lunedì 2 dicembre 2013

Analisi farlocche, così non dicevano la verità sui veleni della Terra dei fuochi



Dovevano controllare e non l’hanno fatto. O, se l’hanno fatto, l’hanno fatto talmente male da sfiorare il ridicolo. Anno 2000, c’erano i cosiddetti tavoli tecnici che dovevano servire a mettere a punto le analisi, la metodologia di analisi a Giugliano, nella zona Resit. In quei tavoli tecnici, cioè, veniva deciso chi doveva e quando scandagliare i terreni, analizzarli, capire quali sostanze c’erano.Ebbene: in tre anni hanno eseguito dodici-analisi-dodici. Una bazzecola. Polvere negli occhi di chi chiedeva di sapere cosa ci fosse in quelle campagne. Di più: in quell’acqua, da sempre, c’è un’altra concentrazione di alcune sostanze come manganese o floruro, perché è acqua vulcanica. Per quei tecnici che stavano lì a misurare il valore di manganese o floruro era nella media. Cioè: si negava la realtà.
Tutto questo è emerso al processo sulla Terra dei fuochi, zona Giugliano-Resit appunto: trenta imputati. Accuse come truffa aggravata ai danni dello Stato, falso, abuso. Agli atti del processo una perizia firmata dal professor Giovanni Balestri, l’uomo che ha previsto l’inquinamento globale nel 2064 e che descrive in maniera impietosa e con il linguaggio del tecnico quello che negli anni 2000 non è stato fatto, in termini di ricerca e di previsione del rischio. “Tutte le analisi Arpac sono manifestatamente non corrispondenti alla realtà delle acque di falda campionata – è scritto nella perizia – è il caso di alcuni metalli, notoriamente alti in zona, dove sono quasi sempre riportati in concentrazioni uguali ai limiti della normativa”. Peggio ancora, scrive Balestri: “Altro caso è l’assenza di investigazione di tutti quei parametri chimici indicatori dell’eventuale contaminazione in falda, parametri lasciati quasi sempre tutti in bianco”. Cioè le strumentazioni in possesso dei tecnici non erano in grado di scandagliare le quantità precise di sostanze, secondo il limite fissato dalla legge.
Il perito lo dice chiaramente: si tratta di analisi “appiattite o favorevoli”. Il che vuol dire che, presumibilmente, vista anche la totale infondatezza dei dati rispetto alle caratteristiche del terreno, in qualche caso quelle analisi non sono state proprio effettuate.
Ora si tratta di ricostruire la catena di comando, chi ha chiesto analisi, chi le ha eseguite, chi non ha controllato. Una catena di comando che arriva direttamente all’Istituto superiore di Sanità, perché secondo la Procura, anche l’istituto sarebbe coinvolto in quanto avrebbe trasmesso valutazioni troppo morbide al prefetto.
Provincia, Arpac e Asl, anno 2000, zona Resit, Giugliano. Questo accadeva tredici anni fa. E poi si meravigliano del fatto oggi la gente della Terra dei fuochi non si fida più di nessuno. Meno che meno delle analisi.

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