di Emilia Trevisani | 24 giugno 2018
A Livorno nell’area del porto che si affaccia sulla città, i livelli di inquinamento dell’aria durante la partenza e l’arrivo delle navi superano le 90mila particelle per centimetro cubo di polveri ultrafini. Un livello decine di volte superiore a quello di fondo presente nelle grandi città (tra le 3mila e le 5mila particelle per centimetro cubo) o nelle strade particolarmente trafficate (10mila particelle per centimetro cubo).
Le misurazioni nel porto di Livorno sono state e...
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A Livorno nell’area del porto che si affaccia sulla città, i livelli di inquinamento dell’aria durante la partenza e l’arrivo delle navi superano le 90mila particelle per centimetro cubo di polveri ultrafini. Un livello decine di volte superiore a quello di fondo presente nelle grandi città (tra le 3mila e le 5mila particelle per centimetro cubo) o nelle strade particolarmente trafficate (10mila particelle per centimetro cubo).
Le misurazioni nel porto di Livorno sono state effettuate in tempo reale dall’associazione tedesca Nabu (Nature and Biodiversity Conservation Union) insieme a Cittadini per l’aria, rete nazionale partita dal basso impegnata nella difesa della qualità dell’aria e al Coordinamento Livorno porto pulito che ha come obiettivo la sensibilizzazione a livello cittadino sul tema dell’inquinamento da navi in porto. I dati delle misurazioni effettuate a Livorno sarebbero “allarmanti” e, come spiega Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’aria: “Il problema è che la situazione di tutte le città di porto è veramente grave. Queste navi se fossero sulla terraferma non potrebbero stare accese, perché hanno delle emissioni che da un impianto in terraferma sono considerate fuori legge”
Da un recente studio relizzato a Civitavecchia dal Dipartimento di epidemiologia del Lazio, continua Gerometta: “È risultato che chi vive nei primi 500 metri dal porto ha un’incidenza di tumore al polmone del 31% in più e un’incidenza di malattie neurologiche del 51% in più”.”Noi siamo una città portuale da sempre, ce l’abbiamo nel dna – spiega Giovanna Cepparello, attivista del Coordinamento Livorno porto pulito – però effettivamente questa consapevolezza mancava fino a poco tempo fa. Credo che i cittadini si stiano rendendo conto che le navi portano lavoro, portano turisti ma portano anche dei problemi di salute“.
Il punto, continua Cepparello, non è ridurre il traffico navale ma “imporre agli armatori l’uso di carburanti più puliti”. Come spiega Anna Gerometta, servono norme che regolamentino le emissioni delle navi che a loro volta “devono installare filtri, sistemi di abbattimento degli ossidi di azoto in modo da rispettare la salute dei cittadini”. “Un altro aspetto molto importante che bisognerà prendere in considerazione – conclude Giovanna Cepparello – riguarda la qualità della vita dei lavoratori che lavorano in area portuale o addirittura a bordo delle navi”. Anche per questo viene chiesto che come già avviene in Nord Europa, anche nel Mediterraneo venga istituita un’area Eca (emission control area) ovvero una zona a basse emissioni. Nel frattempo alcuni cittadini livornesi residenti nelle aree vicino al porto hanno dato il via a un periodo di misurazioni riguardo alla qualità dell’aria che durerà un mese e, grazie al supporto di Coordinamento Livorno porto pulito sono stati installati dei campionatori passivi che resteranno all’aperto per un mese. I risultati, spiegano da Cittadini per l’aria, saranno poi mandati ad un laboratorio indipendente per conoscere il livello di concentrazione di biossido di azoto (NO2) nell’aria.
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