martedì 26 maggio 2015

Grandi opere inutili: ecco le alternative Le alternative ad asfalto e cemento MEGLIO BREBEMI O LOTTA ALLE ALLUVIONI?

LE OTTO CORSIE IN
LOMBARDIA GIUDICATE
INUTILI SONO COSTATE
2,4 MILIARDI, IL TERZO
VALICO NE COSTERÀ 6.
CON LE STESSE CIFRE
SI POTEVANO RISANARE
LE ZONE A RISCHIO
IDROGEOLOGICO OPPURE
LE SCUOLE CADENTI
DENARI NECESSARI
PER ACQUISTARE
TRENI PENDOLARI
PER IL TERZO VALICO
TRA LIGURIA
E PIANURA PADANA
PROGETTI FARAONICI
NON SEMPRE NECESSARI.
LA LEGGE OBIETTIVO
CI È COSTATA 383
MILIARDI CON SPESE
AUMENTATE DEL 40%.
SOLO L’8% DELLE OPERE
SONO STATE ULTIMATE.
CON GLI STESSI FONDI SI
POTEVA FINANZIARE LA
RICERCA BIOMEDICA CHE
OGGI RICEVE 1,4 MILIARDI
FANALINI DI CODA Mentre i
costi della Brebemi sono lievitati
di un miliardo, l’Italia resta
sempre agli ultimi posti per i finanziamenti
alla ricerca, in particolare
quella biomedica così
utile per l’industria. E la salute.
di Daniele Martini
Il ladro più odioso per antonomasia è il Robin Hood
alla rovescia, quello che ruba ai poveri per dare ai
ricchi. Le grandi opere italiane, soprattutto quelle
messe in cantiere dal 2001 in poi con la berlusconiana
e criminogena legge Obiettivo, sono come una
gigantesca foresta di Sherwood dove si sono annidati per
anni e continuano ad annidarsi tanti Robin Hood al
contrario contornati da bande di manigoldi. Quante
risorse hanno sottratto allo Stato italiano e quindi a tutti
noi? Quanti quattrini negati per utilizzi più certi e socialmente
vantaggiosi sono stati incanalati verso la costruzione
di quelle oltre 400 infrastrutture in larga parte
considerate utili soltanto da chi le fa e da chi, politici in
prima fila, le ha volute senza uno straccio di studio sul
rapporto tra costi e benefici, senza uno scopo preciso
che non fosse quello dell'arricchimento di pochi e il
conseguente impoverimento di molti? Quante cose utili
per la vita dei cittadini si sarebbero potute fare con i
quattrini rimasti appiccicati alle mani di direttori lavori
accomodanti, politici felloni, facilitatori, intermediari,
mazzettari di professione?
Costi aumentati del 40 per cento
Si potevano fare più investimenti nella ricerca medica
che nel nostro paese è vergognosamente a livelli di povertà,
per esempio. Oppure si sarebbero potuti rimborsare
senza affanni i pensionati defraudati o riparare
i soffitti delle scuole che cadono in testa agli studenti. O
comprare nuovi treni per i pendolari al posto di quelli
inguardabili in circolazione. O proteggere dalle frane e
dalle alluvioni almeno una parte di quell'80 per cento del
territorio nazionale considerato dall'Ispra (Istituto per
la protezione e la ricerca ambientale), dall'Anbi (l'Associazione
delle bonifiche) e dall'Ance (Costruttori) ad
elevato rischio di catastrofi e inondazioni.
La contabilità delle grandi opere è una specie di cabala
che pochi riescono a padroneggiare. Gli uffici della Camera
dei deputati hanno impiegato mesi per arrivare ad
una conclusione relativa al decennio 2004-2014. Questa:
il piano complessivo definito dalla legge Obiettivo ha
raggiunto la cifra di 383 miliardi e 800 milioni di euro e
nell'ambito di questo imponente programma le 97 opere
esaminate hanno subito lo stratosferico aumento dei
costi del 40 per cento. In compenso le infrastrutture
terminate davvero sono appena l'8 per cento del totale.
