Sappiamo benissimo come si viva a ridosso di una discarica, ma non altrettanto bene sappiamo come – o quanto – si muoia nelle sue vicinanze. Dalle testimonianze raccolte negli ultimi anni nella zona di via Monfalcone, a ridosso degli invasi di Borgo Montello, molti residenti raccontano di famiglie falcidiate dai tumori. Ad oggi l’unico tentativo di mettere in correlazione alcune malattie e la vicinanza della discarica si trova in uno studio epidemiologico poco noto in terra pontina, terminato nell’aprile 2013, e che ha preso in considerazione i residenti sino a cinque chilometri di distanza dall’impianto tra gli anni 1996 e 2008.
Lo studio non ha riguardato solo Montello, ma anche le discariche diAlbano Laziale, Bracciano, Civitavecchia, Colleferro, Guidonia Montecelio, Latina, Roccasecca, Roma-Malagrotta e Viterbo: in tutto 242mila le persone interessate dallo studio. L‘indagine offre risposte complessive, ed anche se non fanno esplicitamente riferimento a Latina, possono chiarire meglio quanto incida la salute dell’ambiente su quella delle persone.
A Latina lo studio ha riguardato 5.677 persone, di cui 331 residenti entro un chilometro, 583 tra uno e due, 1785 tra due e tre chilometri, e 2.978 tra i tre e i cinque chilometri di distanza dal perimetro della discarica. Il dossier non offre risposte univoche, e soprattutto non prende approfondidamente in esame il territorio pontino, nonostante a più riprese (ricordiamo un intervendo di Fabrizio Cirilli a tal proposito) a Latina si chieda da anni di studiare la correlazione tra zone inquinate e malattie.
Alla luce delle ultime risultanze sull’inquinamento della zona (vedi la perizia del professor Munari depositata nell’ottbre 2014 per il processo sull’inquinamento delle falde acquifere determinato dalla discarica) una nuova indagine dedicata alll’intera area potrebbe offrire un quadro completo, magari integrata con altri studi epidemiologici come quello che ha tentato di fare luce sugli effetti di un altra servitù sulla popolazione, ovvero la centrale nucleare di Borgo Sabotino).
Un dossier che vuole minimizzare, ma se letto bene fa paura. Non c’è solo Malagrotta.
l rapporto “Epidemiologia, rifiuti, ambiente, salute nel Lazio” riporta i risultati del progetto ERASLazio – curato dal dipartimento di Epidemiologia del sistema sanitario regionale, dall’agenzia ARPA e dalla regione Lazio – prova a colmare il gap di conoscenza in merito alla qualità e quantità di sostanze inquinanti emesse in atmosfera dagli impianti di trattamento dei rifiuti e i conseguenti effetti sulla salute.
Con un censimento delle discariche, degli impianti di trattamento meccanico e biologico e dei termovalorizzatori presenti sul territorio regionale, il rapporto sintetizza l’attuale livello di conoscenza scientifica su questi problemi. Il dossier non è di facile lettura, e nessuna istituzione si è mai presa la briga di spiegarlo o di diffonderlo a livello locale. Al di là del clamore suscitato a suo tempo per i drammatici risultati emersi sui residenti intorno a Malagrotta (aumento delle patologie del sistema circolatorio, dei tumori della laringe e della mammella per le donne e dell’apparato respiratorio per gli uomini), nessuno ha mai spiegato quali fossero gli effetti dell’abitare nei pressi della discarica di via Monfalcone a Borgo Montello.
Risultati generali
I risultati del rapporto Eras (acronimo che sta per Epidemiologia, rifiuti, ambiente, salute), hanno mostrato un quadro di mortalità che non si discosta da quello di riferimento. Per meglio intenderci: non si muore di più se si vive vicino alla discarica, ma certamente ci si ammala di più, e le patologie che portano alla morte avrebbero una forte correlazione con l’inquinamento.
Le studio sulle ospedalizzazioni fa emergere che tra gli uomini residenti in zone a più alte concentrazioni di H2S (idrogeno solforato), inquinante scelto come tracciante, si sono osservati livelli di ospedalizzazione più elevati per malattie del sistema respiratorio (+26%) e tumore della vescica (+59%). Tra le donne più esposte si sono osservati livelli ospedalizzazione più elevati per asma (+62%) e malattie del sistema urinario (+27%).
Rifiuti e malattia, ancora dubbi su causa ed effetto?
“Alla luce di quanto esaminato – si legge nel rapporto – nella rassegna della letteratura, le conoscenze epidemiologiche ad oggi disponibili, ancorché non conclusive, fanno ritenere che il conferimento in discariche controllate, costruite e condotte in accordo alla normativa nazionale e comunitaria, non comporti un rischio per l’ambiente e per la salute delle popolazioni insediate nelle vicinanze dell’impianto“.
Un’asserzione paradossale, proprio alla luce di quanto invece sta scritto nel rapporto.
Pericoli per donne e bambini
Le persone che presentano livelli elevati di concentrazione di H2S risiedono soprattutto in prossimità delle discariche di Albano Laziale, Latina, Guidonia, Roma e Colleferro.
