domenica 2 marzo 2014
Gioia Tauro, viaggio in quel porto dei veleni RINVIATO L’ARRIVO DELLE ARMI CHIMICHE DALLA SIRIA
PER “CONTAINER DIFETTOSI”
MA È ALLARME SICUREZZA: POCHI MEZZI E NESSUN PIANO D’EMERGENZA
ALLARME ROSSO
L’attrezza tura
dei Vigili è già vecchia,
il centro di
rianimazione più vicino
è a 20 chilometri. Mai
provata l’eva c u a z i o n e
di Antonio Massari
Il centro di rianimazione
più vicino? È a Polistena:
a 20 chilometri
dal porto. Il piano operativo
sanitario in caso d’incidente?
È stato annunciato,
ma a Gioia Tauro non l’ha ancora
visto nessuno. L’attrezzatura
dei Vigili del Fuoco investiti
dell’operazione? Nella
caserma di Catanzaro è impolverata,
con filtri scaduti da
quattro anni e macchine con
batterie scariche. Eppure l’opuscolo
in circolazione - di
quattro facciate - parla di una
“occasione per Gioia Tauro e
San Ferdinando”. L’occasione
è il “trasferimento delle sostanze
chimiche dalla nave
della flotta danese-norvegese
a quella americana”. Un “motivo
d’orgoglio” per il porto
calabrese che potrà “dimostrare
alla comunità internazionale
di essere all’avanguardia
in campo mondiale”.
L’ORGOGLIO DERIVERÀ dal
trasbordo di “circa 60 container”
di veleni siriani: parliamo
delle armi tossiche del regime
di Assad. E proprio dalla Siria,
ieri, giunge la notizia che l’operazione,
attesa entro un paio
di settimane, è rinviata per un
problema ai container: “Fonti
siriane - scrive l’agenzia AdnKronos
- riferiscono che i container
non hanno i parametri
di sicurezza previsti a livello
internazionale”. Risultato: ne
stanno costruendo altri, adatti
a garantire la sicurezza del trasporto.
Ma Antonio Jiritano,
vigile del fuoco del sindacato
Usb, non ci crede: “Dovrei credere
che un’intera partita di
container sia difettosa? Ragioniamo:
i container vengono
consegnati dopo un collaudo:
tutti e 60 hanno un problema?
Penso che il motivo reale del
rinvio sia la nostra denuncia
sui rischi reali dell’operazione,
che riguardano sia i Vigili del
fuoco, sia il territorio. Se poi
davvero i container risultano
difettosi, beh, vuol dire che
con le nostre denunce abbiamo
avuto ragione due volte”.
A occuparsi dell’operazione è
un reparto dei Vigili del Fuoco
- si chiama Nbcr - per il quale,
il 29 gennaio, tutti i sindacati
hanno chiesto al ministero
dell’Interno di “implementare
il mantenimento della specializzazione”.
Un modo elegante
per chiedere maggiori garanzie
nell’operatività: “L’ultima
esercitazione del reparto, almeno
qui in Calabria, risale a
ben 6 anni fa”, continua Jiritano.
Nella caserma di Catanzaro,
capofila per tutta la regione,
quindi in prima linea
per l’operazione di Gioia Tauro,
troviamo macchine impol
impolverate
e ferme da anni. Reagenti
in confezioni blu, per
terra, scaduti da tempo. C’è un
“filtro 620 st reaktor p3” che,
come data di scadenza, segna
luglio 2010. La denuncia della
Usb si rivela fondata. L’opu -
scolo firmato dal governo, invece,
appare piuttosto snello:
quali sono le misure di pre-
venzione o d’intervento che,
in caso d’incidente, dovrebbero
aiutare la popolazione?
Non v’è traccia. “Per quest’operazione
- continua Jiritano -
non abbiamo una macchina
adeguata, cioè scoperta, per rilevare
eventuali fuoruscite di
gas. C’è stato riferito che dovremo
salire su navi norvegesi
e americane, dove non abbiamo
copertura assicurativa,
perché si tratta di territorio
estero. E soprattutto, quando
arriverà la nave, sarà convocato
il nucleo Nbcr di Roma
perché, come ha potuto verificare,
la nostra strumentazione
non è adeguata”. Il Fatto
Quotidiano è in grado di rivelare
dei dettagli in più. Uno su
tutti: “Ad alcuni colleghi -
continua Jiritano - è stato spiegato
che i colli in arrivo hanno
una perdita fisiologica - c’è
una valvola di “sfiatamento” -
che arriva al 5 per cento con
temperature superiori ai 20
gradi. Si tratta di una misura di
sicurezza che riguarda circa
28mila litri pronti a liberarsi -
in teoria - all’interno del container.
Di fronte a queste cifre
il governo dovrebbe offrire le
massime garanzie al territorio.
Parliamo del trasbordo di
117mila litri di gas VX che, com’è
stato spiegato nelle riunioni,
è riconoscibile da un
odore di frutta e può uccidere
in 5 - 7 minuti dal contatto.
Saranno trasbordati altri
15mila litri di Iprite - che si
può riconoscere per la somiglianza
con l’aroma dell’aglio -
e, infine, dell’inodore Sarin
che uccidono entrambi in 3-5
minuti.
L’OPERAZIONE, secondo le
indicazioni, sarà realizzata in
giorni compresi tra il lunedì e
il mercoledì e, in caso di problemi,
è previsto un piano di
evacuazione nel raggio di un
chilometro”. E nel raggio di un
chilometro, in linea d’aria,
dalla banchina del porto è ben
visibile il centro abitato di San
Ferdinando. In caso d’inci -
dente è prevista la presenza di
ambulanze medicalizzate. È
stato già provato un piano di
evacuazione? “No” risponde
Giuseppe Gentile, segretario
regionale del Sulpi, Sindacato
Unitario Lavoratori del Pubblico
Impiego. “Non abbiamo
alcun segnale di prove realizzate,
né all’interno del porto
né fuori, eppure si tratta di
un’operazione che è forse un
caso unico al mondo”. Secondo
il governo, invece, in questi
2 anni sono già sbarcate, nel
porto di Gioia Tauro, 1.644
tonnellate della stessa classe -
la 6.1 - di pericolosità. Altre
646 tonnellate sono state invece
imbarcate. Nessun allarme
quindi: secondo Palazzo
Chigi è tutto sotto controllo.
il fatto quotidiano 2 marzo 2014
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