domenica 25 marzo 2012

Claudio Volpe, talento di Pontinia, candidato al premio Strega con il "vuoto intorno"

Tallenti...... da premiiare http://www.dagolab.eu/public/LatinaOggi/Archivio/58a282b39fc5d80bedcf/pag41zapping.pdf
«Il Vuoto intorno» di Claudio Volpe è tra i candidati allo Strega
IL giovanissimo Claudio Volpe, ormai è acclarato, è una della speranze delle letteratura italiana, nato a Catania nel 1990, ha frequentato il liceo classico a Latina e vive oggi a Pontinia . E’ da quando aveva dieci anni che Claudio scrive poesie ma adesso, con il suo «Il vuoto intorno», edito nel 2011 dalle «Edizioni il Foglio», è al suo primo romanzo.
«Il vuoto intorno» non è un romanzo facile da leggere, sin dalle prime righe arriva al lettore come un pugno nello stomaco, deciso, violento, ben assestato.
Achille, un ragazzo padre, srotola l’intera sua vita, raccontandola al figlio Ettore in forma epistolare. E’ u n’esistenza difficile quella narrata, ed è già dall’incipit del romanzo che si intuisce che tutta la storia è scritta con il pennino intinto in un dolore intimo. Il padre parla al figlio della sua famiglia e della sua tristissima infanzia, un nucleo familiare dove il padre «non c'è mai stato». Fisicamente c’era, si trattava di un avvocato, ma era totalmente inutile come genitore. Gli fa da contraltare una moglie, ex danzatrice, dedita dall’alcol e che Achille, da bambino, vorrebbe salvare. E’ la madre, e lui intuisce che vedendola perire morirebbe anche una parte della sua anima. All'infanzia raccapricciante seguirà una vita altrettanto piagata che vede Achille preso da un amore che gli procura profonde sofferenze. Nasce così la passione per una zingara la quale, avendo sopportato le attenzioni pedofile del padre, porta, a sua volta, lacerazioni dell'anima difficili da gestire. La storia di Achille, questo padre dall'anima esulcerata, si chiude con una vicenda di prostituzione troppo amara da raccontare. L'intero romanzo è, in sostanza, una confessione fiume che racconta di una vita da «appestato», con vicende che sembrano stritolare i personaggi, ma soprattutto il lettore. Quello di Volpe non è un libro agevole perché quel vuoto a cui si fa riferimento nel titolo ha volume e sostanza ed è un macigno che ti entra dentro e ti pesa sull'anima. Eppure, in questo gomitolo di dolorose vicende umane, alla fine parrebbe intravedersi una luce.
Dal fondo del pozzo, nel quale è cascato il protagonista, si vede chiaro, nitido, netto, un pezzo di cielo che da speranza. Nella vita di Achille c’è stato qualcosa di buono, una specie di lanterna costiera destinata a fargli luce nei marosi della sua burrascosa esistenza. La madre, una donna che è stata bella ma che la sofferenza ha fatto diventare rinsecchita ha un amante, uno scultore. E’ il padre che Achille avrebbe voluto.
L’uomo, contrappone ad un aspetto rude un’anima matura e delicata.
Prenderà il ragazzo per mano avviandolo sulla strada dell’amore per il prossimo e della solidarietà.
Sarà grazie allo scultore se Achille scoprirà che il vuoto, questa bestia nella cui paura viviamo «Noi viviamo con la paura del vuoto, lavoriamo, amiamo, creiamo, facciamo arte, facciamo guerre, ci uccidiamo, per paura divenire divorati da quel maledetto vuoto affamato. La nostra storia è scandita dal vuoto» può essere sconfitta. Grazie alla scoperta della sensibilità dell'amore, il protagonista intuisce che è possibile nuotare senza affogare in quel mare, in quel vuoto che lo lo risucchia. La redenzione partirà proprio da quella lettera al figlio, che più che una missiva, più che un atto d’amore verso quel figlio è un gesto di solidarietà per l’intero genere umano.
Al personaggio narrante sembra che succedano troppe disavventure negative; ma il perché è presto spiegato dall'autore che ha affermato: «L'idea era di realizzare un romanzo metaforico. Non pretendo che sia una storia veritiera in tutto, che possa capitare ad una sola persona, ma che ogni persona possa vedere nella vicenda da me raccontata un pezzo della sua vita. Quindi una serie di vite differenti che si incontrano nel mio romanzo che ha la speranza di esorcizzare un po' del male di vivere dell'umanità attuale».
Il libro di Volpe è stato presentato a Latina in occasione della rassegna «Libri da scoprire», ma è facile affermare che a Latina e, presumibilmente, in tutta Italia, il volume conoscerà altre presentazioni. Il prossimo cinque luglio si avvicina e con esso la finalissima del premio Strega al Ninfeo di Villa Giulia, a Roma. Ebbene, «Il Vuoto intorno» è tra i candidati allo Strega ed è questa la favolosa notizia da dare perchè onora l'intera provincia pontina. A presentarlo sono stati Dacia Maraini e Paolo Ruffilli.
La prima asserendo che «si rimane piacevolmente sorpresi da come un giovane autore poco più che ventenne possa raccontare, con una così incisiva carica narrativa, una storia di profondo dolore umano e di approfondita tiva. Il romanzo mi è sembrato doloroso e commovente. Il tessuto verbale, fitto e intenso, convince, anzi cattura. Sono sicura che terà l’interesse dei lettori, perché narra, con tormento e vigore, una storia che tira in ballo i grandi sentimenti umani: la paternità, l’amore coniugale, la voglia di distruggersi, la voglia di redimersi, l’abbandono di sé, la riconquista di una coscienza, il desiderio di ampliare i confini del pensiero e dell’esistenza». Paolo Ruffilli, invece, ha voluto candidare il volume allo Strega poiché «si tratta di un'opera prima di qualità, sia sul piano narrativo sia dal punto di vista strettamente letterario dentro il genere epistolare, da parte di un autore giovanissimo di grande talento, dal quale è lecito aspettarsi anche per il futuro prove significative». A Claudio Volpe non possiamo augurare che di vincerlo lo Strega. Il ragazzo sembra avere tutti i numeri per ben figurare tra le «fattucchiere» del famoso premio e, non per ultimo, oltre a saper scrivere ha anche altre qualità: Claudio è simpatico, modesto, pieno di buoni sentimenti. Insomma un personaggio gradevole, la qual cosa non è roba da poco. La sua vittoria sarebbe una vittoria dell'intera provincia Pontina. Daniele Lembo

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