Atto n. 4-07047
Pubblicato il 8 marzo 2012
Seduta n. 689
DELLA SETA , FERRANTE , DI GIOVAN PAOLO , RANUCCI - Ai Ministri dell'interno e della giustizia. -
premesso che:
si apprende dalla lettura di articoli pubblicati su diversi quotidiani che l'aumento esponenziale dell'emergenza criminalità in provincia di Latina, negli ultimi anni, sta destando viva preoccupazione nelle istituzioni, nelle forze Dell'ordine, nella magistratura e tra i cittadini. Tale emergenza è confermata anche dalla Relazione della Direzione Nazionale Antimafia del 2010, in cui si evidenzia per la provincia di Latina il rischio di radicamento della mafie, in particolare mediante il controllo di attività commerciali e imprenditoriali di rilievo e l'infiltrazione dei propri affiliati direttamente nei consigli comunali. A tale proposito è bene ricordare che la provincia di Latina è anche il territorio in cui si è verificato il tristemente noto "caso Fondi", con il conseguente allontanamento dell'exprefetto di Latina, dottor Bruno Frattasi, che aveva denunciato l'intreccio tra imprenditoria, criminalità e amministrazione comunale, e dove, con epicentro il mercato ortofrutticolo di Fondi, la camorra e Cosa Nostra hanno messo le mani sul controllo dei trasporti dei prodotti ortofrutticoli in tutto il Centro-Sud;
il mix tra criminalità autoctona e criminalità organizzata alloctona, la particolare strategia affaristica che ne deriva, come il complesso di alleanze che spesso si evidenziano dalle indagini della magistratura, danno origine a quella che Libera ha definito "Quinta Mafia";
uno dei settori a maggiore rischio di infiltrazione ecomafiosa è il settore edile, da sempre tra quelli più contaminati dalla criminalità organizzata soprattutto di origine campana. I parchi, i laghi, le campagne e le coste, ma anche i centri urbani pontini, sono esposti a continue speculazioni, abusi edilizi, sfregi urbanistici. Il consumo di territorio e le lottizzazioni spesso in deroga ai piani regolatori sono una costante che preoccupa;
in questo contesto, ad essere particolarmente esposti risultano i Comuni all'interno del Parco nazionale del Circeo, Sabaudia e San Felice Circeo in primis. Basti pensare che nel Parco nazionale del Circeo, stando ai dati ufficiali presentati dall'Ente Parco, vi sarebbero, secondo proiezione statistica, circa un milione e 500.000 metri cubi "fuorilegge". Secondo varie indagini della magistratura, una parte significativa di questo business è imputabile, direttamente o indirettamente, a esponenti della malavita organizzata. Non a caso proprio il Parco nazionale del Circeo è stato oggetto di continui attacchi intimidatori volti a condizionare l'azione repressiva nei riguardi dell'abusivismo edilizio e le scelte in favore di una regolamentazione moderna ed ecosostenibile dell'intera area protetta;
a preoccupare è anche il fronte delle illegalità legate al ciclo dei rifiuti. Basti ricordare l'inchiesta sulla gestione dei rifiuti urbani a Minturno; o il sequestro di un terreno di quasi mille metri quadri di proprietà della società "Fondana Allevamenti" effettuato nel mese di maggio 2011 nella città di Pontinia, dove erano state smaltite illegalmente circa duecentosettantadue tonnellate di fanghi provenienti da un'azienda casearia di Marcianise, che, senza alcun trattamento specifico, erano stati accatastati a pochi metri dal fiume Ufente; o ancora la recente inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Latina relativamente all'inquinamento in falda determinato dalla discarica di Borgo Montello, la terza più grande d'Italia. Rispetto a quest'ultma vicenda, è fondamentale ricordare quello che accadde il 29 marzo 1995 in provincia di Latina, quando venne ucciso il parroco di Borgo Montello don Cesare Boschin;
oltre a questo, altri dati allarmanti vanno richiamati: le intimidazioni subite da uomini dello Stato come ad esempio l'exquestore di Latina, il capo della squadra mobile e due ispettori di Formia, l'ispettore di polizia Pasquale del Nucleo di polizia giudiziaria di Fondi; e ciò che si ricava dal rapporto Ecomafia 2011 di Legambiente, dove la provincia di Latina si posiziona al 4° posto nazionale per infrazioni accertate e quella di Roma al 5°. A livello regionale, l'area pontina con le sue 264 infrazioni accertate, pesa per il 36 per cento, la provincia capitolina per il 34 per cento, il reatino per il 12 per cento, la provincia di Frosinone e il viterbese per l'8 per cento. Diverse sono state anche le aggressioni subite da amministrazioni e dirigenti dei Comuni di San Felice Circeo e Sabaudia;
anche molti giornalisti nell'adempimento del loro lavoro, in provincia di Latina, sono spesso fatti oggetto di persecuzioni, intimidazioni, pressioni improprie sino a generare un clima di paura che li espone a continui rischi e pericoli. È eloquente, a tale proposito, quanto di recente sostenuto dall'exquestore Nicolò D'Angelo, il quale ha affermato: "Se cediamo qui, se il contrasto non sarà abbastanza forte, per la mafia s'aprirà un'autostrada verso Roma",
si chiede di conoscere:
se i Ministri in indirizzo non ritengano opportuno destinare maggiori risorse umane e tecnologiche alla magistratura e alle Forze dell'ordine, per contrastare il fenomeno del radicamento delle mafie e dei loro interessi nel tessuto economico, sociale e politico della provincia di Latina, anche con l'obiettivo della creazione di una Direzione distrettuale antimafia presso il Tribunale di Latina;
se non ritengano necessario assumere iniziative di competenza per attivare un controllo serrato da parte di organi di vigilanza e controllo sia sul sistema degli appalti, delle concessioni e delle consulenze in tutti i Comuni della Provincia pontina e sulla stessa Amministrazione Provinciale, sia sull'azione imprenditoriale condotta dalle numerose cooperative agricole dell'agro pontino, in particolare quelle presenti nei Comuni di Formia, Fondi, Sperlonga, Terracina, San Felice Circeo, Sabaudia e Latina e sui titolari delle medesime;
quali azioni intendano attuare per contrastare in maniera adeguata in particolare i fenomeni criminali legati alle cosiddette ecomafie, con riferimento al ciclo illegale dei rifiuti, del cemento e alle agromafie;
se non intendano attivarsi per sollecitare il massimo impegno delle Forze dell'ordine e della magistratura perché si faccia definitivamente luce sull'omicidio di don Cesare Boschin.
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