INEFFICIENZE CHE GONFIANO IL PREZZO NAZIONALE SICILIA E SARDEGNA, IL COSTO DEI FURBETTI DELL’E N E RG I A - SULLE ISOLE L’elettricità costa di più, facendo salire la bolletta di tutti. Molti produttori approfittano del caos per fare profitti milionari. Per l’Autorità sono “opportunisti” ma è tutto legale di Gionata Picchio Le regioni più care d'Italia: questo il triste primato di Sicilia e Sardegna sul mercato elettrico, anche per colpa di un parco centrali obsoleto (e inquinante). Ma c’è chi dello status quo ha ancora molto da guadagnare. Il caso siciliano è il più eclatante. Secondo l’Antitrust c’è una rete interna inadeguata, insufficiente interconnessione col Continente e un mercato locale isolato. L’offerta è dominata da poche centrali spesso vetuste, con alti costi di produzione. Basta che se ne fermi una per far schizzare i prezzi. Nel 2012 le quotazioni siciliane hanno superato la media italiana del 26,2 per cento. L’impatto negativo sul prezzo unico nazionale e quindi sulle tasche di tutti i consumatori è stato di circa 1,8 euro per Megawatt/ora. Per un impatto 480 milioni all’anno, secondo il garante. Nel primo quadrimestre 2013, complice lo stop temporaneo di alcune centrali, il differenziale Sicilia- Italia è salito al 38 per cento circa. NEL 2014 LE COSE potrebbero peggiorare ancora: è di aprile la decisione del ministero dell’Ambiente di non concedere la proroga di un anno per la dismissione di una parte della centrale di San Filippo del Mela, alimentata a olio combustibile. Una scelta attesa e ambientalmente necessaria, ma che porterà nuovi stop per lavori e tensioni sui prezzi. Una soluzione c’è: la realizzazione del nuovo elettrodotto con la Calabria, atteso per il 2015. L’opera preoccupa gli abitanti di alcuni comuni, attraversati dal tracciato. Ma il ritardo del cavo preserva il potere dei produttori elettrici locali di fissare i prezzi. Non pare un caso se a opporsi all’elettrodotto in sede di autorizzazione (avuta da Terna nel 2010) sia stata a lungo anche Edipower, proprietaria della centrale di SF del Mela, destinata a fermarsi per motivi economici e ambientali appena il cavo partirà. E l’interesse a mantenere lo status quo è forte anche per gli altri due produttori locali, Enel e Erg Power, beneficiari a loro volta dei prezzi elevati. In Sardegna i problemi sono simili. Dopo l'entrata in funzione del nuovo elettrodotto col Continente, il differenziale col prezzo medio italiano è sceso dal 28,7 per cento del 2009 all'8 per cento del 2012. Ma le difficoltà non sono certo finite. Specie se, come accaduto di recente, qualche operatore “ingegnoso” sco - pre un punto debole nelle regole del mercato e lo sfrutta facendo schizzare i prezzi. È successo nel 2012 quando alcuni acquirenti all'ingrosso hanno comprato sistematicamente molta più energia di quanta gliene servisse nella prima fase del mercato, per rivenderla a un prezzo più alto nell'ultima fase, quando il gestore della rete era costretto a ricomprarla per evitare squilibri nel sistema. La pratica è andata avanti per oltre 6 mesi finché l’Autorità non è intervenuta sulle regole. Nel frattempo però, nel giugno 2012, il giochetto aveva fatto salire il prezzo sardo di 28 euro per Megawatt/ora e il prezzo unico nazionale di 4 euro. Protagonisti soprattutto operatori medio-piccoli. In testa per acquisti “in eccesso” (e quindi per guadagni) il trader Dse, controllato dalla bolognese Tremagi, guidata da Francesco Maria Bernardi, già presidente dalla Compagnia delle Opere di Bologna e un passato da consigliere del ministero delle Attività produttive del governo Berlusconi. I più attivi - oltre a Dse anche l’Azienda Energetica Trading di Bolzano, Youtrade, Electrade, Edelweiss - compravano sul mercato decine o centinaia di volte più energia di quella che avrebbero davvero consumato. E pur se in misura minore, a comprare più dei propri consumi erano anche big come Enel e Edison. L’AUTORITÀ l’ha definito “opportunismo”, “speculazione” e “uso indebito e parassitario” del mercato. Però non ha sanzionato nessuno. “Il capitolo non è chiuso”, replicano dall’au - thority, “c’è ancora un’istruttoria in corso. Anche per capire, ad esempio, se Terna abbia denunciato la cosa per tempo”. Quanto ai trader, però, “per quanto criticabile il loro comportamento non ha violato le regole allora vigenti e non è quindi censurabile”. Per questo, dice l’Au - torità, “abbiamo avviato una revisione complessiva del mercato del dispacciamento. Le regole sono nate in un contesto che oggi, con il forte sviluppo delle rinnovabili, è completamente cambiato”. Il fatto quotidiano 12 giugno 2013
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