mercoledì 25 maggio 2016

'Salvagente' per i coralli potrebbe trovarsi in profondità Rapporto Onu, possibile 'rifugio' di specie dallo sbiancamento

Un possibile "salvagente" per le barriere coralline, affette da un maxi fenomeno di sbiancamento che ha assunto proporzioni record anche sulla Grande barriera australiana, potrebbe trovarsi in profondità. Secondo un rapporto dell'Onu diffuso nel corso dell'Assemblea per l'Ambiente a Nairobi, in Kenya, parti dell'ecosistema corallino possono sopravvivere nei sistemi "mesofotici", che si trovano a profondità maggiori rispetto alle tradizionali barriere, tra i 40 e i 150 metri al di sotto della superficie marina.

Lo studio, guidato dall'Università di Sydney e che ha coinvolto anche altri enti di ricerca, esamina il ruolo che questi ecosistemi potrebbero avere ai fini della conservazione delle barriere coralline più superficiali, fornendo una sorta di 'rifugio' per le specie minacciate e una possibile fonte di 'ripopolamento' per i coralli in declino. I risultati finora disponibili indicano che alcuni sistemi "mesofotici" sono meno vulnerabili al riscaldamento degli oceani, mente altri sono esposti tanto quanto le barriere coralline meno profonde. Uno spiraglio di speranza c'è ed è per questo che le Nazioni Unite incoraggiano ad approfondire le ricerche in questa direzione.

A livello globale i sistemi corallini stanno attraversando uno dei peggiori eventi di sbiancamento mai registrati, in parte provocato da un El Nino da record e dal costante aumento della temperatura globale causata dai cambiamenti climatici. Lo sbiancamento, che si verifica quando per effetto delle acque più calde i coralli espellono un'alga fondamentale per il loro nutrimento (che dà loro colore), ha già colpito il 93% della Grande barriera corallina con un alto tasso di mortalità dei coralli in alcuni tratti.
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