Domenica, 14 Aprile 2013 15:57
- Scritto da Redazione
Il parco del Circeo fatica a portare avanti suo compito istituzionale: la spending review imposta dal governo uccide la tutela della natura, mentre la Regione guidata da Zingaretti - anch'essa costretta a tirare la cinghia - non conferisce un'assessorato con specifica delega all'ambiente. «Partiamo con il piede sbagliato», dice con amarezza il numero uno dell'ente, il commissario Gaetano Benedetto, che lamenta la scarsità dei soldi anche per mettere benzina ai pochi mezzi in dotazione. Diventa così un problema vigilare sugli abusi, combattere gli incendi, controllare un'area che assomma, tra l'altro, un'isola, venti chilometri di duna, 3mila ettari di foresta.
«Il sistema di spesa è rigidissimo, a causa di una norma perversa, difficile da comprendere. Le consulenze sono stata tagliate, e per un ente che ha sei assunti più il direttore, questo può diventare un problema. Un parco - dice Benedetto - ed ancor più una realtà così peculiare come il Circeo, non può essere trattato alla stregua di qualsiasi altro ente pubblico. Il Parco - aggiunge - deve innescare un processo economico con le amministrazioni locali, occuparsi di educazione ambientale, valorizzare il territorio, puntare sulla fruizione sostenibile: ma per fare questo non ci sono i soldi neanche per la benzina dei mezzi, e forse dovremo dismetterne uno». Il bilancio preventivo del 2013 prevede un taglio del 10% delle spese per i consumi intermedi e del 50% per le spese relative agli automezzi, fatto che comporterà possibili e prevedibili difficoltà operative, oltre ai tagli già effettuati negli anni precedenti. Con solo sei assunti ed un bilancio da 1,6 milioni di euro, il Parco per funzionare ha bisogno della collaborazione - pagata 70mila euro- del corpo forestale dello Stato, i cui uomini hanno in affidamento il controllo di oltre 5mila ettari di beni demaniali. A questi costi si aggiungano i 300mila euro l'anno per l'ufficio biodiversità affidato sempre ai forestali. «Senza di loro il Parco non potrebbe funzionare, ma a questo si deve aggiungere la necessità di una maggiore presenza della Regione, l'unico ente che ha davvero in mano la partita in questo momento. Per ufficializzare un nuovo fronte di collaborazione, ad esempio, Zingaretti potrebbe decidere di aprire un ufficio della Regione proprio nel parco nazionale». E aggiunge: «La sopravvivenza de Parco sarà possibile solo con un accordo organico proprio tra noi, la Regione e la forestale. Serve la forza di trasformare l'ente in qualcosa di diverso dall'ufficio del sì e del no, che valuta restrizioni e basta.»
Al nuovo corso del Lazio si guarda con speranza dopo che, in epoca Polverini, si è cercato addirittura di vendere porzioni della dune di Sabaudia sfruttando la cartolarizzazione degli immobili regionali, oppure di dare in gestione aree naturalistiche di pregio ai privati affinché le attrezzassero in chissà quale modo. E non certo per beneficienza. Tutto è saltato, fortunatamente, ma con Zingaretti ancora non si è capito quale sarà il ruolo del Circeo e delle aree protette in generale. «Voler accorpare i parchi regionali in una unica agenzia - dice Benedetto - potrebbe essere un problema poiché si metterebbero insieme zona eterogenee e con diversi bisogni. E inoltre siamo preoccupati che Zingaretti abbia accorpato, nell'attuale giunta, l'Ambiente ai Lavori pubblici. Senza pregiudizio, dico che aspetteremo di capire cosa accadrà, anche se le prime scelte della Regione appaiono contraddittorie, visto che trasformano quello dell'ambiente in un tema recessivo. La partita, ripeto, è in mano alla Regione che deve riunirsi per la valutazione ambientale strategica propedeutica all'approvazione del piano del Parco, imprescindibile strumento di programmazione del territorio». http://latina.laprovinciaquotidiano.it/cronaca/cronaca-locale/28108-circeo-la-crisi-uccide-il-parco-appello-alla-regione.html
«Il sistema di spesa è rigidissimo, a causa di una norma perversa, difficile da comprendere. Le consulenze sono stata tagliate, e per un ente che ha sei assunti più il direttore, questo può diventare un problema. Un parco - dice Benedetto - ed ancor più una realtà così peculiare come il Circeo, non può essere trattato alla stregua di qualsiasi altro ente pubblico. Il Parco - aggiunge - deve innescare un processo economico con le amministrazioni locali, occuparsi di educazione ambientale, valorizzare il territorio, puntare sulla fruizione sostenibile: ma per fare questo non ci sono i soldi neanche per la benzina dei mezzi, e forse dovremo dismetterne uno». Il bilancio preventivo del 2013 prevede un taglio del 10% delle spese per i consumi intermedi e del 50% per le spese relative agli automezzi, fatto che comporterà possibili e prevedibili difficoltà operative, oltre ai tagli già effettuati negli anni precedenti. Con solo sei assunti ed un bilancio da 1,6 milioni di euro, il Parco per funzionare ha bisogno della collaborazione - pagata 70mila euro- del corpo forestale dello Stato, i cui uomini hanno in affidamento il controllo di oltre 5mila ettari di beni demaniali. A questi costi si aggiungano i 300mila euro l'anno per l'ufficio biodiversità affidato sempre ai forestali. «Senza di loro il Parco non potrebbe funzionare, ma a questo si deve aggiungere la necessità di una maggiore presenza della Regione, l'unico ente che ha davvero in mano la partita in questo momento. Per ufficializzare un nuovo fronte di collaborazione, ad esempio, Zingaretti potrebbe decidere di aprire un ufficio della Regione proprio nel parco nazionale». E aggiunge: «La sopravvivenza de Parco sarà possibile solo con un accordo organico proprio tra noi, la Regione e la forestale. Serve la forza di trasformare l'ente in qualcosa di diverso dall'ufficio del sì e del no, che valuta restrizioni e basta.»
Al nuovo corso del Lazio si guarda con speranza dopo che, in epoca Polverini, si è cercato addirittura di vendere porzioni della dune di Sabaudia sfruttando la cartolarizzazione degli immobili regionali, oppure di dare in gestione aree naturalistiche di pregio ai privati affinché le attrezzassero in chissà quale modo. E non certo per beneficienza. Tutto è saltato, fortunatamente, ma con Zingaretti ancora non si è capito quale sarà il ruolo del Circeo e delle aree protette in generale. «Voler accorpare i parchi regionali in una unica agenzia - dice Benedetto - potrebbe essere un problema poiché si metterebbero insieme zona eterogenee e con diversi bisogni. E inoltre siamo preoccupati che Zingaretti abbia accorpato, nell'attuale giunta, l'Ambiente ai Lavori pubblici. Senza pregiudizio, dico che aspetteremo di capire cosa accadrà, anche se le prime scelte della Regione appaiono contraddittorie, visto che trasformano quello dell'ambiente in un tema recessivo. La partita, ripeto, è in mano alla Regione che deve riunirsi per la valutazione ambientale strategica propedeutica all'approvazione del piano del Parco, imprescindibile strumento di programmazione del territorio». http://latina.laprovinciaquotidiano.it/cronaca/cronaca-locale/28108-circeo-la-crisi-uccide-il-parco-appello-alla-regione.html
Nessun commento:
Posta un commento