venerdì 31 agosto 2012
fumi e polveri all'Ilva tutto come prima, Arpa superati limiti di legge
FUMI E POLVERI,
A L L’ILVA RESTA
TUTTO COME PRIMA
Il vento avvelena il rione Tamburi
Ieri un incendio alle Lamiere
L’o rd i n a n z a
del giudice non
ha avuto alcun
seguito. L’Arpa
denuncia:
superati ancora
i limiti di legge
di Salvatore Cannavò Il Fatto quotidiano 30 agosto 2012
Èpassato più di un mese
da quando, il 25 luglio, il
Gip di Taranto, Patrizia
Todisco, disponeva “il
sequestro preventivo” di sei
aree dello stabilimento dell'Ilva.
Una decisione motivata
dalla “grave e attualissima situazione
di emergenza ambientale
e sanitaria imputabile
alle emissioni inquinanti”
provenienti dall'insediamento
siderurgico. Eppure a Taranto
non è cambiato nulla.
Solo qualche giorno fa la città
è stata investita da una nuvola
di polveri inquinanti che ha
costretto molti a rinchiudersi
in casa. E l'immagine dell'incendio
scoppiato ieri nel reparto
Lamiere, con la colonna
di fumo che si è alzata in
cielo, osservabile da tutta la
città, rende plasticamente
l'immagine di una fabbrica
che continua imperterrita a
produr re.
EPPURE il provvedimento
del giudice si riferiva ad “accertate
e persistenti criticità
ambientali” e motivava la grave
decisione del sequestro come
l'unico funzionante a tutelare
“beni di rango costituzionale
che non ammettono
contemperamenti, compromessi
o compressioni di sorta
quali la salute e la vita umana”.
Il sequestro, inoltre, era “funzionale
all’interruzione delle
attività inquinanti” af finché,
scriveva il giudice, “non un altro
bambino, non un altro abitante
di questa sfortunata città,
non un altro lavoratore dell’Ilva,
abbia ancora ad ammalarsi
o a morire o a essere comunque
esposto a tali pericoli,
a causa delle emissioni tossiche
del siderurgico”.
Ora, a distanza di 35 giorni,
nulla di quanto richiesto dal
Gip è stato realizzato. Anzi,
come denuncia l'Arpa Puglia,
l'agenzia regionale di protezione
ambientale, lo scorso 27
agosto si è registrata “una situazione
di criticità ambientale
che ha visto la diffusione di
polveri nelle zone urbane limitrofe
all’area industriale”. È
stato così superato il valore limite
giornaliero di Pm10 nelle
centraline di monitoraggio
della qualità dell’aria. A provocare
il peggioramento ambientale
è stato il vento proveniente
da nord-ovest, una
forte tramontana che ha trasportato
le polveri dei parchi
minerar i.
La notizia, diffusa ieri dalla
stessa Arpa, conferma quanto
comitati di cittadini, ambientalisti
e gli stessi operai, continuano
a ripetere inascoltati:
gli impianti continuano a girare
normalmente, anche se al
di sotto delle capacità produttive
e l'inquinamento va avanti
come prima.
Se la produzione è stata rallentata
– funzionano solo 2 altoforni
su 5 – “è solo perché il
mercato non tira” spiegano alcuni
operai che parlano a condizione
dell'anonimato. “L'impianto
è al 60% delle sue capacità;
c'è la crisi, sono due
anni che l'Ilva ha ridotto la
p ro d u z i o n e ”. Qualcuno rivela
che “la notte, la produzione è
maggiore e tra gli operai si inizia
a soffrire questa situazione”.
LE ISPEZIONI dei tecnici
nominati dal Gip vanno avanti,
anche in piena notte e a sorpresa.
I custodi tecnico-operativi,
guidati dall'ingegner
Barbara Valenzano dell'Arpa
regionale, sono quelli che dovranno
indicare le misure che
l'Ilva dovrà adottare per rispettare
le prescrizioni della
magistratura. Ma su questo
piano si è potuto constatare
sul campo la quantità di limiti
e condizionamenti subiti dalla
magistratura. Il governo ha fatto
di tutto per mettere i giudici
all'angolo utilizzando,
con l'appoggio di gran parte
del sindacato, a eccezione della
Fiom, l'argomento del rischio
chiusura. L'arrivo a Taranto,
il 17 agosto, dei ministri
Clini e Passera, è servito soprattutto
a questo.
La decisione del Tribunale del
Riesame, che ha nuovamente
respinto l'ordinanza del 10
agosto del Gip Todisco, ha
avuto come conseguenza diretta
la ri-nomina del presidente
Ilva, Bruno Ferrante, a
custode amministrativo dello
stabilimento. Un fatto che
non riduce il potere dei custodi
tecnico-operativi, ma
che ribadisce la linea della piena
collaborazione con l'azienda.
E così ad oggi, la “grave e attualissima”
situazione ambientale,
stabilita da un'ordinanza
giudiziaria, non ha ancora
trovato rimedio, nemmeno
parziale. Il vento fortissimo
del 27 agosto ha evidenziato
di nuovo il problema dell’A re a
Parchi come fonte principale
di intossicazione. Da più parti
è stata avanzata la proposta di
coprire i cumuli di ferro e carbone,
ad esempio come realizzato
dalla Hyndai Steel in
Corea del Sud. Ipotesi puntualmente
scartate dall'azienda
perché troppo costose. L'Ilva
ha proposto la costruzione
di un muro di 21 metri per
separare fabbrica e città. Ma è
stata la stessa Arpa, ieri, a ribadire
i propri dubbi: “A bb i a -
mo già espresso le riserve sulla
soluzione proposta dall’Ilva,
ovvero il barrieramento,
mentre anche di recente l’Agenzia
ha riproposto, nell’ambito
dell’attuale procedimento
di riesame dell’Aia, la soluzione
della copertura dei
parchi ritenendo che sia quella
più efficace”. Ma di passi, in
questa direzione, ancora non
se ne vedono.
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