Gli uffici della Camera non possono dirlo, ma è evidente
che tra le poche infrastrutture finite ce ne sono alcune di
cui l'Italia avrebbe potuto benissimo fare a meno. Come
la Brebemi, l'autostrada Brescia-Bergamo-Milano voluta
a tutti i costi da una lobby potente.
Le ruberie si annidano proprio e soprattutto in quel 40
per cento di aumenti che riguardano sia le grandi opere
utili di cui l'Italia avrebbe davvero bisogno avendo ormai
una dotazione infrastrutturale mediamente del 15
per cento più scarsa di quella tedesca o inglese (fonte:
studio Bankitalia) sia le opere pensate solo per gli ulteriori
arricchimenti dei general contractor. Sono davvero
pochi gli aumenti plausibili, dovuti a reali imprevisti
in corso d'opera, a incrementi certificati dei
costi dei materiali, a varianti progettuali dettate da necessità
indiscutibili. Il resto è il grasso della corruzione.
In Gran Bretagna, tanto per avere un elemento di paragone,
gli scostamenti tra costi preventivati e finali
delle opere non superano in media il 5 per cento.
In Italia gli aumenti di costo sono un sistema. Non a caso
si chiama «Sistema» l'inchiesta dei magistrati fiorentini
sui grandi appalti, quella che al momento più di altre è
riuscita a penetrare nei meccanismi del malaffare. E non
a caso il nuovo ministro dei Trasporti, Graziano Delrio,
appena varcato il portone del
palazzo di Porta Pia ha voluto
opportunamente far sapere
che intendeva rivedere
drasticamente il libro dei sogni
delle grandi opere (con
annesse ruberie) riducendole
drasticamente, dalle 51 elencate
dal predecessore Maurizio
Lupi a 25. Salvo poi fare
una mezza marcia indietro
dichiarando che le infrastrutture
in parte già finanziate
si devono finire.
Sono tante le opere in odor di
inutilità e di mazzetta, alcune
passate in rassegna dai magistrati
fiorentini, altre elencate
dall'ufficio studi della
Cgia di Mestre. La metro C di
Roma è al momento la più
grande infrastruttura in costruzione
(a parte la Salerno-
Reggio che è un caso a sé)
e nessuno oserebbe insinuare
che è un'opera inutile in una città dove il traffico è
incontenibile e che tra meno di un anno ospiterà il
Giubileo. Ma con molta sagacia la stanno facendo diventare
tale avendo messo in cantiere non solo il problematico
prolungamento da San Giovanni fino a piazza
Venezia proprio sotto i Fori Imperiali di cui molti mettono
in forse l'utilità, ma addirittura stanno preparando
un incomprensibile allungamento senza fermate di oltre
3 chilometri fino a Ottaviano, sostenuto fino a poche
settimane prima dell'arresto dal ministro ombra dei
Trasporti, Ettore Incalza, con una spesa prevista di al-meno mezzo miliardo di euro. Che sommato al mezzo
miliardo di sforamento già incamerato per via della
bellezza di 47 varianti in corso d'opera fa 1 miliardo
tondo tondo.
Autostrade inutili o ricerca medica?
Se questi soldi invece di essere usati in quel modo andassero
alla ricerca biomedica (cancro, malattie cardiovascolari
e genetiche etc...) l'Italia uscirebbe dalle
posizioni di coda nella tabella dei confronti internazionali
in cui è stata relegata da anni. E i malati se ne
gioverebbero. Oggi l'investimento pubblico diretto in
questo campo non arriva allo 0,1 per cento del Pil, all'incirca
1 miliardo e mezzo di euro in cifra assoluta,
sotto la media Ocse e europea e al trentesimo posto a
livello mondiale (fonte: rapporto Ocse 2013 su Scienza&
Tecnologia).
La già citata autostrada Brebemi era preventivato costasse
1 miliardo e 400 milioni di euro, ma quando
hanno tagliato il nastro la spesa era salita a 2,4 miliardi.
