sabato 28 marzo 2015

l'appello degli ecologisti Chiudiamo l’era delle grandi opere, dopo lo scandalo Lupi Incalza

BENE COMUNE Per spazzare via le pratiche rivelate dall’inchiesta di Firenze occorre cambiare alla radice regole e priorità delle scelte in materia di opere pubbliche
 L’ inchiesta di Firenze sulla corruzione nel settore delle grandi opere pubbliche, che ha portato all’arresto tra gli altri di Ercole Incalza e alle dimissioni del ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, rendono a tutti evidente ciò che gli ecologisti e le forze impegnate sul terreno della legalità da tempo denunciano: troppo spesso in Italia la decisione di realizzare questa o quella grande infrastruttura risponde alla convenienza privata di pochissimi e non all’interesse generale. Così, per vincere la sfida delle “opere utili” non sono bastate razionali analisi su costi e benefici, discussioni aperte e democratiche su cosa sia davvero necessario per realizzare trasporti e infrastrutture efficienti e per garantire investimenti pubblici oculati: non sono bastate perché la commistione fra politici irresponsabili, funzionari pubblici inamovibili e spesso conniventi con imprenditori senza scrupoli, troppo scarse garanzie sull’imparzialità delle procedure, hanno impedito processi decisionali trasparenti e scelte ponderate nell’interesse collettivo, e creato condizioni quanto mai favorevoli al dilagare della corruzione. Mai come oggi appare chiaro che la corruzione dilagante è un furto di bene comune, di diritti e di speranze, di opportunità e di lavoro: un furto che non ci possiamo e dobbiamo più permettere. Per spazzare via le pratiche rivelate dall’inchiesta di Firenze occorre da una parte cambiare alla radice regole e priorità delle scelte in materia di opere pubbliche, dall’altra riconsiderare, nell’auspicabile quadro di un Piano dei trasporti finalmente coordinato e sistematico e che preveda una Valutazione Ambientale Strategica per ogni grande infrastruttura, scelte su opere – dal tunnel della Valsusa, al “terzo valico” Milano-Genova, ai progetti di nuove autostrade (Lombardia e Veneto, Orte-Mestre, Maremma) – che a fronte di un costo per la collettività esorbitante, sollevano dubbi diffusi e rilevanti quanto alla loro utilità pubblica e compatibilità ambientale. Sul tema generale della lotta alla corruzione servono norme più rigorose sulla confisca dei beni ai corrotti; sui “reati civetta” come il falso in bilancio, l'autoriciclaggio, l'evasione fiscale; sul conflitto d’interessi. Nel campo specifico delle opere pubbliche, queste per noi le priorità: - Abolire la Legge Obiettivo, con il suo elenco sconfinato di opere spesso inutili e insostenibili ammesse a beneficiare non solo di rilevanti investimenti pubblici, ma di deroghe e scorciatoie rispetto alle norme ordinarie; deroghe alle regole a difesa delle finanze pubbliche e dell'ambiente. - Rivedere le norme sulla valutazione di impatto ambientale, dando luogo per ogni grande opera a un vero “dibattito pubblico” – aperto alla partecipazione di cittadini e gruppi organizzati – che ponga le basi per decisioni nell’interesse generale. - Rivedere il Codice Appalti del 2006, introducendo norme chiare e semplici per garantire gare trasparenti e piena concorrenza nel mercato dei lavori pubblici, per impedire ogni genere di proroga o deroga rispetto alle vie ordinarie, per rafforzare i poteri d’intervento dell’Autorità Anticorruzione. - Eliminare quelle disposizioni contenute nel Decreto “Sblocca Italia” e nell’ultima Legge di Stabilità che permettono una nuova ondata di opere di nessuna utilità pubblica (trivellazioni petrolifere, inceneritori di rifiuti) ed elargiscono inaccettabili “favori” a lobby potenti a cominciare dalla proroga delle concessioni ai “signori delle autostrade” che costerebbe alle casse pubbliche 16 miliardi di euro. INFINE, è decisivo che la scelta del/la nuovo/a ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti risponda a un radicale cambio di rotta negli indirizzi e nei metodi delle politiche pubbliche in fatto di infrastrutture e trasporti. Non serve affatto, anzi aggiungerebbe opacità a opacità, la creazione di strutture parallele e poco trasparenti fuori dal ministero delle Infrastrutture. Occorre invece un/a ministro custode intransigente della legalità e della trasparenza amministrativa, e consapevole che le grandi opere necessarie all’Italia sono quelle indispensabili per migliorare la vita quotidiana degli italiani: rimettere in sesto il nostro territorio, assicurare una mobilità pubblica efficiente nelle città e rimediare allo stato scandaloso del trasporto regionale, puntare sul ferro e sul cabotaggio costiero per il trasporto delle merci smettendo di favorire con regali milionari il settore dell’autotrasporto. Questo è ciò che va fatto se davvero si vuole demolire la “cu - pola” che governa da decenni i grandi affari delle opere pubbliche: l’occasione è oggi, non si può e non si deve perdere. Monica Frassoni, Oliviero Alotto, Paolo Berdini,Anna Maria Bianchi, Donatella BianchiAngelo BonelliFelice Casson,Mauro Ceruti,Giu - seppe Civati, Annalisa Corrado, Vittorio Cogliati Dezza, Carlo Degli Esposti, Roberto Della Seta, Lo - redana De Petris, Damiano Di Simine, Anna Donati, Alfredo Drufuca, Vittorio Emiliani, Fra n ce s co Ferrante Domenico Finiguerra, Fa - bio Granata, Maria Pia Guermandi, Giovanni Lo Savio, Paolo Maddalena, Patrizia Malgieri, L u ca Mercalli, Tomaso Montanari, Bar - bara Spinelli, Sebastiano Tusa, Maria Rosa Vittadini, Mario Zambrini, Luana Zanella il fatto quotidiano 28 marzo 2015

Nessun commento: