FRONTE
D’ASFALTO
Il
caso più grave
il
viadotto sul Po:
nel
2009 quattro
automobilisti
finirono
nel
fiume. E lo avevano
appena
consolidato
di
Daniele
Martini
Sarà
colpa degli appalti
assegnati
con criteri discutibili,
dei
lavori poco
accurati,
della manutenzione
fatta
con il contagocce, oppure
del
destino cinico e baro.
Fatto
sta che soprattutto in Sicilia,
ma
non solo nell'isola, i viadotti
e
i ponti vecchi e nuovi vengono
giù.
L'ultimo, lo Scorciavacche
dalle
parti di Mezzojuso sulla
statale
121 tra Palermo ed Agrigento
ha
battuto tutti i record restando
transitabile
appena una
settimana:
inaugurato alla vigilia
di
Natale è stato chiuso alla fine
dell'anno.
“Chiuso solo per precauzione”,
minimizza
parlando
con
il Fatto
Quotidiano Alfredo
Bajo,
il
condirettore generale della
progettazione
Anas, in pratica il
responsabile
tecnico dell'azienda
pubblica
delle strade committente
dell'opera.
Dalle
immagini
appare
chiaro,
però,
che
la chiusura
più
che
dettata
dalla
prudenza
è
imposta
dal
fatto
che lì le
auto
non
possono
transitare
proprio
più,
essendo
la
carreggiata
sprofondata
per oltre un metro.
Di
fronte a quella voragine, a
conti
fatti è andata bene che non
ci
siano state vittime. Così come
era
andata sostanzialmente bene
anche
le numerosissime altre volte
in
cui ponti e viadotti negli ultimi
anni
si erano afflosciati come
sacchi
vuoti.
Manutenzione
e arterie
minori
dimenticate
La
provvidenziale assenza di
morti
o la circostanza che le vittime
siano
state frettolosamente
derubricate
come incidenti sul lavoro,
ha
impedito che quei fatti
gravissimi
e reiterati fossero interpretati
per
quel che sono: un
fenomeno
preoccupante e pericoloso,
la
riprova che l'attenzione
spasmodica
dedicata dal presidente
Anas
Pietro Ciucci alle
grandi
opere, dal faraonico ponte
sullo
Stretto di Messina alla regina
delle
incompiute, la Salerno-
Reggio
Calabria, ha lasciato il
segno
sulle strade statali normali
andando
a scapito dei lavori minori
e
della manutenzione accurata.
Dopo
anni di questa politica,
ora
si contano i cocci e anche
il
governo di Matteo Renzi e il
ministro
delle Infrastrutture,
Maurizio
Lupi, si rendono conto
che
non si può più far finta di
nulla.
La
Tecnis e il gioco dei lavori
chiusi
in anticipo
Nel
caso dell'ultimo viadotto siciliano
collassato
ci sono molte
circostanze
che lasciano perplessi.
Per
esempio la decisione di
inaugurare
a tutti i costi l'opera
con
3 mesi di anticipo sui tempi
previsti
per la fine dei lavori affidati
da
Anas a un raggruppamento
di
imprese tra cui, con le
cooperative
Cmc e Ccc, spicca la
ditta
Tecnis del siciliano Mimmo
Costanzo,
erede di uno dei 4 famosi
Cavalieri
del lavoro di Catania.
Con
lo stesso sistema della
consegna
anticipata dell'opera rispetto
alla
scadenza ufficiale, l'Anas
2
anni fa pagò sotto forma di
premio
proprio alla Tecnis la bellezza
di
26 milioni di euro su un
lavoro
di circa 250 per la costruzione
di
11 chilometri della Salerno-
Reggio
Calabria nel parco
del
Pollino, nonostante quell'autostrada
sia
tutto tranne che un
esempio
di lavori veloci. Progettista
era
Nino Bevilacqua, un signore
che
si sposta in elicottero e
vive
in un castello affacciato sul
porto
di Palermo, un professionista
tra
i più pagati d'Italia, usato
spesso
da Tecnis. Forse anche per
la
presenza di Bevilacqua, l'Anas
apprezza
molto la Tecnis a cui
affida
spesso e volentieri i lavori.
C'è
la Tecnis, per esempio, sulla
Variante
di Morbegno della statale
38
in Valtellina, appalto da
oltre
200 milioni di euro. C'è Tecnis
sulla
Palermo-Agrigento e
sulla
Agrigento-Caltanisetta, sulla
Rieti-Terni
(altri 170 milioni di
euro)
e c'era Tecnis sulla Variante
di
Quadri, 2 chilometri e 200
metri
di asfalto nella Valle del
Sangro
in Abruzzo costati 40 milioni
di
euro e inaugurati 9 mesi
fa.
La
pessima condizione dei viadotti
e
delle strade è macroscopica.
All'inizio
di luglio in Sicilia
collassò
il viadotto Petrulla sulla
statale
123 tra Licata a Ravanusa:
4
i feriti tra cui una donna incinta.
Subito
dopo si accorsero
che
il vicino ponte Ficili era a rischio
e
lo chiusero. Nella stessa
estate
fu sprangato il ponte Gurrieri
a
Modica e quello della Balata
Baida
sulla statale 187 a Castellammare
in
provincia di Trapani.
Poco
più di un anno prima,
febbraio
2013, si afflosciò il Verdura
sulla
statale 115 tra Trapani
e
Siracusa e il 28 maggio 2009
nella
provincia di Caltanissetta
venne
giù un pezzo del ponte Geremia
II.
Lungo
elenco di incidenti,
feriti
e chiusure
Anche
l'elenco dei ponti caduti o
chiusi
fuori dalla Sicilia è impressionante.
Il
caso più grave, con un
autista
di camion morto, risale ad
una
decina d'anni fa sulla statale
42
in provincia di Brescia dove si
spezzò
il viadotto Capodiponte.
L'incidente
più
clamoroso
è
però
quello
del
ponte
sul Po
tra
San Rocco
al
Porto e
Piacenza,
unica
via tra
Emilia
e
Lombardia
oltre
all'autostrada
e
la
ferrovia.
Lì la
mattina
del
29
aprile
2009
sprofondò nel fiume un'intera
arcata
trasformando la strada
in
una botola in cui sprofondarono
4
automobilisti che rimasero
feriti,
uno in maniera grave. Su
quel
pezzo di ponte crollato l'Anas
aveva
detto di essere intervenuta
appena
un anno prima con lavori
di
consolidamento che evidentemente
avevano
consolidato poco.
Nello
stesso anno si verificarono
due
crolli sulla Teramo-Mare
mentre
il 2 marzo 2011 le impalcature
del
ponte sulla statale 407
Basentana
a Calciano in provincia
di
Matera si abbassarono all'improvviso
di
2 metri. Nello stesso
periodo
sempre in Basilicata chiusero
il
ponte di Baragiano. Otto
giorni
dopo in Puglia crollò una
parte
del ponte tra Vieste e Peschici
sulla
statale 89.
L'11
maggio di due anni fa toccò a
un
ponte Anas in Abruzzo sulla
linea
ferroviaria tra Terni e Rieti
all'altezza
di Scoppito.
il
FattoQuotidiano
MARTEDÌ
6 GENNAIO 2 01 5 5
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