LE
OTTO CORSIE IN
LOMBARDIA
GIUDICATE
INUTILI
SONO COSTATE
2,4
MILIARDI, IL TERZO
VALICO
NE COSTERÀ 6.
CON
LE STESSE CIFRE
SI
POTEVANO RISANARE
LE
ZONE A RISCHIO
IDROGEOLOGICO
OPPURE
LE
SCUOLE CADENTI
DENARI
NECESSARI
PER
ACQUISTARE
TRENI
PENDOLARI
PER
IL TERZO VALICO
TRA
LIGURIA
E
PIANURA PADANA
PROGETTI
FARAONICI
NON
SEMPRE NECESSARI.
LA
LEGGE OBIETTIVO
CI
È COSTATA 383
MILIARDI
CON SPESE
AUMENTATE
DEL 40%.
SOLO
L’8% DELLE OPERE
SONO
STATE ULTIMATE.
CON
GLI STESSI FONDI SI
POTEVA
FINANZIARE LA
RICERCA
BIOMEDICA CHE
OGGI
RICEVE 1,4 MILIARDI
FANALINI
DI CODA Mentre
i
costi
della Brebemi sono lievitati
di
un miliardo, l’Italia resta
sempre
agli ultimi posti per i finanziamenti
alla
ricerca, in particolare
quella
biomedica così
utile
per l’industria. E la salute.
di
Daniele
Martini
Il
ladro più odioso per antonomasia è il Robin Hood
alla
rovescia, quello che ruba ai poveri per dare ai
ricchi.
Le grandi opere italiane, soprattutto quelle
messe
in cantiere dal 2001 in poi con la berlusconiana
e
criminogena legge Obiettivo, sono come una
gigantesca
foresta di Sherwood dove si sono annidati per
anni
e continuano ad annidarsi tanti Robin Hood al
contrario
contornati da bande di manigoldi. Quante
risorse
hanno sottratto allo Stato italiano e quindi a tutti
noi?
Quanti quattrini negati per utilizzi più certi e socialmente
vantaggiosi
sono stati incanalati verso la costruzione
di
quelle oltre 400 infrastrutture in larga parte
considerate
utili soltanto da chi le fa e da chi, politici in
prima
fila, le ha volute senza uno straccio di studio sul
rapporto
tra costi e benefici, senza uno scopo preciso
che
non fosse quello dell'arricchimento di pochi e il
conseguente
impoverimento di molti? Quante cose utili
per
la vita dei cittadini si sarebbero potute fare con i
quattrini
rimasti appiccicati alle mani di direttori lavori
accomodanti,
politici felloni, facilitatori, intermediari,
mazzettari
di professione?
Costi
aumentati del
40 per cento
Si
potevano fare più investimenti nella ricerca medica
che
nel nostro paese è vergognosamente a livelli di povertà,
per
esempio. Oppure si sarebbero potuti rimborsare
senza
affanni i pensionati defraudati o riparare
i
soffitti delle scuole che cadono in testa agli studenti. O
comprare
nuovi treni per i pendolari al posto di quelli
inguardabili
in circolazione. O proteggere dalle frane e
dalle
alluvioni almeno una parte di quell'80 per cento del
territorio
nazionale considerato dall'Ispra (Istituto per
la
protezione e la ricerca ambientale), dall'Anbi (l'Associazione
delle
bonifiche) e dall'Ance (Costruttori) ad
elevato
rischio di catastrofi e inondazioni.
La
contabilità delle grandi opere è una specie di cabala
che
pochi riescono a padroneggiare. Gli uffici della Camera
dei
deputati hanno impiegato mesi per arrivare ad
una
conclusione relativa al decennio 2004-2014. Questa:
il
piano complessivo definito dalla legge Obiettivo ha
raggiunto
la cifra di 383 miliardi e 800 milioni di euro e
nell'ambito
di questo imponente programma le 97 opere
esaminate
hanno subito lo stratosferico aumento dei
costi
del 40 per cento. In compenso le infrastrutture
terminate
davvero sono appena l'8 per cento del totale.
Gli
uffici della Camera non possono dirlo, ma è evidente
che
tra le poche infrastrutture finite ce ne sono alcune di
cui
l'Italia avrebbe potuto benissimo fare a meno. Come
la
Brebemi, l'autostrada Brescia-Bergamo-Milano voluta
a
tutti i costi da una lobby potente.
