senior
304,95 euro (65mila) fino
all’empireo del senior coordinatore
(435,18 euro al giorno
per un massimo di 93mila) e
dell’esperto senior (695,68 euro
giornaliere per un totale di quasi
150mila euro per 214 giorni di
lavoro). Questi prezzi, peraltro,
sono netti: nel senso che vanno
aggiunte le “spese generali” per
Sogesid (dal 7,2 al 15%, a seconda
del servizio), Iva, Irap e eventuali
“spese di missione”.
Una storia di insuccessi,
che uccide la ricerca pubblica
“Si esternalizzano competenze
che dovrebbero restare pubbliche
per dare poltrone e consulenze”,
ha detto il deputato M5S
Massimo De Rosa dopo un incontro
coi lavoratori Usb, l’uni -
co sindacato a denunciare la situazione
in cui versano ministero
e Ispra (ci torneremo). Per
il passato quella dell’onorevole
grillino non è un’accusa, ma
una constatazione. A fine 2013
(ultimo bilancio disponibile)
Sogesid aveva 137 dipendenti,
un fatturato di quasi 24 milioni
e costi per la stessa cifra: 8,7 milioni
per il personale (tra cui abbondano
parenti e amici di un
paio di ex ministri, nonché di
funzionari e sindacalisti dei dicasteri
di Ambiente e Tesoro) e
altri 8 milioni per consulenti e
collaboratori (400 incarichi). I
vertici precedenti hanno avuto,
per così dire, qualche problema.
La commissione d’inchiesta sui
rifiuti elencò qualche caso: il lavoro
nel Sin di Pioltello appaltato
“allo studio di Claudio Tedesi,
indagato nella vicenda di
Santa Giulia”;“la pluralità di incarichi
affidati a Luigi Pelaggi”,
capo segreteria del ministro
Pre st i g i a co m o (pure lui indagato
per Pioltello); l’incarico per
individuare la discarica di Roma
affidato “al termine di una
procedura ristretta chiusa in tre
giorni” allo “studio Tenoin di
Napoli” che aveva lavorato a
Chiaiano, discarica “chiusa per
disastro ambientale”. Sfortunata
pure la collaborazione con
Gianfranco Mascazzini, già dg
del ministero, pure lui finito in
diverse inchieste. Intanto l’Isti -
tuto superiore per la protezione
e la ricerca ambientale (Ispra) -
ente pubblico che ha le professionalità
e il mandato per legge
di progettare interventi per il
ministero - sta praticamente
morendo: Galletti non firma la
convenzione triennale, il bilancio
è stato decurtato di 10 milioni
e i tagli sul costo del lavoro
dovrebbero sfiorare il 70%.
D’altronde mica è una spa: c’è la
spending review il fatto quotidiano 27 marzo 2015
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1 commento:
Il problema a questo punto e' di verificare se l'utilizzo delle SPA (o di altre societa' di capitali) sia costituzionalmente corretto.
Mi spiego meglio.
La giurisprudenza europea considera Pubblica Amministrazione qualsiasi soggetto di diritto privato che risponda ai seguenti requisiti:
a) il capitale della società affidataria deve essere interamente pubblico;
b) l'ente, o gli enti pubblici, titolari del capitale sociale devono esercitare sulla società un controllo analogo a quello esercitato sui propri servizi;
c) la società deve realizzare la parte più importante della propria attività con l'ente o gli enti pubblici che la controllano.
La nostra Costituzione prevede però (art. 97) che la P.A. e' informata ai principi di trasparenza, imparzialità e buon andamento e che agli impieghi pubblici si accede mediante concorso.
La domanda che si pone quindi e':
Le Società per Azioni (anche possedute interamente da una P.A.) aderiscono ai precetti costituzionali anzidetti?
A meno che nei loro atti costitutivi non vi sia un espresso richiamo al citato art.97 certamento no.
E la prova la si e' avuta con il recente scandalo ATAC Spa e AMA Spa di Roma laddove le due Società, impugnando i provvedimenti che annullavano le assunzioni discrezionali, hanno avuto riconosciute dai giudici le loro ragioni in quanto, come società di diritto privato, non sono tenute al rispetto di tali precetti ma solo di quello relativo alla buona fede nei confronti degli azionisti.
A cio' aggiungasi il fatto che la Corte dei Conti non può mettere bocca, sotto il profilo della legimittimita', negli atti della stessa Spa. Ne consegue che una volta approvata l'atto negoziale la P.A. contraente paga tutto quanto a pie' di lista (ivi incluse le mazzette).
Altrimenti non si spiegherebbe come mai una società come la SOGESID che rientra nella classe di addetti da 26 a 50 (dati Guida Monaci) abbia un fatturato di ca. 15.000.000 quando imprese di analoghe dimensioni quali la F.lli Marocchi di Sarezzo, dedita alla costruzione e al commercio di armi sportive e da caccia e lavorazioni meccaniche in genere (e quindi non proprio un settore in crisi) abbia un fatturato pari ad 1/3 di quello dichiarato dalla SOGESID medesima.
In pratica hanno legalizzato la mazzetta, il subappalto e l'esportazione di capitali (SCIP I e II insegnano) ed e' per questo che i partiti e gli amministratori (che ne sono diretta espressione) non vogliono sentire parlare di soppressione della SPA pubbliche.
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