lunedì 3 febbraio 2014
acqualatina e conferenza dei sindaci I reali motivi del cambio di tendenza. Anche l’ad favorevole alla «rivoluzione» Tutta colpa dei conti
la conversione
Latina Editoriale Oggi 3 febbraio 2014
A settembre scorso i sindaci volevano ripubblicizzare il servizio
MOTIVI
I TIMORI LEGATI
ALLA NUOVA
MODULAZIONE
DELLE TARIFFE
IMPOSTA
DALL’AUTORITÀ
Era stato il referendum
popolare
ignorato per due
anni a dare l’assist prima
al cda di Acqualatina e
poi al presidente della
conferenza dei sindaci,
l’organo controllore della
gestione del servizio
idrico per conto dei soci
pubblici (i 38 Comuni
aderenti). Improvvisamente
alla fine della
scorsa estate proprio i
sindaci che avevano sempre
difeso la validità della
società a capitale misto
hanno accettato a larghissima
maggioranza e
senza sollevare alcuna
eccezione di provare a
trattare la cessione delle
quote private. Al solo fine
dichiarato di voler attuare
l’esito referendario
di tre anni prima, che
avrebbe voluto appunto
l’immediato passaggio
delle gestioni private al
pubblico e lo stop alle
privatizzazioni in essere.
Questo passaggio e il fulmineo
cambio di filosofia
non avevano convinto
nessuno. Adesso il dossier
redatto dal Comitato
Acqua Pubblica sulla modifica statutaria di
Idrolatina con la riduzione
del proprio capitale
sociale avvenuta a giugno
2013 conferma i sospetti
sul fatto che i vertici
di Acqualatina e la
stessa conferenza dei sindaci
a settembre sapessero
già che non c’erano
più speranze per trattenere
i privati dentro la spa
delle acque per via dei
problemi di tenuta dei
conti. E anche perché le
modifiche al calcolo della
tariffa avevano ridotto
di molto il margine di
guadagno. Dunque si stava
affievolendo il progetto
iniziale che era ala
base della gestione del
servizio idrico in provincia
di Latina e con esso la
reale capacità di continuare
a investire. Va tenuto
in considerazione
che la spa ha dovuto dichiarare
lo stato di crisi e
fare ricorso al contratto
di solidarietà per i dipendenti
per rientrare dal debito
dichiarato nel bilancio
del 2012. La remunerazione
dell’esperi enza
imprenditoriale sull’ac -
qua pontina si è assottigliata
al punto che gli
investitori privati non la
trovano più conveniente
e a difenderla rimane solo
qualche consigliere regionale.
Persino l’ammi -
nistratore delegato, Raimondo
Besson, peraltro
designato proprio dai privati
ha affermato di recente
e pubblicamente di
non disdegnare un ritorno
alla gestione totalmente
pubblica, considerato
soprattutto il nuovo
calcolo tariffario. Contro
il quale comunque la società
ha presentato un ricorso
che punta a modificarne
l’essenza e gli effetti.
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