I principi dalle ali rosa si riconoscono anche al buio: osservando con attenzione oltre i canneti, nel cuore della notte, si notano facilmente tanti piccoli fantasmi bianchi. Si spostano in continuazione, da un campo all’altro, sempre alla caccia di qualcosa da mangiare. «Emettono un verso stranissimo, sembrano rane: noi oramai li riconosciamo da lontano, anche senza vederli».
Nella grande pianura intorno a Oristano, da qualche settimana si fanno le ronde notturne ma i «ladri» a cui dare la caccia sono gli uccelli più belli che frequentano la Sardegna. I fenicotteri hanno scelto le risaie come una seconda casa: negli stagni passano la gran parte dell’anno e nelle risaie organizzano una sorta di villeggiatura primaverile. «Per coltivare il riso i campi vengono allagati e questi uccelli si trasferiscono nei nostri terreni come se fossero piccoli stagni – raccontano gli agricoltori – Nei campi trovano una grande quantità di quei microorganismi di cui si cibano e anche per questo il loro numero aumenta di anno in anno».
Alle otto di sera inizia il secondo turno di controllo. Simone Manca e il fratello Francesco sono i due «spaventapasseri umani» che fanno il giro delle risaie per tutta la notte: durante l’estate accompagnano i turisti tra le belle spiagge del Sinis e in questo periodo combattono in prima linea la guerra ai fenicotteri. «Oramai conosciamo tutti i loro punti preferiti, andiamo da una parte all’altra della provincia. Sembra di giocare a nascondino. Il segreto è quello di riuscire a intercettare gli uccelli quando sono ancora in volo, spaventarli e impedire che planino in mezzo al riso. Altrimenti, è molto più difficile riuscire a mandarli via».
La battaglia si combatte con bandiere, trombe, fischietti e petardi. «Mai fucili, questo sia chiaro. Nessuno di noi – confessa Simone – si sognerebbe di uccidere uno di questi uccelli. Andare per le campagne a spaventarli, di certo, non ci fa tanto piacere: tutti qui siamo cresciuti con il mito dei fenicotteri rosa. I nostri nonni li chiamavano “Gent’arrubia” e noi già da piccoli sognavamo di vederli da vicino. Ma adesso la situazione si è fatta molto difficile, ci sono tante aziende che si ritrovano con le colture compromesse. Far fuggire i fenicotteri è necessario per difendere il raccolto, ma questo non è un lavoro immorale o contro la natura».
Le battute nelle campagne, in questi giorni, si svolgono quasi senza sosta. Su due turni: il primo inizia all’alba e prosegue fino al tramonto, perché i campi di riso per i fenicotteri non sono più solo un rifugio notturno. Gianni Meli gestisce insieme ai due fratelli la più grande azienda risicola della Sardegna: vive in campagna e dorme con la finestra aperta. Non solo per il caldo. «In questo modo riesco a sentire l’arrivo dei fenicotteri, stanotte mi hanno svegliato alle tre del mattino. Sono uscito di corsa e sono riuscito a farli allontanare». I campi dei fratelli Meli si estendono su zone diverse della provincia: 400 ettari di campagna in cui lavorano 30 persone e dove ogni anno si producono circa 33 mila quintali di riso. «Lo scorso anno abbiamo subito un danno di circa 70 mila euro, il dieci per cento dell’area seminata è stata devastata dai fenicotteri. Zampettando da una parta all’altra schiacciano i germogli e la piantina non cresce più. Fare le ronde è l’unico metodo per salvare i nostri campi, ma non vogliamo essere considerati nemici dei fenicotteri. Il volo maestoso ci fa sognare, ma quando invadono i nostri campi il loro arrivo si trasforma in un incubo».
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