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GIORNI AL PROCESSO, SQUINZI-FEDERACCIAI CONTRO IL GOVERNO: “UN
ESPROPRIO” COSA
SUCCEDE?
Commissari
e esecutivo
prendono
tempo
sul
patteggiamento.
Interrogazione
dei Verdi:
“Il
ministro spieghi pure
il
ruolo di Paola Severino” di
Francesco
Casula
e
Marco Palombi
La
vicenda dell’Ilva di
Taranto
non finisce
mai
e sembra tirare
fuori
il peggio della
disastrata
classe dirigente italica.
Dopo
la politica compiacente
con
una proprietà che ha avvelenato
un’intera
città – a Taranto
91
persone l’anno muoiono
d’inquinamento
e i bambini
si
ammalano di tumore il 54% in
più
della media –le associazioni
imprenditoriali
continuano a
ripetere
la favoletta della famiglia
Riva
espropriata dalla magistratura
cattiva.
Ora,
come si sa, l’azienda è in
amministrazione
straordinaria
e
i commissari nominati dal governo
tentano
di risanarla (bonificando
anche
il territorio)
per
poi rimetterla sul mercato.
A
questo fine si tenta di recuperare
oltre
un miliardo di euro
sequestrato
dalla Procura di
Milano
(che indaga per reati fiscali)
alla
famiglia Riva in vari
conti
bancari, alcuni all’estero.
Difficile,
però, che alla fine la vicenda
Ilva
non finisca per pesare
sulle
tasche della collettività.
PER
FEDERACCIAI invece
– ieri
riunita
in assemblea a Milano –
il
problema è la struttura commissariale
che
oggi guida Ilva
per
conto del governo. In due
anni
–ha detto Antonio Gozzi, il
presidente
degli imprenditori
siderurgici
–ha combinato poco
e
adesso l’azienda “versa in condizioni
preoccupanti
tanto produttive
che
finanziarie”: “Servo -
no
300-400 milioni di investimenti
sugli
impianti, per far ripartire
l’Altoforno
5 servono altri
300
milioni, cui va aggiunto il
circolante
per la produzione,
che
è di circa 1-1,5 miliardi”. E
invece
si continuano con “ten -
tativi
disperati di fare cassa, che
portano
a condotte commerciali
che
provocano gravi perturbazioni
sul
mercato”.
Gozzi
è poi tornato sul vecchio
ritornello:
“L’esproprio senza
indennizzo
a Taranto è una
macchia
sulla reputazione
dell’Italia”.
Concetto ripreso dal
presidente
di Confindustria,
Giorgio
Squinzi: “Siamo in presenza
dell’esproprio
di
un’azienda
da parte della magistratura
senza
che la proprietà
sia
stata consultata o sia potuta
intervenire
in alcun modo”.
UN
ATTACCO ad alzo
zero che
ha
portato l’attuale amministratore
delegato
dell’Ilva, Massimo
Rosini,
ad alzarsi e abbandonare
l’assemblea:
“Non condivido
nulla
dell’analisi del presidente
Gozzi
e le cifre che ha fatto non
hanno
nessun riscontro nei risultati
della
società”. Il ministro
dello
Sviluppo Federica Guidi,
invece,
è rimasta al suo posto:
“Ilva
è un caso speciale. La soluzione
che
abbiamo adottato
era
l’unica possibile. Ogni altra
strada
avrebbe condotto a un
problema
enorme di natura sociale
e
ambientale, prima ancora
che
industriale”. Notevole che iltutto avvenga a una settimana
dall’udienza
preliminare del
processo
a Taranto che vede alla
sbarra
i Riva, funzionari regionali
e
politici proprio per il disastro
ambientale
causato dallo
stabilimento.
Il
tema nuovo, come rivelato ieri
dal
Fatto
Quotidiano,
è il ripensamento
dei
vertici Ilva rispetto al
patteggiamento
chiesto dalla
stessa
struttura commissariale:
in
una riunione tenuta martedi
tra
il ministro Guidi e la struttura
commissariale
guidata da
Piero
Gnudi, presente Paola Severino
in
veste di consulente legale
del
commissario, si è deciso
appunto
di temporeggiare, citando
tra
i fatti nuovi intervenuti
anche
il possibile impatto che
la
nuova legge sugli “ecoreati”
potrebbe
avere sul processo di
Taranto
essendo ritenuta più
“favorevole
al reo” rispetto al
reato
di “disastro innominato”
sulla
base del quale l’azienda è
stata
perseguita finora. Bartolomeo
Pepe,
senatore dei Verdi
(ex
M5S), ieri ha presentato
un’interrogazione
al governo
proprio
sul tema del patteggiamento
e
sul ruolo dell’avvocato
Paola
Severino, già Guardasigilli
nel
governo che ha partorito il
primo
decreto Salva-Ilva.
Intanto
la nuova legge sugli ecoreati
– strenuamente
difesa da
governo
e praticamente da tutti i
partiti
– si è attirata le critiche
anche
del presidente dell’Asso -
ciazione
nazionale magistrati,
Rodolfo
Maria Sabelli: “C’è
sconcerto
sull’avverbio abusiva
-
mente
(il
disastro ambientale è
punito
solo se ‘cagionato abusivamente’,
ndr).
Bisognerà vedere
come
lo interpreterà la giurisprudenza,
ma
certo un po’ di
inquietudine
ce l’ho”.
SECONDO
molti esperti,
infatti,
la
Cassazione in questi casi ha
sempre
interpretato “abusiva -
mente”
col significato di “senza
autorizzazione”,
il che –per dire
– escluderebbe
Ilva dal nuovo
reato:
“Se così fosse – ha detto
Sabelli
all’Ansa
– ci
sarebbe un
restringimento
delle condotte
punibili,
un danno grave. Bisogna
punire
le condotte relative
all’inquinamento
indipendentemente
dall’abusivismo.
L’eli -
minazione
del riferimento a
questa
anti-giuricidità costituzionale
sarebbe
una scelta opportuna”.
Il
ministro dell’Am -
biente
Gian Luca Galletti, però,
dice
che è tutto a posto. il fatto quotidiano 22 maggio 2015
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