domenica 21 dicembre 2025

Il clima e l’inerzia del potere, ambiente e non solo dall'articolo di Fabio Cavallari

 tratto da https://ambientenonsolo.com/il-clima-e-linerzia-del-potere/


Il clima e l’inerzia del potere

Di Fabio Cavallari

Gli articoli di Fabio Cavallari per Ambientenonsolo

Ci sono momenti in cui la storia sembra chiedere agli uomini meno poesia e più postura. È quando la temperatura del pianeta avanza senza attesa, quando le città scoprono nuovi deserti di asfalto fuso, quando intere popolazioni vivono il futuro come un incendio che divampa da dentro. In quei momenti il linguaggio politico dovrebbe farsi adulto, riconoscere la propria parte di responsabilità, rinunciare al gioco delle deleghe reciproche. E invece resta impigliato in una grammatica che conosciamo. Rinvii, calcoli, compromessi, richiami alla prudenza che somigliano troppo all’inerzia.

La crisi climatica ha una caratteristica psicologica precisa. Non parla al nostro immaginario come un dramma epocale, ma come un fastidio quotidiano. Non la viviamo come minaccia, ma come disturbo dell’ordine abituale. È la nostra rimozione primaria. Tutto ciò che cresce lentamente viene percepito come marginale. E così, mentre gli scienziati misurano la febbre del pianeta, la politica misura il consenso delle prossime ventiquattro ore. È un’anamnesi che chiunque, con un minimo di lucidità, può verificare.

Eppure, c’è un fatto che non possiamo più spostare altrove. Una parte dell’umanità vive già in quella zona del mondo in cui il clima non è un dibattito, ma una diagnosi. Sono le aree dove il caldo non dà tregua, dove l’acqua scompare in silenzio, dove un uragano non è un titolo di giornale ma un lutto familiare. Lì, l’idea che si possa continuare a trattare la questione come un capitolo di discussione tra Stati appare semplicemente insensata. Non è un allarme. E’ una presa d’atto. Le comunità più vulnerabili ci stanno dicendo che il tempo non è un concetto astratto, ma una giurisdizione che abbiamo già violato.

Il nodo vero non è mai stato tecnico. Non è mai stato scientifico. Non è neppure economico. Il nodo è sempre politico, e nel senso più alto. Riguarda la responsabilità collettiva e la volontà di esercitarla. Gli accordi internazionali non sono oracoli né amuleti. Sono strumenti. E come ogni strumento funzionano solo se qualcuno decide di utilizzarli fino in fondo. La distanza tra ciò che sappiamo e ciò che facciamo è ormai un abisso culturale, prima ancora che istituzionale. Ed è in questo abisso che il mondo rischia di procedere diviso. Chi può ancora scegliere e chi non può più scegliere nulla.

Nessun commento: