venerdì 20 settembre 2013
Il nascondiglio per i fusti Tra Pontinia e Priverno sette discariche di sostanze tossiche, c’è anche la diossina
http://www.latina-oggi.it/public/newspaper/read/hash/c057b7ec608abf98d9fc582e4bb54ad5 Latina Oggi 21 settembre 2011
Ieri mattina i sigilli apposti dalla Guardia di Finanza, traffico controllato da un’organizzazione Il nascondiglio per i fusti Tra Pontinia e Priverno sette discariche di sostanze tossiche, c’è anche la diossina SOMIGLIA terribilmente al disastro scoperto nell’agro aversano ciò che la guardia di finanza di Latina sta svelando in queste ore in una fetta di territorio compresa tra Pontinia e Priverno, a ridosso del fiume Ufente. Tante discariche di medie dimensioni in terreni nascosti o difficilmente raggiungibili dove sono stipati quintali di amianto, probabilmente anche fusti tossici interrati, come provano le tracce di diossina evidenziata dalle analisi su un sito vicinissimo al corso d’acqua. Non è la prima volta che nella campagna profonda dell’agro pontino spuntano discariche tossiche, l’ultima sequestrata due mesi fa dalle guardie provinciali proprio a Pontinia. Ma l’inchiesta della Finanza dice, purtroppo, anche altro perché è cominciata «per vie parallele», ossia durante i controlli su una società di Latina che opera nel settore della compravendita di terreni in tutta la provincia; alcuni degli immobili della srl sono stati appunto utilizzati per le discariche sequestrate e per quanto sia difficile, al momento, stabilire se i titolari erano a conoscenza del traffico illecito di rifiuti tossici, ci sono alcune circostanze che portano sulla pista di un’organizzazione strutturata. La società è amministrata da un romano di 83 anni e prima di lui lo stesso ruolo era ricoperto da un altro anziano signore (classe 1916); l’attuale amministratore è stato denunciato insieme a due donne, proprietarie degli altri terreni trasformati in discariche. Chi utilizzava quelle aree certamente sapeva di poterlo fare in modo indisturbato. Perché? Probabilmente i proprietari erano consapevoli se non conniventi, ma in due casi c’entra la quiescenza della pubblica amministrazione, infatti la discarica di via Migliara 44 a Latina insiste su un terreno di proprietà del Consorzio di Bonifica, l’altra, a Priverno, è della Regione Lazio. Nessuno dei due enti ha controllato né denunciato la presenza di mezzi anomali. Invece i rilievi tecnici fatti in queste ore dall’Arpa Lazio hanno già evidenziato che in quelle aree c’è una tale concentrazione di materiale tossico (tra cui amianto e diossina) che sono considerate pericolose per la salute pubblica. Continuano quindi i rilievi con gli elicotteri della sezione aerea della Finanza, coordinati dal colonnello Paolo Kalenda e dal capitano Claudio Catalani, perché c’è il timore fondato che oltre alle discariche di superfice, ben sette, ci possano essere anche fusti interrati. Rifiuti di origine industriale sversati da queste parti per risparmiare sul costo stabilito per i processi di smaltimento legale. Sembra un film già visto. E’, purtroppo, esattamente questo che è accaduto in provincia di Caserta e la similitudine lascia spazio all’ipotesi che dietro al traffico di rifiuti sulla provincia di Latina ci sia lo zampino dei clan, o comunque di una struttura organizzata. La stessa che avrebbe messo a capo della società di Latina proprietaria dei terreni persone così anziane da non rischiare nulla in caso di contestazione di reati. Dunque qualcuno (o più di uno) sapeva che si stava mettendo in atto un’attività illecita di calibro eccezionale. Da oggi per Arpa, Regione Lazio e Settore Ambiente della Provincia comincia anche l’indagine parallela sui danni ambientali e su cosa si potrà fare per evitare ulteriori conseguenze, specie sul fiume Ufente che alimenta l’irrigazione di alcune aziende agricole del posto. E’ stato accertato che nell’acqua utilizzata fino a poco tempo fa c’erano quantità di diossina a riprova che altri rifiuti possono essere stati interrati o che le discariche non impermeabilizzate abbiano prodotto un inquinamento maggiore di quello che già si evince dai sopralluoghi esterni. Chi ha messo in piedi questo canale di stoccaggio illegale dei rifiuti tossici è forse in possesso di una sorta di «catasto parallelo», la disponibilità di aree remote e terreni dove nessuno va a curiosare, lontani dai centri abitati e dalla rete viaria. Ma per far questo serve anche una base logistica «locale» in grado di assicurare la copertura necessaria al traffico dei mezzi pesanti che trasportano tali rifiuti. Ed è questo il filone aggiuntivo dell’inchiesta in corso. Ieri in serata i primi interventi politici. «La scoperta di ben sette discariche abusive di rifiuti speciali e tossico-nocivi fatta dalla Guardia di Finanza nel corso dell’operazione ‘Demetra’ a Latina in diversi comuni è la prova di un livello d’illegalità che ha superato qualsiasi limite. Ormai in provincia di Latina le ecomafie possono fare ciò che vogliono, poiché i controlli preventivi sul territorio sono nulli. – ha detto Nando Bonessio, presidente dei Verdi del Lazio - Poiché addirittura alcune aree interessate sono di proprietà della Regione e del Consorzio di Bonifica ci chiediamo se si debba ravvisare ’solo’ il mancato controllo o se ci sia stata, a qualsiasi livello, complicità da parte delle istituzioni. Francamente vorremmo che fosse il primo caso, ma quando si tratta di un veleno come la diossina anche il mancato controllo da parte delle istituzioni è un fatto di una gravità inaudita». Graziella Di Mambro Alcune delle discariche sequestrate ieri mattina
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