Le
ruberie si annidano proprio e soprattutto in quel 40
per
cento di aumenti che riguardano sia le grandi opere
utili
di cui l'Italia avrebbe davvero bisogno avendo ormai
una
dotazione infrastrutturale mediamente del 15
per
cento più scarsa di quella tedesca o inglese (fonte:
studio
Bankitalia) sia le opere pensate solo per gli ulteriori
arricchimenti
dei general contractor. Sono davvero
pochi
gli aumenti plausibili, dovuti a reali imprevisti
in
corso d'opera, a incrementi certificati dei
costi
dei materiali, a varianti progettuali dettate da necessità
indiscutibili.
Il resto è il grasso della corruzione.
In
Gran Bretagna, tanto per avere un elemento di paragone,
gli
scostamenti tra costi preventivati e finali
delle
opere non superano in media il 5 per cento.
In
Italia gli aumenti di costo sono un sistema. Non a caso
si
chiama «Sistema» l'inchiesta dei magistrati fiorentini
sui
grandi appalti, quella che al momento più di altre è
riuscita
a penetrare nei meccanismi del malaffare. E non
a
caso il nuovo ministro dei Trasporti, Graziano Delrio,
appena
varcato il portone del
palazzo
di Porta Pia ha voluto
opportunamente
far sapere
che
intendeva rivedere
drasticamente
il libro dei sogni
delle
grandi opere (con
annesse
ruberie) riducendole
drasticamente,
dalle 51 elencate
dal
predecessore Maurizio
Lupi
a 25. Salvo poi fare
una
mezza marcia indietro
dichiarando
che le infrastrutture
in
parte già finanziate
si
devono finire.
Sono
tante le opere in odor di
inutilità
e di mazzetta, alcune
passate
in rassegna dai magistrati
fiorentini,
altre elencate
dall'ufficio
studi della
Cgia
di Mestre. La metro C di
Roma
è al momento la più
grande
infrastruttura in costruzione
(a
parte la Salerno-
Reggio
che è un caso a sé)
e
nessuno oserebbe insinuare
che
è un'opera inutile in una città dove il traffico è
incontenibile
e che tra meno di un anno ospiterà il
Giubileo.
Ma con molta sagacia la stanno facendo diventare
tale
avendo messo in cantiere non solo il problematico
prolungamento
da San Giovanni fino a piazza
Venezia
proprio sotto i Fori Imperiali di cui molti mettono
in
forse l'utilità, ma addirittura stanno preparando
un
incomprensibile allungamento senza fermate di oltre
3
chilometri fino a Ottaviano, sostenuto fino a poche
settimane
prima dell'arresto dal ministro ombra dei
Trasporti,
Ettore Incalza, con una spesa prevista di al-meno mezzo miliardo di
euro. Che sommato al mezzo
miliardo
di sforamento già incamerato per via della
bellezza
di 47 varianti in corso d'opera fa 1 miliardo
tondo
tondo.
Autostrade
inutili o
ricerca medica?
Se
questi soldi invece di essere usati in quel modo andassero
alla
ricerca biomedica (cancro, malattie cardiovascolari
e
genetiche etc...) l'Italia uscirebbe dalle
posizioni
di coda nella tabella dei confronti internazionali
in
cui è stata relegata da anni. E i malati se ne
gioverebbero.
Oggi l'investimento pubblico diretto in
questo
campo non arriva allo 0,1 per cento del Pil, all'incirca
1
miliardo e mezzo di euro in cifra assoluta,
sotto
la media Ocse e europea e al trentesimo posto a
livello
mondiale (fonte: rapporto Ocse 2013 su Scienza&
Tecnologia).
La
già citata autostrada Brebemi era preventivato costasse
1
miliardo e 400 milioni di euro, ma quando
hanno
tagliato il nastro la spesa era salita a 2,4 miliardi.
Che
sia inutile non è un'opinione, ma è la sentenza
decretata
dagli automobilisti che secondo i mirabolanti
studi
a sostegno dei piani finanziari dell'opera avrebbero
dovuto
essere 60 mila al giorno e invece sono appena 20
mila.
