tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/il-fatto-di-domani-del-3-febbraio-2024/
SGARBI, DOPO LE SUE DIMISSIONI AUMENTANO GLI APPETITI DEI PARTITI: IL RISIKO DEI SOTTOSEGRETARI. Le conclusioni dell’inchiesta curata dall’Antitrust su Vittorio Sgarbi, ormai ex sottosegretario alla Cultura, saranno divulgate lunedì. Sarà scritto lì, nero su bianco, quanti e quali incarichi Sgarbi ha ricoperto, che erano palesemente incompatibili con il suo ruolo. Insomma, tutto ciò che è stato raccontato nelle inchieste del Fatto e di Report. E che è stato rivendicato dal direttore Marco Travaglio come un esempio di giornalismo d’inchiesta autonomo, che non ha bisogno delle informative delle Procure. Anche per questo, il critico d’arte ha giocato d’anticipo e ormai con le spalle al muro, ieri ha dichiarato che si dimetteva di sua spontanea volontà. In realtà, non gli erano rimaste molte alternative. La partita che si gioca, adesso, è sul posto da sottosegretario: Sgarbi non dovrebbe essere sostituito, perchè sarebbe intenzione del ministro Sangiuliano di tenere le deleghe, e tirare così il fiato dopo un anno e mezzo di polemiche. Ma gli appetiti dei partiti sono aumentati; il posto che si è liberato viene rivendicato da Noi Moderati e pure da Fratelli d’Italia. Insomma, la vicenda potrebbe avere delle ripercussioni interne alla maggioranza, aumentando le diatribe interne. Sul giornale di domani leggerete le novità sul caso Sgarbi, sulla corsa a chi vuole accaparrarsi la sua ex poltrona, e su quanto è stato raccolto dall’Antitrust. L’ABROGAZIONE DEL REDDITO DI CITTADINANZA È UN DANNO PER IL NORD. E UN BOOMERANG PER LA LEGA. Il paradosso di questo governo di destra, che si era sempre vantato di voler tutelare le fasce più deboli, sta proprio nell’abrogazione del reddito di cittadinanza. La Lega ha usato la retorica di difendere le rivendicazioni dei lavoratori delle regioni del Nord, e Fratelli d’Italia, in nome della destra sociale, ha fatto promesse in campagna elettorale finite poi nel cestino. Ora, parlano i numeri: l’Adi (l’Assegno di inclusione), la misura di sostegno che sostituisce il Reddito di cittadinanza, sta diventando un boomerang per la maggioranza, come il Fatto aveva già anticipato, raccontando perchè le domande erano ferme. Secondo i dati dell’Inps, questo è lo scenario: con l’Adi e il suo meccanismo di calcolo, spariscono le misure di supporto economico al Nord, dove a fronte dell’11,56% dei nuclei percettori di Adi ,c’è un 42% di persone che faticano a vivere con i propri mezzi. In altre parole: prima in Lombardia il Reddito di cittadinanza era esteso a 52mila persone, ora l’Adi non raggiunge più di 12 mila famiglie. Sul Fatto di domani leggerete un approfondimento con il raffronto dei numeri tra Rdc e Adi, e una intervista alla sociologa Chiara Saraceno. MEDIO ORIENTE, PER HAMAS IL RAID USA SULLA SIRIA E L’IRAQ È “BENZINA SUL FUOCO”. SULLA TREGUA CON ISRAELE, I FONDAMENTALISTI SI DIVIDONO. Come aveva preannunciato, la Casa Bianca ha dato il via al raid sulle postazioni dei gruppi filo iraniani in Iraq e Siria, per rispondere agli attacchi subiti, ultimo dei quali, aveva provocato la morte di tre militari, e più di 30 feriti. Il bilancio del bombardamento avvenuto nella notte di venerdì, secondo alcune fonti, è di 39 vittime: 16 morti in Iraq e 23 in Siria. Il conflitto nella Striscia di Gaza tra Israele e Hamas, causato dalla strage del 7 ottobre firmata dai fondamentalisti, con 1.200 vittime e più di 300 ostaggi, sta creando un effetto domino; proprio Hamas per condannare il raid dichiara che è come se Washington avesse versato “benzina sul fuoco” in Medio Oriente. Ma i fondamentalisti islamici devono risolvere anche conflitti interni; sulla proposta di tregua, dopo i colloqui di parigi tra emissari egiziani, del Qatar, e americani, Hamas prende ancora tempo. L’ala politica, guidata da Haniyeh, mira ad ottenere un cessate il fuoco permanente, e per questo invoca il ritiro totale dell’esercito israeliano. Il capo dell’ala militare, Sinwar, invece, vorrebbe accettare anche pause brevi nei combattimenti. La questione della tregua è delicata anche in Israele; oggi i parenti degli ostaggi hanno organizzato a Tel Aviv l’ennesima manifestazione di protesta contro il premier Netanyahu. I familiari chiedono che il governo trovi una soluzione per i loro cari, tenuti