Migliaia di rappresentati delle cinque grandi fedi - islamici, cattolici, buddisti, ebrei, induisti - sfilano a Roma per chiedere di fermare le emissioni serra che minacciano l'atmosfera. "Disinvestire dai combustibili fossili"
di ANTONIO CIANCIULLOROMA - Islamici, cattolici, buddisti, ebrei, induisti. Tutti dietro lo stesso striscione: "Molte fedi, un pianeta". Accanto, il cartello "Scienza e fede concordano: il cambiamento climatico è arrivato". Sullo sfondo, le note dell'Orchestra di Piazza Vittorio, il gruppo che rappresenta le espressioni musicali delle diverse parti del mondo. È partita così, dall'ambasciata di Francia a piazza Farnese per ricordare la conferenza Onu di dicembre a Parigi, la marcia per il clima che si è conclusa questa mattina a San Pietro."L'enciclica di papa Francesco non è solo l'espressione di un pensiero teorico, è un atto che mira a raggiungere un risultato pratico: scongiurare il disastro climatico. Ma per raggiungere questo obiettivo dobbiamo muoverci tutti assieme, dobbiamo far sentire con grande forza la nostra voce in questi mesi che preparano l'appuntamento di Parigi in cui si deciderà il nostro futuro", ha detto Matteo Zuppi, vescovo ausiliare di Roma. E il pensiero del papa era ricordato dai cartelli dei manifestanti: "La tecnologia basata sui combustibili fossili, molto inquinanti, deve essere sostituita progressivamente e senza indugio".
Alla marcia, organizzata da Focsiv, Volontari nel mondo su proposta della Campagna interreligiosa contro i cambiamenti climatici OurVoices, hanno aderito alcune migliaia di persone che hanno fatto sfilare attraverso il centro di Roma un gruppo di grandi cicogne di carta svolazzanti e la stilizzazione di una barca di migranti spinti alla fuga dal dissesto politico e ambientale. Il segretario delle Nazioni Unite Ban Ki Moon ha dato il suo appoggio con un videomessaggio: "Questa è la nostra ultima occasione per evitare i peggiori impatti del riscaldamento mondiale, e la nostra migliore opportunità per porre fine alla povertà e offrire una vita dignitosa a tutti".
C'erano anche i gruppi ambientalisti. Il Wwf con la maglietta "Save the humans" per ufficializzare l'inserimento dell'homo sapiens nella red list delle specie minacciate dall'estinzione di massa che la mancata azione di freno del cambiamento climatico comporterebbe. Greenpeace con l'appello "Energy revolution now". Legambiente con la richiesta di bloccare i sussidi ai combustibili fossili. Combustibili fossili che, nonostante la pioggia di aiuti che viaggia attorno ai 500 miliardi di dollari annui, cominciano a veder vacillare oltre due secoli di incontrastato dominio in cui si è accumulata in atmosfera una quantità di anidride carbonica che non ha precedenti da tre milioni di anni. Pochi giorni fa un tribunale dell'Aia ha dato ragione a un gruppo di cittadini che chiedevano un intervento di protezione sentendosi minacciati dal cambiamento climatico e ha ordinato al governo di tagliare le emissioni di gas serra almeno del 25% entro il 2020.
E contro il carbone, il più inquinante dei combustibili fossili, è scattata un'offensiva molto larga. Il Fondo sovrano norvegese, il più grande del mondo, venderà tutte le azioni di società che derivano il 30% del fatturato dal carbone o dall'energia prodotta attraverso questo combustibile. Molti atenei, la Chiesa anglicana e il Rockeller Fund si sono schierati sulla stessa posizione. Sei multinazionali europee dei combustibili fossili hanno chiesto una carbon taxper poter regolare i loro investimenti spostando l'attenzione sul gas, il meno inquinante dei combustibili fossili.
Ora i rappresentanti delle principali fedi chiedono di estendere la politica di disinvestimento dai fossili per mettere in sicurezza la composizione dell'atmosfera dalla quale dipende il benessere della specie umana. http://www.repubblica.it/ambiente/2015/06/28/news/in_marcia_per_la_terra_salviamo_il_nostro_clima_-117871703/
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