Con quei 2,4 miliardi di euro ci si sarebbero potute
fare
tante cose migliori. Per esempio si sarebbe potuta
avviare
la gigantesca operazione di messa in sicurezza di
quelle
città e quei paesi ad elevato rischio di frane ed
inondazioni
dove vivono la bellezza di 6 milioni e 100
mila
italiani. Secondo un piano presentato di recente dai
costruttori
dell'Ance «per far ripartire l'Italia» con 5.300
opere
di piccole e medie dimensioni, sicuramente utili,
si
dovrebbero investire 5 miliardi per tentare di impedire
che
ogni autunno si ripetano le catastrofi. A spanne
con
i 2 miliardi e mezzo della Brebemi si poteva
realizzare
metà di ciò che servirebbe mettendo quindi al
sicuro
circa 3 milioni di persone.
Anche
il Terzo Valico tra Genova e Milano è un'opera di
dubbia
utilità. Le vicende che l'accompagnano sono finite
dritte
dritte nell'inchiesta sulle grandi opere dei
magistrati
fiorentini. Molti sostengono che bucando
l'Appennino
in quelle zone (39 dei 53 chilometri della
linea
dovrebbero correre in galleria) c'è il rischio di
trovare
tanto amianto con tutto ciò che ne consegue in
termini
di salute e di incremento di costi. Il vantaggio
sarebbe
di accorciare di appena una mezz'ora il tempo di
percorrenza
dei treni tra Genova e Tortona-Novi Ligure.
Terzo
Valico o
scuole più sicure?
Val
la pena spendere tutti quei soldi, oppure non sarebbe
meglio
usare quei 6 miliardi che sarebbero proprio
quelli
necessari per mettere al sicuro gli studenti
delle
30 mila scuole costruite prima del 1974 senza precauzioni
antisismiche
e le altre che si trovano in zone di
frane
e alluvioni?
Nel
2009, governo Berlusconi, fu buttato al vento quasi
mezzo
miliardo di euro per ospitare i grandi della Terra
al
G8 alla Maddalena, ma poi il summit si tenne all'Aquila.
Per
la Città dello Sport di Torvergata a Roma
che
non ha mai funzionato sono stati scialacquati altri
200
milioni, mentre 20 sono volati per la piscina di
Valco
San Paolo pensata per i Mondiali di nuoto di 6
anni
fa e mai ultimata. Sulla Salerno-Reggio che non è
un'autostrada
inutile, ma che è la regina delle incompiute
e
degli sprechi, sul discusso lotto calabrese 3.2 tra
Laino
Borgo e Morano affidato alla direzione lavori
dell'arrestato
Stefano Perotti e su cui i magistrati fiorentini
hanno
acceso un riflettore, il costo iniziale previsto
è
schizzato di botto nel 2013 da 424 milioni di euro
a
600. Sommati tutti questi
scempi
si arriva ad un totale
di
946 milioni circa con cui si
potrebbe
rinnovare l'intera
flotta
dei treni per i pendolari.
Considerato
che uno
Swing
(il più economico) costa
3
milioni e 400 mila euro
se
ne potrebbero acquistare
278.
Alta
velocità
o
pendolari?
Infine
l'Alta velocità ferroviaria
che
è allo stesso tempo
una
grande opera infrastrutturale
e
un gigantesco spreco.
Il
rapporto sulla corruzione
della
Commissione
Europea
ha accertato che
ogni
chilometro di linea in
Italia
è costato oltre 60 milioni
di
euro. Le Fs contestano
il
calcolo e ne offrono un
altro:
35,6 milioni a chilometro. Che sono comunque il
triplo
di quanto l'alta velocità è costata in Spagna e in
Giappone.
Dal momento che il costo della rete Torino-
Milano-Napoli
è stato di 32 miliardi di euro, se in
Italia
si fosse proceduto in modo diverso si sarebbero
potuti
risparmiare una ventina di miliardi. Una cifra
enorme.
Ci si potrebbe sbizzarrire a ipotizzare come
potevano
essere usati meglio. Si potrebbe chiedere un
aiuto
ai 16 milioni di pensionati a cui la ministra Elsa
Fornero
sottrasse 4 anni fa con un colpo di bacchetta
magica
18 miliardi di euro.
il fatto quotidiano 25 maggio 2015
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