nei tunnel di Gaza ormai da 120 giorni. Sul Fatto di domani leggerete altri particolari sulla giornata e sul conflitto in Medio Oriente che rischia di allargarsi sempre di più: oggi il Comando Usa ha annunciato di aver distrutto otto droni al largo dello Yemen e quattro a terra, per colpire la milizia Houthi, i filo-Iran che minacciano di bloccare i cargo occidentali nel Mar Rosso. LA CITTADINANZA DI ROMA AD ASSANGE: IL DIETRO FRONT DELLA CAPITALE. Nel mese di ottobre, sembrava cosa fatta. Su proposta di Virginia Raggi, ex sindaca 5 stelle, ora consigliera del Movimento, l’assemblea capitolina aveva approvato all’unanimità la mozione che chiedeva al sindaco Roberto Gualtieri e alla sua giunta di concedere la cittadinanza a Julian Assange, il giornalista australiano che su Wikileaks pubblicò dei rapporti confidenziali sulle azioni degli Stati Uniti durante la guerra in Iraq. Assange si trova in carcere a Londra dal 2019, e tra pochi giorni si saprà se la richiesta degli Usa sulla sua estradizione sarà accolta: Washington ritiene Assange responsabile di reati molto gravi, tanto da configurare condanne fino a 170 anni di carcere. Dunque, a Roma di doveva votare in aula la delibera entro il 20 febbraio – per il giorno seguente si attende il pronunciamento dell’Alta Corte britannica – ma la giunta si è tirata indietro, seguendo l’indicazione del Pd. C’è da ricordare che già altri Comuni hanno concesso la cittadinanza ad Assange: Napoli, Catania, Reggio Emilia e Pescara. Virginia Raggi non si arrende e in una nota scrive: “Abbiamo 20 giorni di tempo: chiediamo a tutte le associazioni che da anni si battono per la liberazione di Assange, di aiutarci”. Sul giornale di domani potrete leggere i retroscena della decisione che ha spinto la maggioranza in Campidoglio a fare marcia indietro, mentre il destino di Assange si avvicina ad un punto di non ritorno. LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE Morto Vittorio Emanuele di Savoia, una vita tra processi e polemiche. All’età di 86 anni è scomparso a Ginevra Vittorio Emanuele di Savoia. Il figlio dell’ultimo re d’Italia ha avuto una esistenza contrassegnata da polemiche e guai giudiziari: fu coinvolto in diverse inchieste, tra cui Vallettopoli e traffico di armi, ma fu condannato solo una volta; sei mesi con la condizionale, per porto abusivo d’arma. La vicenda più clamorosa di cui si rese protagonista fu il caso di Dirk Hamer, 19 anni, ucciso il 18 agosto 1978 da un colpo di arma da fuoco al largo dell’isola di Cavallo. Vittorio Emanuele fu arrestato ma nel 1991 fu prosciolto. Anni dopo, si sarebbe vantato di aver “fregato i giudici”. Sul giornale di domani leggerete cosa raccontò Beatrice Borromeo alla Festa del Fatto, rievocando il suo incontro con Vittorio Emanuele durante le riprese del documentario “Il Principe” La protesta degli agricoltori sull’autostrada A1. Dal casello di Orte a quello di Orvieto, centinaia di trattori oggi hanno bloccato l’autostrada nel tratto Roma-Firenze. Momenti di tensione quando alcuni manifestanti hanno messo in mezzo all’uscita dell’autostrada di Orte una balla di fieno da oltre due quintali e poi quando una cinquantina di loro hanno provato a mettersi sulla carreggiata, ma sono stati respinti dalla polizia. Lunedì i trattori dovrebbero entrare a Roma. Danilo Calvani, uno leader degli agricoltori, lo ha confermato dopo l’incontro in questura. “Le politiche green sono devastanti per il nostro settore. Ci impediscono di produrre, ma non fermano il libero mercato che porta la merce in Europa con il Green corridor fatto da vari governi con i paesi del Nord africa. La Coldiretti non ci rappresenta più”. Francia, maliano accoltella tre persone a Parigi: dubbi sulla matrice terrorista. Si chiama Sagou Gouno Kassogue, 32 anni, originario del Mali, l’uomo che stamane ha accoltellato tre persone alla gare de Lyon di Parigi. Kassogue aveva un permesso di soggiorno rilasciato in Italia. Su un account TikTok che potrebbe essere quello di Kassogue lo si ascolta mentre dice che “l’Africa non deve mai perdonare la Francia” e “la Francia è diventata il peggior nemico dei maliani”. “Le motivazioni dell’assalitore possono essere di tipo religioso – dice una fonte degli inquirenti a Le Figaro – ma la pista terrorista continua ad essere esclusa”. |
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