Il Sole24Ore - Pagina: 17
23 luglio 2016
Servitù nucleari, indennizzi pieni
Alessandro Galimberti
milano
Novantasette milioni per le servitù nucleari, in aggiunta a interessi e spese legali. Il Tribunale civile di Roma ha chiuso ieri, all’esito di un processo durato cinque anni, la controversia tra gli otto comuni gravati dalle centrali - fermate dal referendum di 30 anni fa, ma non ancora smantellate - e la presidenza del Consiglio, il Mef e il Cipe.
Per gli otto centri - dai più noti Piacenza e Caorso, passando per Sessa Aurunca, Trino Vercellese, Saluggia, Ispra, Torondella, Minturno - si tratta di una vittoria su tutta la linea, dall’affermazione della giurisdizione civile (al posto del Tar) al riconoscimento del pieno “indennizzo” per il disagio di ospitare centrali a rischio. Diritto che per la verità, pur in un percorso legislativo tortuoso - dalla legge istitutiva 368 del 2003, alla legge di stabilità per il 2005 (fonte degli equivoci di causa), fino al Dl 208 del 2008 - non era mai stato in discussione, considerate le finalità di «riduzione del carico ambientale» provocato da quegli ingombranti scheletri di modernismo passato. Tuttavia proprio la Finanziaria per il 2005 era intervenuta su una questione di contabilità interna all’amministrazione dello Stato, fornendo l’alibi - con un’interpretazione censurata ieri dai giudici - per un drastico taglio dell’indennizzo, crollato al 30% del dovuto. La Seconda sezione civile del Tribunale capitolino ha sanato la reclamata anomalia, restituendo alle comunità la parte indebitamente trattenuta dal ministero: si va dai 26,3 milioni per Caorso agli 11,8 per Sessa Aurunca, ai 9,5 per Rotondella e via a scendere fino agli 1,4 per Minturno. Somme che andranno poi rivalutate degli interessi legali oltre all’aggiunta di 26,6 mila euro di spese per il procedimento.
La sentenza è stata accolta con sollievo dai comuni che all’epoca avevano fatto affidamento su indennizzi poi drasticamente ridotti a bilancio: «Abbiamo vinto una grande battaglia - ha detto il delegato Anci, Filippo Bernocchi, promotore all’origine della causa - che sottolinea ulteriormente lo spirito di servizio di Anci».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Alessandro Galimberti
23 luglio 2016
Servitù nucleari, indennizzi pieni
Alessandro Galimberti
milano
Novantasette milioni per le servitù nucleari, in aggiunta a interessi e spese legali. Il Tribunale civile di Roma ha chiuso ieri, all’esito di un processo durato cinque anni, la controversia tra gli otto comuni gravati dalle centrali - fermate dal referendum di 30 anni fa, ma non ancora smantellate - e la presidenza del Consiglio, il Mef e il Cipe.
Per gli otto centri - dai più noti Piacenza e Caorso, passando per Sessa Aurunca, Trino Vercellese, Saluggia, Ispra, Torondella, Minturno - si tratta di una vittoria su tutta la linea, dall’affermazione della giurisdizione civile (al posto del Tar) al riconoscimento del pieno “indennizzo” per il disagio di ospitare centrali a rischio. Diritto che per la verità, pur in un percorso legislativo tortuoso - dalla legge istitutiva 368 del 2003, alla legge di stabilità per il 2005 (fonte degli equivoci di causa), fino al Dl 208 del 2008 - non era mai stato in discussione, considerate le finalità di «riduzione del carico ambientale» provocato da quegli ingombranti scheletri di modernismo passato. Tuttavia proprio la Finanziaria per il 2005 era intervenuta su una questione di contabilità interna all’amministrazione dello Stato, fornendo l’alibi - con un’interpretazione censurata ieri dai giudici - per un drastico taglio dell’indennizzo, crollato al 30% del dovuto. La Seconda sezione civile del Tribunale capitolino ha sanato la reclamata anomalia, restituendo alle comunità la parte indebitamente trattenuta dal ministero: si va dai 26,3 milioni per Caorso agli 11,8 per Sessa Aurunca, ai 9,5 per Rotondella e via a scendere fino agli 1,4 per Minturno. Somme che andranno poi rivalutate degli interessi legali oltre all’aggiunta di 26,6 mila euro di spese per il procedimento.
La sentenza è stata accolta con sollievo dai comuni che all’epoca avevano fatto affidamento su indennizzi poi drasticamente ridotti a bilancio: «Abbiamo vinto una grande battaglia - ha detto il delegato Anci, Filippo Bernocchi, promotore all’origine della causa - che sottolinea ulteriormente lo spirito di servizio di Anci».
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