OLTRE
L’ACCIAIO
La
città potrebbe
rinascere
imitando
Bilbao
e Pittsburgh:
zona
No Tax
per
attirare investimenti
ecosostenibili
di
Francesco
Casula
Taranto
Ifondi
sequestrati dalla magistratura milanese
ai
Riva non vanno usati per il risanamento degli
impianti,
ma per la bonifica dei suoli inquinati
dall’Ilva”.
Lo sostiene Angelo Bonelli, co-portavoce
nazionale
dei Verdi e consigliere comunale
del
capoluogo ionico durante una conferenza nella
quale
ha illustrato il suo progetto per la riconversione
industriale
della città secondo il modello
già
seguito in altri centri come Bilbao o Pittsburgh.
Un
progetto, inviato al presidente del Consiglio
Matteo
Renzi, che prevede l’istituzione per
5
anni di un’area “No Tax” a favore di imprese e
attività
produttive “non insalubri”.
Bonelli
e il movimento “Taran -
to
Respira” indicano come destinatari
delle
agevolazioni fiscali
imprese
che si occupino di
ricerca
nel settore della green
economy
,
dell’innovazione,
dell’efficienza
energetica, del
terziario
e anche dell’edilizia per
il
recupero del centro storico di
Taranto
che giorno dopo giorno
si
sgretola tra incuria e degrado.
Nel
documento consegnato alla
stampa
si parla di riduzione delle
accise
e degli oneri di sistema
su
benzina, gasolio e bollette, tagli fino al 50 per
cento
di Irap e Ires, contributo alle aziende per la
costruzione
di nuove strutture fino a un massimo
di
500 mila euro. Non solo. Il co-portavoce dei
Verdi,
infatti, chiede l’istituzione di un fondo per
il
sostegno dell’agricoltura, duramente colpita a
seguito
delle emissioni nocive dell’Ilva, ma soprattutto
propone
la “riqualificazione, la trasformazione
e
rigenerazione urbana e ambientale, a
partire
dai suoli contaminati, con un gruppo operativo
di
urbanisti, architetti coordinati da Renzo
Piano”.
Una serie di cantieri, quindi, che secondo
Bonelli
garantirebbe 35 mila nuovi posti di lavoro
per
circa sette anni.
E
i fondi? Secondo l’ambientalista sono cinque le
strade
da seguire per le coperture: un contributo
per
10 anni grazie a un prelievo
dello
0,7 per cento sui redditi
compresi
tra 120 mila e 250 mila
e
pari a 1 per cento per quelli superiori
a
250 mila euro; lo storno
del
prezzo di 12 aerei F-35 pari a
oltre
1,5 miliardi di euro; l’im -
posizione
di 1 centesimo come
accisa
sui carburanti per 10 anni;
fondi
statali per le bonifiche
da
aggiungere a quelli già stanziati
e,
infine, il recupero dei
fondi
regionali per la costruzione
di
una piattaforma logica collegata
al
porto ionico. “Il capoluogo
ionico
– spiega Bonelli
– non
può continuare a
essere
la discarica dei veleni
italiani.
Guardando a importanti
progetti
come quelli
di
Bilbao e Pittsburgh, noi
proponiamo
un piano di riconversione,
a
partire da
agevolazioni
fiscali e burocratiche
che
saranno direttamente
proporzionali
ai livelli
di
nuovi occupati”. Infine,
il
leader dei Verdi ha spiegato che l’esistenza
dell’area
a caldo dell’Ilva, quella composta dai sei
reparti
sequestrati dal gip Patrizia Todisco il 26
luglio
2012, è “incompatibile con la città e la salute
della
sua popolazione” e quindi è necessario prevederne
“la
chiusura”. Ma oltre all’Ilva, Bonelli ha
definito
incompatibile anche “Tempa Rossa”: il
progetto
dell’Eni avallato dai ministeri dell’Am -
biente
e dello Sviluppo lo scorso 17 luglio nonostante
tre
giorni prima il consiglio comunale avesse
ufficializzato
il suo no al potenziamento della
raffineria.
Un progetto che prevede l’assunzione
di
53 operai per 24 mesi e che alla fine della costruzione
dei
due mega-serbatoi per lo stoccaggio
del
greggio proveniente dalla Basilicata produrrebbe,
secondo
la stessa Eni, l’aumento delle
emissioni
del 12 per cento l’anno. il fatto quotidiano 26 agosto 2014
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