martedì 4 febbraio 2014
martedì armi chimiche siriane al porto di Gioia Tauro: ritardi siriani e repulisti libici
Mentre è attesa per martedì prossimo l’arrivo
nel porto calabrese di Gioia Tauro l’arrivo
della nave americana che dovrebbe caricare a bordo
le armi chimiche di Assad e distruggerle a largo, e si
è ancora in dubbio sulla data di arrivo delle navi
scandinave che portano gli arsenali del regime siriano
nello scalo marittimo scelto per il passaggio
delle centinaia di tonnellate di agenti e materiali,
negli ultimi 3 mesi, in gran segreto, un gruppo di
esperti ha distrutto in un remoto angolo del deserto
libico un arsenale di armi chimiche che risale ai
tempi di Muammar Gheddafi: nel 2004, il leader
libico non le aveva consegnate tutte alla comunità
internazionale affinché le distruggesse, come aveva
dichiarato, e si era tenuto centinaia di munizioni e
bombe caricate con gas mostarda (si dice attorno
alle 25 tonnellate), già pronte per l'uso, per un totale
di quasi due tonnellate.
Ora sono state infine segretamente smantellate su
iniziativa del governo libico e con l’assistenza degli
Usa, dopo che da novembre, rivela il New York Times,
contractor libici formati in Germania e Svezia sono
stati al lavoro in un sito fortemente presidiato a 600
chilometri a sud-est di Tripoli, in una zona in cui gli
estremisti legati ad al Qaeda continuano peraltro a
farsi spazio. E domenica 26 gennaio, secondo fonti
ufficiali, hanno distrutto l’ultimo proiettile d’artiglieria
rimasto nell’arsenale, con l’assistenza del
Pentagono, e fondi forniti anche dal Canada e assistenza
logistica dalla Germania, gli esperti si sono
messi al lavoro e utilizzando una tecnologia realizzata
in Svezia sono venuti a capo dell’incarico
ARMI CHIMICHE Ritardi
siriani e repulisti libici
Il fatto quotidiano 4 febbraio 2014
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