Fukushima, un anno dopo - lo speciale http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2011/04/14/news/archivio_fukushima-14924704/index.html?ref=HREC1-3
"Nucleare pericoloso e imprevedibile"
Uno studio di Greenpeace a 12 mesi dallo Tsunami. Secondo i calcoli ufficiali un incidente con fusione del nocciolo dovrebbe capitare una volta ogni 250 anni. Ne sono avvenuti 3 in 32 anni: Three Mile Island nel 1979, Chernobyl nel 1986 e Fukushima
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Aiea: "Servono controlli indipendenti"
http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2011/06/05/news/l_aiea_sottovalutati_i_rischi_necessari_controlli_indipendenti-17253764/?inchiesta=%2Fit%2Frepubblica%2Frep-it%2F2011%2F04%2F14%2Fnews%2Farchivio_fukushima-14924704%2Findex.html
Le prime valutazioni della Commissione dell'Agenzia per l'energia atomica da Fukushima. "Sottovalutato il rischio sismico". Creare organismi slegati da governi e aziende per verificare senza vincoli la sicurezza delle centrali. Il Giappone aderisce. Ma oggi si viene a sapere che i dati sulla radioattività forniti nei primi giorni erano sbagliati dall'inviato DANIELE MASTROGIACOMO
Incidenti, i 7 livelli della scala di Ines http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2011/06/02/news/i_livelli_di_pericolosit-17112178/?inchiesta=%2Fit%2Frepubblica%2Frep-it%2F2011%2F04%2F14%2Fnews%2Farchivio_fukushima-14924704%2Findex.html
La web cam sui reattori di Fukushima http://inchieste.repubblica.it/static/rep-locali/inchieste/includes/inchieste-nav.html?iframeUrl=http%3A%2F%2Fwww.tepco.co.jp%2Fen%2Fnu%2Ff1-np%2Fcamera%2Findex-e.html&inchiesta=%2Fit%2Frepubblica%2Frep-it%2F2011%2F04%2F14%2Fnews%2Farchivio_fukushima-14924704%2Findex.html
2 Greenpeace: "Radiazioni
oltre i 35 chilometri"
I militanti dell'organizzazione ambientalista internazionale hanno proceduto a misurazioni sulla radioattività in zone al di là dei 20 km evacuati e dell'ulteriore anello di 10 km dove la gente è confinata in casa. Ne sono usciti livelli di assorbimento molto più alti del consentito
3 Daiichi, morte della centrale
Ma smantellarla non sarà facile
I reattori colpiti dallo tsunami di marzo sono ormai spenti e stabilizzati. Ma le perdite di materiale radioattivo nell'atmosfera e in mare sono state molto consistenti. La centrale sarà certamente chiusa ma non è chiaro il come. Il "sarcofago" ipotesi più probabile ma di non semplice realizzazione. Possibile anche lo smantellamento di DANIELE MASTROGIACOMO
Gli interventi dopo il disastro: reattore per reattore la situazione
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Economia, problemi energetici e fiducia
La profonda crisi del dopo tsunami
Il Paese sperava in una rapida ripresa sostenuta dalla ricostruzione. Ma, per ora, non è così. Le bugie della Tepco e le incertezze del governo di Naoto Kan (nella foto). La paura della contaminazione. I ritardi negli interventi. La buona volontà non manca ma i segnali positivi non ci sono ancora di GIAMPAOLO VISETTI
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Reportage dal disastro
"Paura per i bambini"
Il nostro inviato nella zona. Gli abitanti di Fukushima chiedono chiarezza sui reali tassi d'inquinamento. La protesta delle madri. Le ammissioni della Tepco sui guasti al reattore 3 e 4. E Greenpeace indaga sulla radioattività nell'area rossa dall'inviato DANIELE MASTROGIACOMO
Lezioni da Fukushima
"Rischi non calcolabili"
Uno studio di Greenpeace a 12 mesi dallo Tsunami dell'11 marzo 2011. Secondo i calcoli ufficiali, con 400 reattori in funzione un incidente con fusione del nocciolo, il peggiore degli scenari, dovrebbe capitare una volta ogni 250 anni. Ne sono avvenuti 3 in 32 anni: Three Mile Island nel 1979, Chernobyl nel 1986, Fukushima nel 2011
di ANTONIO CIANCIULLO
LA FOTOGALLERIA6
Come era e com'è
Scatti dal passato
Prima e dopo. La provincia devastata dallo tsunami era un territorio florido. La Nisa ha aggiornato i dati sui danni prodotti: dalla prima settimana il livello di radiazioni è pari al 15 per cento di quella rilasciata da Chernobyl
