lunedì 19 gennaio 2015

Specie invasive, in arrivo maxi-attacco da Canale Suez lettera scienziati Iucn a Bruxelles, pronti ad aiutare Egitto

di Chiara Spegni
Il Mediterraneo sarà presto terreno di conquista per centinaia di nuove specie invasive tropicali, a volte decisamente pericolose. Ad aprirgli la strada il raddoppio del Canale di Suez, un'opera faraonica annunciata l'estate scorsa dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e che dovrebbe essere terminata in breve tempo. Di sicuro si tratta di un investimento chiave per l'Egitto, ma senza opportune misure rappresenta una minaccia certa per l'intero ecosistema del Mediterraneo. A lanciare l'allarme è l'Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn), che ha inviato una lettera al commissario europeo all'ambiente, affari marittimi e pesca, Karmenu Vella, perché l'Unione europea faccia pressing sul Cairo affinché adotti misure di 'mitigazione' di nuove invasioni biologiche. Gli scienziati dell'Iucn sono pronti a fornire la loro assistenza tecnica e scientifica, a questo scopo.

Ad oggi secondo l'Iucn sono centinaia le specie tropicali già diffuse nel Mare Nostrum, complici i cambiamenti climatici. "Uno dei nuovi acquisti per l'Italia è il Lagocephalus sceleratus o 'pesce palla argenteo', che per di più è anche tossico e quindi pericoloso per la salute dei consumatori" racconta Piero Genovesi dell'Ispra, a capo del gruppo di specialisti di specie aliene invasive dell'Iucn (www.issg.org) composto da oltre 200 esperti da 40 Paesi. Altra specie e decisamente infestante "è la Rhopilema nomadica - spiega l'esperto dell'Ispra - una medusa con un diametro fino a 50 centimentri, che nel Mediterraneo orientale ha già provocato danni a pescatori e attività turistiche, oltre che aver intasato condutture". Anche le nostre mazzancolle (Penaeus kerathurus) non vivono tranquille da quando sono minacciate da almeno dieci specie di gamberi 'stranieri' arrivati dal Canale di Suez, mentre il pesce coniglio (Siganus luridus), coltre ad aver fatto piazza pulita di alghe su chilometri di fondali in Turchia, ha spine pungenti e velenose.

La dinamica è sempre la stessa: "Le specie attraversano il Canale di Suez, poi arrivano in Libano, Israele, Tunisia, Grecia, Turchia, Malta, Cipro, e prima o poi sono in Italia" spiega Genovesi. Gli scienziati dell'Iucn invitano quindi l'Unione europea a correre ai ripari e a prevenire i potenziali gravi danni economici e ambientali legati al raddoppio di questo strategico corso d'acqua, che collega l'Asia all'Europa evitando di circumnavigare l'Africa. La proposta degli esperti è quella di ricorrere a soluzioni offerte dalla natura stessa. "Fino a circa un secolo fa - racconta Genovesi - il Canale non faceva entrare molto specie perché la sua salinità costituiva una barriera naturale nei confronti di molte specie". "Ora le barriere si sono diluite, per questo l'idea sarebbe quella di ricrearle e assicurare così una difesa naturale per l'ecosistema del Mar Mediterraneo" conclude l'esperto dell'Ispra. 
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