lunedì 3 febbraio 2014
Il Tevere in piena fa galleggiare siringhe e flebo LA DISCARICA DI MALAGROTTA SVERSA RIFIUTI OSPEDA LIERI
DISASTRO NAZIONALE
ANCORA PIOGGE
IN TUTTA ITALIA:
3 MORTI IN SICILIA
Una scena che la fantasia
non aveva previsto
nell’Italia degli allagamenti
è quella
delle siringhe che galleggiano
nel fiume. Delle sacche, ancora
sporche di sangue, che s’avvitano
coi cateteri attorno ai pali.
Ai fusti con su scritto “rifiuto
speciale” buttati a mucchi alti
come una casa e trascinati qua e
là tra le sterpaglie.
La piena del Tevere ha salvato il
centro città ma non le sue viscere,
quella discarica di Malagrotta
dove gli ospedali di Roma
portano i rifiuti: nonostante
il preallarme meteo, nessuno
all’Ama ha pensato di mettere
in sicurezza il materiale, di
stoccare con cura farmaci scaduti
e fiale per evitare che la
pioggia portasse in giro tutto.
“Non è uscito nulla dall’area, e
il personale non corre alcun pericolo”
ha precisato la società
mentre circolavano notizie sulla
contaminazione degli abiti e
delle auto dei lavoratori.
Di certo la Polizia Municipale
ha sequestrato alcuni terreni.
L’assessore all’Ambiente del
comune di Roma, Estella Ma-
rino, ha effettuato un sopralluogo
perchè “a seguito dell’ondata
che ha interessato lo
stabilimento Ama e la vicina
raffineria, si è verificato il versamento
di idrocarburi e di alcuni
rifiuti”.
LA VERITÀ È CHE TUTTO può
accadere in Italia quando
un’ondata eccezionale di maltempo
certifica l’incuria dell’uomo.
In Sicilia, a Noto, le
strade che tagliano ulivi e mandorli
si sono trasformate in fiumi.
Eppure un infermiere di 32
anni ha deciso di viaggiare su
quelle strade con una Ypsilon
10 alle tre di notte, dopo una festa
di famiglia, caricando in tutto
7 persone: quando ha incrociato
le acque del torrente Asinaro
l’auto è sbandata finendo
tra i gorghi. Così sono morte
due donne e una bambina di 7
anni. Si sta cercando una donna
caduta in un canale vicino Messina
mentre tentava di guadarlo
con la sua bicicletta.
Il resto della cronaca è un panorama
devastato. Interrotte
alcune linee ferroviarie nelle
Marche e in Friuli. Elettricità
che torna nel Bellunese solo
grazie ai gruppi elettrogeni, all’esercito
che lavora 24 ore su
24, ai Vigili del Fuoco che liberano
i tetti da nevicate di due
metri mentre i passi dolomitici
restano chiusi e il rischio di valanghe
è massimo.
Il pericolo non è finito. Nevicherà
e pioverà ancora nelle
prossime ore. I timori più forti
sono per il Veneto con il suo reticolo
di fiumi e canali irrigui; la
paura è per l’Emilia Romagna,
per il Panaro, per le campagne
già fradice che non reggeranno
a un’altra settimana di acqua.
Anche Sardegna, Puglia e Ca-
labria temono nuove frane,
esondazioni, crolli, smottamenti
che bloccano vie di comunicazione
già precarie in sè.
A MONASTERACE, in provincia
di Reggio Calabria, il più importante
mosaico ellenico della
nostra Magna Grecia è aggredito
dalle onde. Le mareggiate
hanno portato la spiaggia a venti
metri metri dal sito archeologico,
e il ministro Bray ha
stanziato d’urgenza 300 mila
euro per tentare di mettere in
sicurezza il sito. Sarà, come al
solito, una corsa contro il tempo
e la logica.
Nessuna soluzione rapida invece
per le 84 famiglie sfollate a
Fiumicino, sul litorale romano:
il Comune ha dovuto chiedere
l’aiuto dei militari e ha ricoverato
tutti in albergo dopo che
l’acqua ha invaso case, garage,
magazzini. Scuole chiuse oggi, e
anche a Ostia. A Roma solo
qualche municipio ha deciso la
chiusura degli edifici pubblici,
ma il prefetto Pecoraro ha lanciato
l’appello: “Dati gli eventuali
problemi di mobilità, si
consiglia di recarsi a Roma solo
per stretta necessità”.
Il fatto quotidiano 3 febbraio 2014
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