LA STORIA7
Chernobyl 1986, il mondo
scoprì il terrore nucleare
Venticinque anni esatti prima di Fukushima, l'incidente più grave della storia del nucleare. Mai accertato il numero esatto delle vittime, dirette e indirette. Gravissime le conseguenze sull'ambiente e la salute
LA FOTOGALLERIA8
I volti, i luoghi, il dolore
della peste atomica
Chernobyl ha avutto ripercussioni soprattutto sulle persone. Dopo l'esplosione del 26 aprile 1986, la nube radioattiva ha fatto migliaia di vittime. Le immagini che fecero il giro del mondo
LA TESTIMONIANZA9
25 anni fa la tragedia
"L'incubo non è finito"
Daniel Cohn-Bendit, presidente del gruppo verde al Parlamento europeo, e Monica Frassoni, presidente del Partito Verde europeo, ricordano le migliaia di vittime di Chernobyl. E auspicano un'uscita dell'Ue dal nucleare
L'ALTRA INCHIESTA10
"L'atomo in casa"
Tutte le centrali europee
La mappa degli impianti europei. Oltre la metà sono a rischio: l'esperto spiega perché. La situazione italiana: il passato e il futuro. Il piano, le localizzazioni, il problema delle scorie e i costi sulla bolletta
dal nostro inviato DANIELE MASTROGIACOMO
L'Aiea: "Sottovalutati i rischi
Necessari controlli indipendenti"
I tecnici Aiea (guidati da Mike Weightman, con la barba) durante l'ispezione a Fukushima-Daiichi
L'Agenzia internazionale ha compiuto un'approfondita ispezione nella centrale di Fukushima colpita dallo tsunami dell'11 marzo. Le conclusioni arriveranno a fine giugno. Ma un primo giudizio parla di "sottovalutazione del rischio" e pone la necessità di un'agenzia svincolata da governo e dalle aziende che gestiscono gli impianti. Il Giappone aderisce per primo: sarà creato un ente autonomo che vigilerà sulla sicurezzaTOKYO - L'11 marzo 2011, alle ore 14,46, una scossa di 9 gradi della scala Mercalli, epicentro a 22 chilometri di profondità nell'Oceano Pacifico, investe l'intero Giappone. Cinquantanove minuti dopo, un'onda di tsunami alta quattordici metri si abbatte sulla parte nord orientale dell'arcipelago, distrugge 150 chilometri di costa penetrando fino a cinque chilometri nell'interno. Quattro giorni dopo si traccia un primo bilancio che resterà definitivo: 22mila morti, di cui 15mila dispersi, decine di migliaia di case distrutte, decine di città, villaggi, porti cancellati. I danni sono imponenti: tre mesi dopo si calcola che ci vorranno 130 miliardi di dollari per ricostruire ciò che la natura ha spazzato in poco più di un'ora. Ma lo tsunami colpisce anche l'impianto nucleare di Fukushima Daiichi. Privata del sistema di raffreddamento d'emergenza, la centrale atomica subirà una serie di esplosioni e di incendi che metterà fuori uso tre reattori in attività e uno spento per manutenzione. La fusione delle barre del combustibile che alimentano l'impianto produrrà l'emissione di nubi radioattive cariche di migliaia di isotopi (cesio 137 e iodio 131) nell'atmosfera e obbligherà il governo a far evacuare 120mila persone da una zona di sicurezza larga 30 chilometri.
Di chi è la colpa? Cosa è stato fatto per evitare la serie di incidenti a Fukushima Daiichi? Tutto è dipeso dalla forza imprevedibile della natura o ci sono state responsabilità anche dell'uomo? Il governo del primo ministro Naoto Kan ha disposto un'inchiesta che è stata affidata a una Commissione indipendente guidata dal professor Yotano Hatamura, veterano della ricerca sugli errori umani. Ma una seconda indagine è stata avviata da una Commissione internazionale formata da dodici esperti di altrettanti paesi e sei tecnici dell'Aiea, l'Agenzia per l'atomica di Vienna, guidati dal britannico Mike Weightman.
Il nodo da sciogliere non è semplice. Si tratta di stabilire se gli impianti atomici costruiti su un territorio altamente sismico siano in grado di resistere a terremoti eccezionali, ma possibili; se le misure di sicurezza siano sufficienti a contenere le conseguenze di una scossa tellurica, come uno tsunami; come e in che misura le scelte dell'uomo abbiano inciso su un disastro che si poteva evitare.
