venerdì 22 maggio 2015

ILVA, CONFINDUSTRIA STA COI RIVA ANM: ECOREATI, NORME INQUIETANTI

7 GIORNI AL PROCESSO, SQUINZI-FEDERACCIAI CONTRO IL GOVERNO: “UN ESPROPRIO” COSA SUCCEDE?
Commissari e esecutivo
prendono tempo
sul patteggiamento.
Interrogazione dei Verdi:
Il ministro spieghi pure
il ruolo di Paola Severino” di Francesco Casula
e Marco Palombi
La vicenda dell’Ilva di
Taranto non finisce
mai e sembra tirare
fuori il peggio della
disastrata classe dirigente italica.
Dopo la politica compiacente
con una proprietà che ha avvelenato
un’intera città – a Taranto
91 persone l’anno muoiono
d’inquinamento e i bambini
si ammalano di tumore il 54% in
più della media –le associazioni
imprenditoriali continuano a
ripetere la favoletta della famiglia
Riva espropriata dalla magistratura
cattiva.
Ora, come si sa, l’azienda è in
amministrazione straordinaria
e i commissari nominati dal governo
tentano di risanarla (bonificando
anche il territorio)
per poi rimetterla sul mercato.
A questo fine si tenta di recuperare
oltre un miliardo di euro
sequestrato dalla Procura di
Milano (che indaga per reati fiscali)
alla famiglia Riva in vari
conti bancari, alcuni all’estero.
Difficile, però, che alla fine la vicenda
Ilva non finisca per pesare
sulle tasche della collettività.
PER FEDERACCIAI invece – ieri
riunita in assemblea a Milano –
il problema è la struttura commissariale
che oggi guida Ilva
per conto del governo. In due
anni –ha detto Antonio Gozzi, il
presidente degli imprenditori
siderurgici –ha combinato poco
e adesso l’azienda “versa in condizioni
preoccupanti tanto produttive
che finanziarie”: “Servo -
no 300-400 milioni di investimenti
sugli impianti, per far ripartire
l’Altoforno 5 servono altri
300 milioni, cui va aggiunto il
circolante per la produzione,
che è di circa 1-1,5 miliardi”. E
invece si continuano con “ten -
tativi disperati di fare cassa, che
portano a condotte commerciali
che provocano gravi perturbazioni
sul mercato”.
Gozzi è poi tornato sul vecchio
ritornello: “L’esproprio senza
indennizzo a Taranto è una
macchia sulla reputazione
dell’Italia”. Concetto ripreso dal
presidente di Confindustria,
Giorgio Squinzi: “Siamo in presenza
dell’esproprio di
un’azienda da parte della magistratura
senza che la proprietà
sia stata consultata o sia potuta
intervenire in alcun modo”.
UN ATTACCO ad alzo zero che
ha portato l’attuale amministratore
delegato dell’Ilva, Massimo
Rosini, ad alzarsi e abbandonare
l’assemblea: “Non condivido
nulla dell’analisi del presidente
Gozzi e le cifre che ha fatto non
hanno nessun riscontro nei risultati
della società”. Il ministro
dello Sviluppo Federica Guidi,
invece, è rimasta al suo posto:
Ilva è un caso speciale. La soluzione
che abbiamo adottato
era l’unica possibile. Ogni altra
strada avrebbe condotto a un
problema enorme di natura sociale
e ambientale, prima ancora
che industriale”. Notevole che iltutto avvenga a una settimana
dall’udienza preliminare del
processo a Taranto che vede alla
sbarra i Riva, funzionari regionali
e politici proprio per il disastro
ambientale causato dallo
stabilimento.
Il tema nuovo, come rivelato ieri
dal Fatto Quotidiano, è il ripensamento
dei vertici Ilva rispetto al
patteggiamento chiesto dalla
stessa struttura commissariale:
in una riunione tenuta martedi
tra il ministro Guidi e la struttura
commissariale guidata da
Piero Gnudi, presente Paola Severino
in veste di consulente legale
del commissario, si è deciso
appunto di temporeggiare, citando
tra i fatti nuovi intervenuti
anche il possibile impatto che
la nuova legge sugli “ecoreati”
potrebbe avere sul processo di
Taranto essendo ritenuta più
favorevole al reo” rispetto al
reato di “disastro innominato”
sulla base del quale l’azienda è
stata perseguita finora. Bartolomeo
Pepe, senatore dei Verdi
(ex M5S), ieri ha presentato
un’interrogazione al governo
proprio sul tema del patteggiamento
e sul ruolo dell’avvocato
Paola Severino, già Guardasigilli
nel governo che ha partorito il
primo decreto Salva-Ilva.
Intanto la nuova legge sugli ecoreati
strenuamente difesa da
governo e praticamente da tutti i
partiti – si è attirata le critiche
anche del presidente dell’Asso -
ciazione nazionale magistrati,
Rodolfo Maria Sabelli: “C’è
sconcerto sull’avverbio abusiva -
mente (il disastro ambientale è
punito solo se ‘cagionato abusivamente’,
ndr). Bisognerà vedere
come lo interpreterà la giurisprudenza,
ma certo un po’ di
inquietudine ce l’ho”.
SECONDO molti esperti, infatti,
la Cassazione in questi casi ha
sempre interpretato “abusiva -
mente” col significato di “senza
autorizzazione”, il che –per dire
escluderebbe Ilva dal nuovo
reato: “Se così fosse – ha detto
Sabelli all’Ansa – ci sarebbe un
restringimento delle condotte
punibili, un danno grave. Bisogna
punire le condotte relative
all’inquinamento indipendentemente
dall’abusivismo. L’eli -
minazione del riferimento a
questa anti-giuricidità costituzionale
sarebbe una scelta opportuna”.
Il ministro dell’Am -
biente Gian Luca Galletti, però,

dice che è tutto a posto. il fatto quotidiano 22 maggio 2015

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