mercoledì 15 maggio 2013

non bruciate la nostra salute no alle biomasse: elementi cancerogeni altro che rinnovabili

Effetto nimby sull'energia rinnovabile, l'Italia si scopre allergica alle biomasse Lo speciale Osservatorio sui contenziosi legati alla realizzazione di nuove opere segnala un'impennata nelle contestazioni: nel 2012 sono aumentate del 7%. Al centro delle opposizioni soprattutto gli impianti elettrici da fonti pulite, con ben 156 casi. Legambiente: "E' l'altra faccia del successo, ma servono regole più chiare" di VALERIO GUALERZI ROMA - Nel condominio Italia si continua a litigare. Sempre di più e soprattutto attorno alle opere a carattere energetico, in particolare nel settore delle rinnovabili. Nel 2012 le contestazioni contro i progetti di nuove infrastrutture sono impennate infatti del 7% rispetto all'anno precedente. Il dato emerge dal lavoro dell'Osservatorio Media Permanente Nimby Forum, il database nazionale che dal 2004 monitora la situazione delle opposizioni contro opere pubbliche e insediamenti industriali in costruzione o ancora in progetto. GUARDA LA MAPPA http://www.repubblica.it/ambiente/2013/05/15/news/gli_impianti_contestati-58837485/ Le conclusioni della settima edizione dell'Osservatorio sono state presentate oggi a Roma nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio. Lo scorso anno i progetti contestati hanno raggiunto quota 354, con un aumento di 7 punti percentuali rispetto al 2011, il più significativo negli ultimi anni. Sul totale degli impianti contestati, 151 sono i casi emersi per la prima volta nel 2012, mentre i restanti 203 sono vecchi contenziosi che continuano a trascinarsi dal 2004. Al centro delle contrapposizioni continuano ad essere soprattutto le opere a carattere energetico. Anche nel 2012, con 222 opere contestate (62,7% del totale), il comparto elettrico è infatti testa della classifica dei settori maggiormente colpiti dalla cosiddetta sindrome nimby (not in my backyard, non nel mio cortile). E se è vero, come ripetutamente segnalato, che le rinnovabili negli ultimi hanno fatto passi da gigante, conquistando sempre maggiori spazi, il prezzo di questo successo è l'essere diventate un crescente motivo di scontro. Su 354 motivi di contestazione, ben 156 riguardano infatti impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili. Tra questi, quelli a suscitare le maggiori opposizioni sono le centrali a biomasse (con 108 impianti), seguiti a larga distanza dalle centrali idroelettriche (32) e dai parchi eolici (32). Una classifica che più che fotografare la "discutibilità" o la "pericolosità" di queste fonti, rispecchia fedelmente il flusso degli investimenti in atto. La crescita di impianti che sfruttano vento e sole (soprattutto quelli di grande taglia) sono infatti in forte frenata, mentre il settore delle biomasse ha ancora enormi potenziolaità da sfruttare, anche perché il cosiddetto conto termico è stata l'ultima delle forme di incentivazione ad essere approvata. "La contestazione contro gli impianti a biomasse e biogas dipende dalla grande crescita di progetti e installazioni in Italia nel corso del 2012, passate in un anno complessivamente da 2117 MW elettrici a oltre 3000 MW installati in 1.494 Comuni", spiega il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini, citando però anche un'altra causa della forte litigiosità. "Gli impianti a biomasse - sottolinea - come purtroppo tutti gli impianti da fonti rinnovabili, scontano i ritardi delle Regioni nella definizione di criteri trasparenti di selezione delle proposte e di informazione rispetto ai progetti. Per cui impianti ben fatti, magari di piccola taglia e da risorse locali, trovano problemi come impianti che bruciano olio di palma che viene dal Borneo". I numerosi "no" alle rinnovabili colpiscono infatti in maniera trasversale centrali di grandi dimensioni ma anche e soprattutto piccoli impianti, di potenza inferiore a 1 MW: questi ultimi si sono, infatti, moltiplicati. "Manca ancora la consapevolezza di come questi impianti, se fatti seguendo i necessari criteri di sostenibilità, possano dare un fondamentale contributo non solo a centrare gli obiettivi energetici che ci impone l'Unione Europea, ma anche al territorio e al suo tessuto sociale", dice Matteo Monni della Itabia, la Italian Biomass Association. "Centrali a biomasse che sfruttano gli effluenti zootecnici attraverso la digestione anaerobica - ricorda - sono diventate ormai per moltissimi allevatori l'unica possibilità di salvare le loro aziende dal fallimento". "Serve più comunicazione e informazione per tenere testa a chi, a volte anche per interessi contrastanti, soffia sul fuoco della polemica", conclude Monni. Alessandro Beulcke, presidente di Aris, l'associazione che promuove l'Osservatorio Nimby Forum, inquadra la situazione in contestao più generale. "Da 8 anni - spiega - l'Osservatorio ci restituisce la fotografia di un paese ambizioso, ricco di intuizioni e progetti di sviluppo. Un paese che si scontra, tuttavia, con i troppi 'no' delle associazioni, dei cittadini, della politica, degli enti pubblici". "L'incremento record di contestazioni nel 2012 - aggiunge - racconta il paradosso di un'Italia divisa tra la necessità di investire per uscire dalla crisi e la paralisi della burocrazia, tra una progettualità che resiste e l'azione strumentale della politica, tra il coraggio di immaginare nuovi percorsi di sviluppo e l'assenza di meccanismi di autentico coinvolgimento dei territori". La sindrome nimby, così come descritta dal Forum, è un fenomeno complesso, capace di assumere le fattezze di soggetti diversi, quali privati cittadini, enti pubblici, politici, associazioni. In prima fila, sul fronte della protesta, si attestano quest'anno i Comitati (24,2%), che sottraggono il primo gradino del podio ai soggetti politici locali (20,7%), seguiti dai Comuni (18,3%). "Un dato che fotografa un preoccupante testa-a-testa tra associazionismo e politica, la quale conferma un approccio spesso strumentale e non sufficientemente responsabile", conclude l'Osservatorio. Tra le ragioni della contestazione, il 2012 vede prevalere le preoccupazioni per l'impatto ambientale dei progetti: con un'incidenza del 37,3%, questa voce registra una crescita decisa rispetto al 2011 (29,1%), probabilmente anche a causa dell'"effetto Ilva", che ha certamente acuito la sensibilità di tutti gli stakeholder territoriali rispetto al tema dell'ambiente. (14 maggio 2013) © RIPRODUZIONE RISERVATA http://www.repubblica.it/ambiente/2013/05/14/news/nymby_centrali_rinnovabili-58780578/

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