L’analisi dei ricoveri dei bambini mostra un eccesso di ospedalizzazione generale (+13%), soprattutto per malattie dell’apparato respiratorio (+16%), se si confrontano i bambini residenti nelle immediate vicinanze dalle discariche (0-1 Km) con quelli delle fasce più distanti (3-5).
Le donne residenti nelle immediate vicinanze delle discariche (0-1 Km) non mostrano eccessi di ospedalizzazione rispetto alla popolazione di riferimento. L’analisi delle ospedalizzazioni causa-specifica, mostra eccessi di ricovero per tumore del pancreas (basato su 5 casi), malattie cardiache emalattie polmonari cronico ostruttive, quest’ultimo eccesso si osserva principalmente tra le donne residenti a Latina.
Più in generale: le donne che risiedono in zone con alta concentrazione di H2S hanno un rischio maggiore (+5%) di ricoverarsi rispetto al riferimento. Questo maggior rischio è dovuto in particolare all’asma e alle malattie dell’apparato urinario. I risultati dell’analisi che valuta l’aumento di rischio di ospedalizzazione all’aumentare lineare dell’H2S mostrano un lieve eccesso di ricoveri per malattie del sistema circolatorio.
Gran parte dell’eccesso registrato per le cause naturali e l’asma è dovuto a un maggior ricorso ai ricoveri delle bambine esposte alle più alte concentrazioni di inquinante.
Discussioni e conclusioni
“Lo studio ha considerato tutta la popolazione che nel Lazio risiede entro 5 Km dalle discariche per rifiuti urbani; per queste persone si è evidenziato un quadro di mortalità e morbosità relativamente sovrapponibile a quello regionale, con le sole eccezioni nei maschi delle malattie dell’apparato respiratorio (compresa la broncopneumopatia cronica ostruttiva, BPCO), i tumori della pleura e il mieloma multiplo.
L’analisi interna alla coorte è stata effettuata considerando come indicatori di esposizione alle discariche sia la distanza in Km tra queste e la residenza di ciascun individuo della coorte, sia le concentrazioni di idrogeno solforato (H2S) calcolato mediante simulazione modellistica e attribuite alla residenza degli individui della coorte. L’ipotesi che si voleva verificare era che risiedere vicino ad una discarica, o risiedere in aree caratterizzate da alte concentrazioni di idrogeno solforato proveniente dalle discariche, costituisse un fattore di rischio per la salute (mortalità/ricoveri ospedalieri) dei residenti.
L’analisi di mortalità basata sui confronti interni (residenti vicino a una discarica/esposti a concentrazioni elevate vs residenti lontano/esposti a concentrazioni più basse) non ha fornito particolari evidenze, ad eccezione di una più elevata mortalità tra le donne per tumore della vescica e tra gli uomini per patologie a carico dell’apparato urinario; questi eccessi si sono osservati in maniera omogenea tra i diversi siti. Per quanto riguarda i ricoveri ospedalieri sono stati osservati aumenti per malattie cardiovascolari e respiratorie. L’eccesso di ospedalizzazioni per malattie dell’apparato respiratorio è coerente sia considerando come esposizione la distanza che il livello di concentrazione di H2S.
Questi eccessi, tuttavia non si sono osservati in modo omogeneo tra i residenti di tutte le aree, essendo più colpiti i residenti di Civitavecchia, di Albano Laziale e di Guidonia Montecelio. La prima area è una delle più critiche dal punto di vista ambientale nella regione per la presenza delle centrali termoelettriche, del porto e, in passato, di un cementificio. Albano e Guidonia hanno diverse criticità legate soprattutto all’inquinamento originato dal traffico stradale e alla presenza di industrie a potenziale impatto ambientale. Più importante, dal punto di vista di sanità pubblica, è l’eccesso di ospedalizzazioni per patologie dell’apparato respiratorio (in particolare asma e infezioni acute delle vie respiratorie), tra i bambini e soprattutto le bambine residenti nelle immediate vicinanze dalle discariche.
Il quadro di salute dei residenti in prossimità delle discariche, con problematiche principalmente a carico dell’apparato respiratorio, depone quindi per un effetto nocivo potenzialmente attribuibile a emissioni di sostanze irritati, come l’acido solfidrico, batteri o endotossine. L’effetto si osserva al netto di altri fattori che possano aver compromesso la qualità dell’aria nei pressi delle discariche, come gli inquinanti generati da traffico veicolare o da altri siti industriali presenti nello stesso territorio.
La letteratura recente, del resto, ha suggerito una relazione molto stretta tra esposizione a idrogeno solforato in prossimità di discariche e danni all’apparato respiratorio. Lo studio di coloro che risiedono nei cinque km dagli impianti di discarica del Lazio ha evidenziato un quadro di mortalità e morbosità relativamente sovrapponibile a quello regionale. Dalla analisi interna alla coorte sono emerse diverse associazioni con la distanza o la concentrazione stimata di H2S non sempre univoche e consistenti.L’aumento della morbosità per malattie respiratorie e asma osservato sia negli adulti sia nei bambini è coerente con le indicazioni della letteratura scientifica e può avere un nesso di causalità con le esposizioni ambientali”. http://www.h24notizie.com/2015/02/il-dossier-dimenticato-le-malattie-provocate-dall-inquinamento-da-discarica/
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