BENE COMUNE
Per spazzare via le pratiche
rivelate dall’inchiesta di
Firenze occorre cambiare
alla radice regole e priorità
delle scelte in materia
di opere pubbliche
L’
inchiesta di Firenze
sulla corruzione
nel settore delle
grandi opere pubbliche,
che ha portato all’arresto
tra gli altri di Ercole Incalza
e alle dimissioni del ministro
delle Infrastrutture Maurizio
Lupi, rendono a tutti evidente
ciò che gli ecologisti e le forze
impegnate sul terreno della legalità
da tempo denunciano:
troppo spesso in Italia la decisione
di realizzare questa o
quella grande infrastruttura
risponde alla convenienza privata
di pochissimi e non all’interesse
generale.
Così, per vincere la sfida delle
“opere utili” non sono bastate
razionali analisi su costi e benefici,
discussioni aperte e democratiche
su cosa sia davvero
necessario per realizzare trasporti
e infrastrutture efficienti
e per garantire investimenti
pubblici oculati: non sono bastate
perché la commistione
fra politici irresponsabili, funzionari
pubblici inamovibili e
spesso conniventi con imprenditori
senza scrupoli,
troppo scarse garanzie sull’imparzialità
delle procedure,
hanno impedito processi decisionali
trasparenti e scelte
ponderate nell’interesse collettivo,
e creato condizioni
quanto mai favorevoli al dilagare
della corruzione.
Mai come oggi appare chiaro
che la corruzione dilagante è
un furto di bene comune, di
diritti e di speranze, di opportunità
e di lavoro: un furto che
non ci possiamo e dobbiamo
più permettere.
Per spazzare via le pratiche rivelate
dall’inchiesta di Firenze
occorre da una parte cambiare
alla radice regole e priorità delle
scelte in materia di opere
pubbliche, dall’altra riconsiderare,
nell’auspicabile quadro
di un Piano dei trasporti
finalmente coordinato e sistematico
e che preveda una Valutazione
Ambientale Strategica
per ogni grande infrastruttura,
scelte su opere – dal
tunnel della Valsusa, al “terzo
valico” Milano-Genova, ai
progetti di nuove autostrade
(Lombardia e Veneto, Orte-Mestre,
Maremma) – che a
fronte di un costo per la collettività
esorbitante, sollevano
dubbi diffusi e rilevanti quanto
alla loro utilità pubblica e
compatibilità ambientale.
Sul tema generale della lotta alla
corruzione servono norme
più rigorose sulla confisca dei
beni ai corrotti; sui “reati civetta”
come il falso in bilancio,
l'autoriciclaggio, l'evasione fiscale;
sul conflitto d’interessi.
Nel campo specifico delle opere
pubbliche, queste per noi le
priorità:
- Abolire la Legge Obiettivo,
con il suo elenco sconfinato di
opere spesso inutili e insostenibili
ammesse a beneficiare
non solo di rilevanti investimenti
pubblici, ma di deroghe
e scorciatoie rispetto alle norme
ordinarie; deroghe alle regole
a difesa delle finanze pubbliche
e dell'ambiente.
- Rivedere le norme sulla valutazione
di impatto ambientale,
dando luogo per ogni
grande opera a un vero “dibattito
pubblico” – aperto alla
partecipazione di cittadini e
gruppi organizzati – che ponga
le basi per decisioni nell’interesse
generale.
- Rivedere il Codice Appalti
del 2006, introducendo norme
chiare e semplici per garantire
gare trasparenti e piena concorrenza
nel mercato dei lavori
pubblici, per impedire ogni
genere di proroga o deroga rispetto
alle vie ordinarie, per
rafforzare i poteri d’intervento
dell’Autorità Anticorruzione.
- Eliminare quelle disposizioni
contenute nel Decreto “Sblocca
Italia” e nell’ultima Legge di
Stabilità che permettono una
nuova ondata di opere di nessuna
utilità pubblica (trivellazioni
petrolifere, inceneritori
di rifiuti) ed elargiscono inaccettabili
“favori” a lobby potenti
a cominciare dalla proroga
delle concessioni ai “signori
delle autostrade” che costerebbe
alle casse pubbliche
16 miliardi di euro.
INFINE, è decisivo che la scelta
del/la nuovo/a ministro delle
Infrastrutture e dei Trasporti
risponda a un radicale cambio
di rotta negli indirizzi e nei metodi
delle politiche pubbliche
in fatto di infrastrutture e trasporti.
Non serve affatto, anzi
aggiungerebbe opacità a opacità,
la creazione di strutture
parallele e poco trasparenti
fuori dal ministero delle Infrastrutture.
Occorre invece un/a
ministro custode intransigente
della legalità e della trasparenza
amministrativa, e consapevole
che le grandi opere necessarie
all’Italia sono quelle indispensabili
per migliorare la
vita quotidiana degli italiani:
rimettere in sesto il nostro territorio,
assicurare una mobilità
pubblica efficiente nelle città e
rimediare allo stato scandaloso
del trasporto regionale, puntare
sul ferro e sul cabotaggio costiero
per il trasporto delle
merci smettendo di favorire
con regali milionari il settore
dell’autotrasporto.
Questo è ciò che va fatto se davvero
si vuole demolire la “cu -
pola” che governa da decenni i
grandi affari delle opere pubbliche:
l’occasione è oggi, non
si può e non si deve perdere.
Monica Frassoni, Oliviero Alotto,
Paolo Berdini,Anna Maria Bianchi,
Donatella BianchiAngelo BonelliFelice
Casson,Mauro Ceruti,Giu -
seppe Civati, Annalisa Corrado,
Vittorio Cogliati Dezza, Carlo Degli
Esposti, Roberto Della Seta, Lo -
redana De Petris, Damiano Di Simine,
Anna Donati, Alfredo Drufuca, Vittorio Emiliani, Fra n ce s co
Ferrante Domenico Finiguerra, Fa -
bio Granata, Maria Pia Guermandi,
Giovanni Lo Savio, Paolo Maddalena,
Patrizia Malgieri, L u ca
Mercalli, Tomaso Montanari, Bar -
bara Spinelli, Sebastiano Tusa,
Maria Rosa Vittadini, Mario Zambrini,
Luana Zanella il fatto quotidiano 28 marzo 2015
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