La Commissione indipendente giapponese produrrà un documento entro l'estate del 2012; quella internazionale trarrà le sue conclusioni nel vertice straordinario dell'Aiea fissato a Vienna dal 20 al 24 giugno. Ma l'Agenzia ha già espresso alcune considerazioni che saranno riprese e ampliate nel documento finale. Si loda la macchina dei soccorsi, la sua efficienza e la sua velocità negli interventi. Si apprezzano le misure preventive adottate per l'allarme radioattivo nato con l'incidente di Fukushima-Daiichi, l'accoglienza data agli sfollati, i controlli periodici effettuati negli ultimi tre mesi. Ma si parla esplicitamente di "sottovalutazione" del rischio sismico non solo per Fukushima ma per tutti i 54 impianti giapponesi, si chiede la creazione di "un centro di emergenza più efficace" contro gli incidenti e una maggiore "protezione dai rischi collegati a tutti i pericoli naturali". Soprattutto, l'Aiea pone con forza un problema che riguarda la sicurezza di tutti gli impianti nucleari nel mondo e chiede al Giappone di creare un organismo indipendente che vigili sulla sicurezza delle centrali con ispezioni a sorpresa e faccia applicare i rigidi sistemi di controllo. Un organismo slegato dal governo e dai condizionamenti delle holding industriali che costruiscono e gesticono gli impianti. Un'indicazione, quella dell'Agenzia viennese, che sottintende una critica neanche troppo velata a quello che è successo dopo lo tsunami.
Nel caso giapponese, infatti, le pressioni esercitate dalle Tepco, la società privata proprietaria dell'impianto di Fukushima, sono state evidenti. Il flusso di informazioni verso il governo e la Aiea di Vienna è stato discontinuo e spesso omertoso. Le iniziative adottate, perfino le scelte prese in quei momenti drammatici non sono state sempre condivise. Molte si sono rivelate sbagliate, più legate ad una logica conservativa che alla tutela della salute della popolazione. Una su tutte: la decisione di pompare acqua dal mare per raffreddare i reattori senza più liquido nelle piscine del combustibile è arrivata con enorme ritardo. Eppure era stata sollecitata sia dai francesi sia dagli americani, oltre che dai vertici della stessa Aiea. Salvare un impianto di decine di miliardi di dollari è stato l'obiettivo dei primi cinque giorni. A scapito della salute di 200mila persone. Solo una serie di circostanze casuali, dopo molte sfortunate, ha evitato una esplosione nucleare. Ma la pastoia burocratica in cui sono rimaste ingolfate le informazioni e le decisioni prese da un ristretto numero di tecnici, solo giapponesi, ha messo a rischio l'incolumità del mondo intero.
Solo martedì 7 giugno, quasi tre mesi dopo il terribile sisma, la Nisa ( Japan nuclear and safety agency, l'Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese) ha aggiornato i dati sulla radioattività emessi dall'impianto di Fukushima-Daiichi. Si è così scoperto che nella settimana dall'incidente sono stati rilasciati nell'atmosfera 770 mila terabecquerels: il doppio dei 370 mila indicati una settimana dopo il terremoto, lo tusnami e le esplosioni dei retatori della centrale. Questo significa che Fukushima ha rilasciato radioattività pari al 15 per cento di quella uscita da Chernobyl nel 1986. La Nisa ha suggerito di allargare il raggio di sicurezza fissato dal governo. In queste ore si sta valutando l'ipotesi di far evacuare altre decine di migliaia di persone oltre i 30 chilometri dalla centrale. Dopo lunghe contese e aspre discussioni, la Tepco si è arresa alle sue responsabilità. Il presidente Masataka Shimizu paga con le dimissioni. Non ci sono solo perdite per 15 miliardi di dollari, di cui 8 per i danni all'impianto di Daiichi. Ci sono gli indennizzi per le persone evacuate dalla zona di sicurezza: 60 miliardi che la Tepco dichiara che non riuscirà a pagare chiedendo l'intervento dello Stato. Alla fine, saranno i giapponesi, con le risorse pubbliche, a risarcire se stessi per i danni gravissimi causati da un'azienda privata.
E' ancora presto per fare delle valutazioni di lungo termine. Fukushima-Daiichi segnerà comunque per decenni l'equilibrio dell'eco-sistema sia marino sia terrestre. L'Agenzia di Vienna è convinta che questo incidente dimostri l'urgenza di creare un organismo indipendente, con gli stessi poteri di quelli usati nei programmi di proliferazione nucleare. Gli ispettori dell'Aiea si limitano a controllare che la produzione di energia atomica sia per uso civile e non venga dirottata verso scopi militari. La sicurezza degli impianti è delegata ai singoli organismi nazionali i quali, inevitabilmente, vengono condizionati dalle politiche governative e da interessi industriali. Affidare anche la salvaguardia delle centrali a un'istituzione come l'Onu, con potere ispettivo e decisionale, potrebbe ridurre di molto i rischi di un incidente. Il Giappone è il primo ada vere aderito alla rpoposta dell'Aiea: mercoledì 8 giugno ha deciso di creare un ente autonomo, svincolato dal governo e dai gruppi industriali, che vigili sullka sicurezza degli impianti. Un primo passo verso una salvaguardia indipendente. A tutela della popolazione, non più degli interessi industriali o politici. La sicurezza nucleare è una priorità che riguarda il mondo intero, continuare a delegarla ai singoli stati pone grossi limiti alla salute e alla sopravvivenza di tutti. Il controllore non può essere anche il controllato.
05 giugno 2011© Riproduzione riservata
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