di
Domenico
Finiguerra
Montepulciano
d’Abruzzo. Vino DOCG,
prodotto
nelle province di Chieti, l’Aqui -
la,
Pescara e Teramo. Colore: rosso rubino intenso
con
lievi sfumature violacee, tendenza al
granato
con l’invecchiamento. Odore: profumi
di
frutti rossi, spezie, intenso, etereo. Sapore:
pieno,
asciutto, armonico, giustamente tannico.
Solitamente
si abbina a piatti dal gusto forte, selvaggina,
carni
rosse, formaggi stagionati. Ha
una
gradazione minima di 12,5°. Di particolare
pregio
il vitigno Montepulciano d'Abruzzo Colline
Teramane,
da coltivarsi con estrema cura e a
debita
distanza da impianti di ricerca di idrocarburi!
Etichetta
certificata #NOTRIV.
Mesi
fa il Parlamento ha convertito in legge lo
Sblocca
Italia. Un provvedimento che mirava a
rilanciare
l’economia e accelerare la realizzazione
di
grandi opere, ad aprire inceneritori e a dare
il
via libera agli interventi paralizzati da piccoli
comuni
e comitati particolarmente resistenti. Il
premier
l’aveva twittato forte e chiaro: “#basta -
comitatini,
stanco di fare figuracce quando parlo
di
energia con i leader della pianeta”.
Tra
le grandi idee c’è un’intuizione moderna come
il
motore a scoppio! Aprire una stagione di
trivellazioni
in tutto il Paese: dalla Basilicata alla
Sicilia,
dalla Lombardia all’Emilia Romagna.
Dalla
Puglia, all’Abruzzo, alle Marche, lungo
tutto
l’Adriatico. Poco importa se il made in Italy
ne
pagherà le conseguenze. Per tenerne alto il
morale
basterà il sito verybello.it. Ma esistono
comitatini
e piccoli comuni che non vogliono
perdere
i beni comuni. E sanno essere tenaci.
Soprattutto
quelli abruzzesi. Forse per via
dell’ottimo
vitigno dall’odore etereo. Così, in
Provincia
di Teramo, i sindaci dei Comuni di
Bellante,
Campli e Mosciano S.Angelo, insieme
ai
comitatini NOTRIV e al giovane costituzionalista
Enzo
Di Salvatore, non si sono rassegnati
al
futuro che attendeva la terra su cui cresce il
Montepulciano
DOCG decantato sulle etichette
che
viaggiano per il mondo. E hanno detto “no!”
allo
skyline in cui le trivelle dovrebbero prendere
il
posto dei filari su un territorio di ben 83
km
quadrati. Assemblee, raccolte di firme, manifestazioni,
interrogazioni,
pressioni politiche
su
parlamentari, su consiglieri regionali. Tutto
pareva
inutile. La grande mobilitazione sembrava
destinata
ad essere ammutolita dalle decisioni
del
Ministero dello Sviluppo e della Regione
Abruzzo.
Sembrava. Perché come una doccia
fredda
sui cacciatori di giacimenti è arrivata la
decisione
del Tar del Lazio che ha annullato il
permesso
di ricerca di idrocarburi denominato
romanticamente
“Colle dei Nidi”. Una sentenza
che
potrebbe essere il classico granellino che inceppa
la
macchina. Perché è la prima sentenza di
annullamento
di un permesso di ricerca di idrocarburi
in
terraferma. Perché si è voluto imporre,
senza
consentire la partecipazione di sindaci
e
cittadini, un modello vecchio e obsoleto per
produrre
energia. Il Montepulciano d’Abruzzo,
per
ora, è salvo. Ma l’Italia è piena di vitigni, di
bellezza
e di sapori da tutelare. E la sentenza ha
cominciato
a girare ad alta velocità.
il fatto quotidiano 2 febbraio 2015
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