Che sia inutile non è un'opinione, ma è la sentenza
decretata dagli automobilisti che secondo i mirabolanti
studi a sostegno dei piani finanziari dell'opera avrebbero
dovuto essere 60 mila al giorno e invece sono appena 20
mila. Con quei 2,4 miliardi di euro ci si sarebbero potute
fare tante cose migliori. Per esempio si sarebbe potuta
avviare la gigantesca operazione di messa in sicurezza di
quelle città e quei paesi ad elevato rischio di frane ed
inondazioni dove vivono la bellezza di 6 milioni e 100
mila italiani. Secondo un piano presentato di recente dai
costruttori dell'Ance «per far ripartire l'Italia» con 5.300
opere di piccole e medie dimensioni, sicuramente utili,
si dovrebbero investire 5 miliardi per tentare di impedire
che ogni autunno si ripetano le catastrofi. A spanne
con i 2 miliardi e mezzo della Brebemi si poteva
realizzare metà di ciò che servirebbe mettendo quindi al
sicuro circa 3 milioni di persone.
Anche il Terzo Valico tra Genova e Milano è un'opera di
dubbia utilità. Le vicende che l'accompagnano sono finite
dritte dritte nell'inchiesta sulle grandi opere dei
magistrati fiorentini. Molti sostengono che bucando
l'Appennino in quelle zone (39 dei 53 chilometri della
linea dovrebbero correre in galleria) c'è il rischio di
trovare tanto amianto con tutto ciò che ne consegue in
termini di salute e di incremento di costi. Il vantaggio
sarebbe di accorciare di appena una mezz'ora il tempo di
percorrenza dei treni tra Genova e Tortona-Novi Ligure.
Terzo Valico o scuole più sicure?
Val la pena spendere tutti quei soldi, oppure non sarebbe
meglio usare quei 6 miliardi che sarebbero proprio
quelli necessari per mettere al sicuro gli studenti
delle 30 mila scuole costruite prima del 1974 senza precauzioni
antisismiche e le altre che si trovano in zone di
frane e alluvioni?
Nel 2009, governo Berlusconi, fu buttato al vento quasi
mezzo miliardo di euro per ospitare i grandi della Terra
al G8 alla Maddalena, ma poi il summit si tenne all'Aquila.
Per la Città dello Sport di Torvergata a Roma
che non ha mai funzionato sono stati scialacquati altri
200 milioni, mentre 20 sono volati per la piscina di
Valco San Paolo pensata per i Mondiali di nuoto di 6
anni fa e mai ultimata. Sulla Salerno-Reggio che non è
un'autostrada inutile, ma che è la regina delle incompiute
e degli sprechi, sul discusso lotto calabrese 3.2 tra
Laino Borgo e Morano affidato alla direzione lavori
dell'arrestato Stefano Perotti e su cui i magistrati fiorentini
hanno acceso un riflettore, il costo iniziale previsto
è schizzato di botto nel 2013 da 424 milioni di euro
a 600. Sommati tutti questi
scempi si arriva ad un totale
di 946 milioni circa con cui si
potrebbe rinnovare l'intera
flotta dei treni per i pendolari.
Considerato che uno
Swing (il più economico) costa
3 milioni e 400 mila euro
se ne potrebbero acquistare
278.
Alta velocità
o pendolari?
Infine l'Alta velocità ferroviaria
che è allo stesso tempo
una grande opera infrastrutturale
e un gigantesco spreco.
Il rapporto sulla corruzione
della Commissione
Europea ha accertato che
ogni chilometro di linea in
Italia è costato oltre 60 milioni
di euro. Le Fs contestano
il calcolo e ne offrono un
altro: 35,6 milioni a chilometro. Che sono comunque il
triplo di quanto l'alta velocità è costata in Spagna e in
Giappone. Dal momento che il costo della rete Torino-
Milano-Napoli è stato di 32 miliardi di euro, se in
Italia si fosse proceduto in modo diverso si sarebbero
potuti risparmiare una ventina di miliardi. Una cifra
enorme. Ci si potrebbe sbizzarrire a ipotizzare come
potevano essere usati meglio. Si potrebbe chiedere un
aiuto ai 16 milioni di pensionati a cui la ministra Elsa
Fornero sottrasse 4 anni fa con un colpo di bacchetta
magica 18 miliardi di euro. 



il fatto quotidiano 25 maggio 2015

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