Quattro anni fa quando abbiamo lanciato per la prima volta il guanto della sfida all’industria della moda con la campagna internazionale "Detox" per chiedere a multinazionali e marchi globali dell'abbigliamento e del tessile di eliminare le sostanze chimiche pericolose da prodotti e filiere, non potevamo immaginare quanto saremmo arrivati lontano.
Dopo le grandi maison di moda sono arrivati i marchi noti dell’abbigliamento globale e poi in Italia la significativa risposta dell’industria tessile: oramai Detox è diventato uno standard per l’industria del settore ed è un vanto poterlo esibire. Per questo è tempo ormai di porre gli stessi ambiziosi obiettivi a un altro settore, quello dell’abbigliamento outdoor.
A dire il vero, nel 2012 e nel 2013 Greenpeace Germania aveva testato numerosi capi di abbigliamento sportivo e outdoor, rinvenendo nella maggior parte dei capi analizzati i PFC, composti perfluorurati, impiegati per la loro capacità di rendere i tessuti idrorepellenti e resistenti alle macchie.
Alcuni PFC sono noti per la loro pericolosità, mentre di altri non sappiamo ancora abbastanza, di certo una volta rilasciate queste sostanze restano a lungo nell’ambiente e possono risalire la catena alimentare.
Per dimostrare come queste sostanze si ritrovino purtroppo anche nei posti più remoti del Pianeta, Greenpeace ha organizzato sette spedizioni in tutto il mondo: Torres del Paine, in Patagonia (Cile); i Monti Sibillini (Italia); i Monti Altai (Russia); i Monti Haba, nella regione dello Shangri La (Cina); i Monti Tatra (Slovacchia); i laghetti di Macun (Svizzera) e Treriksroset, al confine fra Svezia, Finlandia e Norvegia.
La spedizione italiana ci ha portati nei giorni scorsi al lago di Pilato, l'unico lago glaciale degli Appennini, nel Parco nazionale dei Monti Sibillini, tra Marche e Umbria, con la collaborazione delle guide del Club Alpino Italiano (CAI), sezione di Foligno. Abbiamo raccolto campioni di acqua e neve che sono stati inviati a un laboratorio specializzato in Germania per verificare la presenza di PFC.
Non ci stupirebbe trovare queste sostanze, visto che sono state rinvenute in fondo all’Oceano, su alcune cime montane e in numerosi organismi viventi. Purtroppo possono rimanere in circolazione per milioni di anni ed entrano nella catena alimentare come nel ciclo dell’acqua. L’esposizione ad elevate concentrazioni di PFC è stata legata a una vasta gamma di malattie, dal cancro all’ipertiroidismo, dalla colite ulcerosa a un peso e un’altezza ridotte alla nascita, fino a una minore risposta immunitaria ai vaccini.
Nella “Dichiarazione di Madrid” dello scorso primo maggio, oltre 200 scienziati di 38 Paesi hanno chiesto l’eliminazione dei prodotti fluorurati (inclusi i PFC) da tutti i prodotti di consumo, spiegando come questa intera classe di sostanze dovrebbe essere sostituita con alternative più sicure perché altamente persistente e potenzialmente tossica.
Scienziati e politici sembrano aver compreso la gravità del problema, ora tocca ai consumatori. Vogliamo coinvolgerli in questa sfida al settore dell’outdoor, perché insieme possiamo e dobbiamo eliminare i PFC dalle filiere produttive.
Gabriele Salari, coordinatore Comms pro tempore del progetto internazionale Detox Outdoor http://www.greenpeace.org/italy/it/News1/blog/dagli-appennini-alle-ande-sette-spedizioni-pe/blog/53099/
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