lunedì 19 gennaio 2015

LE BUONE PRATICHE Anche le fo r m i c h e cambiano il mondo

il fatto quotidiano 19 gennaio 2015
di D o m e n i co
Fi n i g u e r ra Nel 1964 Herbert Marcuse con “L’uomo a
una dimensione” ci preallertava sugli effetti
nefasti del consumismo che permeava e
anestetizzava le forze rivoluzionarie come la
classe operaia, smorzandone la vocazione alla
trasformazione e all’emancipazione, illudendola
che la libertà di consumo fosse la migliore delle
conquiste possibili. Nella prima metà degli
anni ’70 anche Pasolini si interrogava e indignava
per gli effetti nefasti del consumismo (definita
un’ideologia edonistica-consumistica peggiore
del fascismo).
Ma le conseguenze del consumismo con cui oggi
dobbiamo fare i conti non sono solo politiche,
sociali e culturali. Ci sono anche quelle ambientali
e sulla salute, sul fabbisogno energetico e sulla
limitatezza delle risorse del pianeta, sulle
guerre che provoca. Sempre che non si preferisca
continuare a produrre, a consumare e purtroppo,
parafrasando i CCCP di una volta, a morire
a causa del modello di sviluppo dominante e
fondato proprio sul consumismo, dobbiamo seriamente
pensare a un cambiamento epocale,
perché consumiamo più di quanto il pianeta è in
grado di produrre e produciamo rifiuti che, per
qualità e quantità, la biosfera non è più in grado
di assorbire senza ripercussioni drammatiche.
Così, da Marcuse e Pasolini, arriviamo nella terra
di Collodi, tra Lucca e Capannori.
Qui è appena partito un bel progetto dal nome
chiaro, “Daccapo!”, che si affianca ad altre centinaia
sparsi in tutta Italia. Tutte azioni che puntano
al recupero, al riuso, alla riparazione e al
riciclo di prodotti.
L’elenco di esperimenti nati su spinta di movimenti
locali, su iniziativa di amministrazioni
comunali o di semplici cittadini è lunghissimo
(www.comunivirtuosi.org, www.comune-info.
n e t ) . Quasi ovunque sono esperienze che uniscono
l’impegno a tutela dell’ambiente con la
solidarietà sociale e la fantasia, consentendo a
centinaia di famiglie di accedere ad alcuni beni
che altrimenti non potrebbero permettersi (ed
attivando così comportamenti di segno opposto
all’egoismo e all’individualismo prodotti dallo
stesso consumismo).
Ma, purtroppo, questi piccoli spunti positivi
non bastano. La nostra impronta ecologica peggiora
di anno in anno ed è obbligatorio un salto
di qualità per mettere a sistema su scala nazionale,
o meglio ancora europea e mondiale, una
strategia complessiva per il riutilizzo degli oggetti
prodotti, per il riciclo di ogni suo componente,
per il facile riassorbimento nel ciclo biogeochimico
di tutti materiali utilizzati.
Possediamo tutte le conoscenze necessarie. Ma
finché le ricette economiche ruoteranno attorno
alla frase magica “rilanciare i consumi per far
ripartire la crescita”, ci dovremo accontentare
del lavoro paziente delle formichine che a livello
locale portano avanti idee come quella di “Dac -
capo”. O magari stimolare le stesse formichine
affinché si uniscano e, ridestando tutti dall’in -
torpedimento descritto 50 anni fa da Marcuse, si
arrabbino! (vedi Gino e Michele)

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