giovedì 5 febbraio 2015
Lo scienziato sparito improvvisamente nel 1938: ci sarebbe una fotografia che lo vede ritratto in Sudamerica nel 1955 con un meccanico d’origine italiana
di Daniele Martini
È
crollato in un secondo
punto l’ormai famoso
viadotto Scorciavacche 2 sulla
statale 121 Catanese che collega
Palermo con Agrigento. Il
nuovo gravissimo difetto di
costruzione è stato scoperto
lunedì 2 febbraio, a distanza di
un mese dal primo e in un
tratto distante circa 150 metri.
Secondo un’autorevole fonte
Anas che vuole conservare
l’anonimato questa volta si
tratta di “un ulteriore anomalo
cedimento del piano viabile
in corrispondenza del rilevato
retrostante la spalla del viadotto”.
Il “rilevato” è il manufatto
di terra su cui vengono
poggiate le campate e nel
caso dello Scorciavacche è stato
ampliato nella fase di ricostruzione
dell’opera la cui lunghezza
è stata invece fortemente
ridotta da 585 metri a
175. I costruttori sono le coop
Cmc e Ccc e la catanese Tecnis.
Il viadotto in questione
era già diventato famoso perché
inaugurato poco prima di
Natale dal presidente Anas
Pietro Ciucci con tre mesi di
anticipo sulla data fissata per
la consegna dei lavori. E chiuso
una settimana dopo in
quanto impraticabile a causa
dello sprofondamento della
strada di oltre un metro.
IN SEGUITO al primo crollo, il
premier Matto Renzi aveva
voluto far sapere che il disastro
non sarebbe finito a tarallucci
e vino, senza responsabili, pretendendo
che fossero individuati
al più presto i colpevoli.
Non è andata affatto a finire
così. Uscita la notizia sui giornali,
il presidente dell’Anas ha
spostato il responsabile (Rup)
dell’opera, inviandolo però a
svolgere in Umbria lo stesso
lavoro che faceva in Sicilia. Al
suo posto ha pensato di inviare
un altro tecnico, un certo Sergio
Serafino Lagrotteria, salvo
poi annullare immediatamente
l’ordine di servizio dopo che
Il Fatto aveva scoperto che il
risanatore prescelto era un dirigente
condannato in primo
grado nel 2010 dal Tribunale
di Padova a 3 anni e 3 mesi per
una storia di mazzette. Condanna
poi annullata poco più
di un anno dopo, non perché il
reato non fosse stato commesso,
ma solo per effetto di una
prescrizione.
A quel punto Lagrotteria era
stato dirottato nella segreteria
del condirettore Anas, Alfredo
Bajo, e successivamente nella
sezione che si occupa di nuove
tecnologie. Nel frattempo Il
Fa t to ha scoperto che l’alta sorveglianza
sul viadotto crollato
era stata affidata dall’Anas a
una professionista, Maria
Coppola, finita appena tre anni
prima al centro di una brutta
storia di appalti e mafia per
la costruzione della strada di
Caltagirone. Mentre l’Autorità
anticorruzione guidata da Raffaele
Cantone ha accusato
l’Anas di “non aver vigilato sul
rispetto dei contratti e delle
clausole previste” lasciando
che lievitassero i costi per la
realizzazione di un’altra importante
opera siciliana, il raddoppio
della statale 640 tra
Agrigento e Caltanissetta.
MENTRE venivano alla luce
questi fatti gravissimi, si è dimessa
dal consiglio di amministrazione
Anas Maria Cannata,
rappresentante del ministero
del Tesoro. In Parlamento
il senatore Pd Marco Filippi,
appoggiato dal capogruppo
del suo partito, Luigi Zanda,
ha avviato una commissione
d’inchiesta sull’Anas a cui
hanno aderito 92 senatori di
tutti gli schieramenti politici. il fatto quotidiano 5 febbraio 2015
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